Venuti al mondo. Procreazione medicalmente assistita

“The Handsmaid’s Tale” è il titolo di una serie basata sul romanzo “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood e distribuita da Netflix, che racconta di un futuro non lontano in cui, a causa dell’inquinamento e di fattori ambientali, crolla negli Stati Uniti il tasso di fertilità.

Il panorama attuale non è tanto diverso dal racconto della Atwood: se nel 1973 gli uomini potevano contare su 99 milioni di spermatozoi per millilitro, nel 2011 secondo una ricerca pubblicata sulla rivista “Human reproduction update”, sono scesi a 47,1 milioni. Il numero si è ridotto del 59,3% in meno di 40 anni. Non è diminuita solo la quantità degli spermatozoi: uno studio pubblicato dal Giornale Europeo di Urologia correla le radiazioni dello smartphone alla diminuzione della motilità degli spermatozoi. Tenere lo smartphone in tasca diventa quindi un fattore di rischio, così come l’inquinamento, il fumo di sigaretta e altri fattori ambientali, come la plastica e i pesticidi che respiriamo nell’aria.

Parlare di infertilità oggi significa affrontare un tema complesso, carico di emotività ed estremamente comune. Infatti, oggi una coppia su cinque ha difficoltà a procreare per vie naturali. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità le cause dell’infertilità sono mediamente attribuibili per il 40% all’uomo, per il 40% alla donna e per il 20% alla coppia. Come si può porre rimedio?

Con la sigla PMA si intende Procreazione Medicalmente Assistita, ossia un’area di medicina altamente specializzata che ha come obiettivo aiutare le coppie con difficoltà ad avere figli in modo naturale e a esaudire questo desiderio con un’assistenza medica specializzata.

Secondo le linee guida dell’American Society for Reproductive Medicine, gli accertamenti per determinare la presenza di uno o più ostacoli al concepimento dovrebbero essere svolti dopo almeno 12 mesi di rapporti liberi e non protetti.

In base alle cause di infertilità della coppia possono essere utilizzate differenti tecniche che, per legge, devono essere applicate con gradualità, cioè cominciando sempre dalle meno invasive, quindi partendo dal primo livello fino al secondo ed eventualmente al terzo.

L’inseminazione intrauterina è una metodica di primo livello nella quale gli spermatozoi del partner vengono inseriti direttamente in cavità uterina, al fine di favorire l’incontro con i gameti femminili (ovociti). 

Per secondo e terzo livello si intende la fecondazione in vitro. È la tecnica in cui le cellule della donna (ovociti) vengono aspirate fuori dall’involucro che le contiene (follicolo) e vengono fatte fecondare in vitro cioè “fuori dal corpo” con gli spermatozoi dell’uomo, ossia in laboratorio.

Oggi, con il trionfo dell’amore romantico, l’amore è una scelta e con esso anche la procreazione. Lasciando da parte i cosiddetti “incidenti di percorso”, grazie alla diffusione della contraccezione per la maggior parte delle coppie stabili è possibile pianificare se e quando avere un figlio. Avere un figlio è tuttora considerata la massima e ideale evoluzione del percorso di una coppia. Parlo di “ideale” perché la realtà che ci circonda è (fortunatamente) ben più complessa dello stereotipo che la riguarda (per un approfondimento si rimanda all’articolo “Stereotipi e pregiudizi – Una rosa se non si chiamasse rosa”). 

Per necessità di sintesi, evito volontariamente di trattare in questa sede la “liquidità” delle relazioni d’amore al giorno d’oggi, utilizzando un’espressione di Bauman, che certamente va ad inficiare la progettualità e quindi la possibilità anche soltanto di pensare un figlio. 

Esistono anche coppie che non vogliono avere figli, ma di queste se ne parla poco o nulla, come se nell’immaginario comune rappresentassero un “errore di sistema”. La questione è molto interessante, perché ci rimanda all’ideale della famiglia tradizionale dove mamma papà e figlio/i sono la norma. Anche qui evito per amore di sintesi di prendere in considerazione gli effetti della crisi economica sulla progettualità della famiglia e sulla possibilità di avere uno o più figli, che chiaramente non si risolve con il dono di un terreno da coltivare confiscato alla mafia come proposto dal governo attualmente in carica.

Esistono poi le coppie che appartengono alle comunità LGBT (per un approfondimento, si rimanda all’articolo “Glossario LGBT – La lingua del rispetto) di cui si parla poco o niente poiché le istituzioni stentano a riconoscere la loro realtà, che trovandosi a fare i conti con il proprio desiderio, devono trovare soluzioni “fai da te” o rivolgersi ad altri paesi più all’avanguardia.

esistono 

Esistono infine coppie che provano ad avere figli, ma per tutta una serie di fattori, non arrivano immediatamente al risultato. 

A tal proposito è importante citare (per necessità di sintesi ancora una volta l’argomento non verrà complessificato) l’innalzamento dell’età della presunta stabilità lavorativa che, in una coppia che punta alla progettualità, è fattore imprescindibile per poter iniziare a immaginare l’esistenza (anche dal punto di vista pratico) di un nuovo essere umano.

Tornando alle coppie che incontrano difficoltà con la fertilità, i sentimenti che le interessano sono complessi e faticosi da condividere a livello sociale. Se da una parte l’aspettativa interna proietta l’individuo in una relazione di coppia soddisfacente che sfoci poi nella scelta di intrecciare il proprio patrimonio genetico con quello del proprio partner generando una nuova forma di vita, dall’altra parte le aspettative (o meglio pressioni) esterne su una coppia di lungo corso sono quelle della svolta dalla relazione di coppia alla relazione genitoriale. Immaginiamoci gli effetti di queste pressioni su una coppia che deve fare i conti con la consapevolezza che la ricercata procreazione stenti ad arrivare.

“Quand’è che ci fate un figlio/

 Tutti la stessa domanda/

 Io trattenevo la rabbia

 Perchè avrei voluto spaccargli la faccia”

Questi i versi del recentissimo pezzo “Tutto tua madre” di J Ax che parla della sua personale esperienza di PMA. In due parole sintetizza la rabbia, la frustrazione e la solitudine che la coppia che non riesce a concepire un figlio affronta. 

Si parlava prima di ostacoli maschili, ostacoli femminili e ostacoli di coppia al concepimento. Sopra si è trattato delle cause mediche e ambientali di questo, ma nel complesso dei fattori eziologici dell’infertilità non possiamo non considerare quelli psicologici.

A volte un’impossibilità di concepire può rimandare a un vissuto di rifiuto nei confronti del partner, un rifiuto nei confronti della maternità stessa,  un rifiuto nei confronti del momento che può non essere considerato ideale, una fatica nel sopportare le aspettative e le pressioni esterne, una paura di perdere il lavoro o di non ottenere un rinnovo del contratto durante la maternità, una paura per il cambiamento del proprio corpo, una paura legata all’irreversibilità della scelta… Tutti questi fattori inconsci possono andare ad interferire con il naturale funzionamento della fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo, alterandone lo stato.

Il suggerimento, in questo senso, è cercare di autoanalizzarsi per comprendere se ci sono dei fattori psicologici che possano in un qualche modo non rendere univoca la scelta di avere figli. Nel caso di una risposta negativa, la medicina ha fatto passi da gigante nel campo e mette a disposizione della coppia di partner che vogliono diventare genitori un ventaglio ampio di possibilità per tentare di ovviare a questa difficoltà.

I percorsi sono lunghi, faticosi, in alcuni casi onerosi e mettono a dura prova i due partner, sia dal punto di vista psichico che dal punto di vista fisico.

“Ad avere coraggio ci pensava mamma/
tra medicine e le punture in pancia”, 
canta J Ax.

Ma in caso di successo, il vissuto della coppia è quello di un vero e proprio “miracolo”:

“Ma quelli che mi amano/
 Con il biglietto per il mio spettacolo/ 
 Chissà se si immaginano/

 Che hanno pagato le cure e i dottori che hanno realizzato un miracolo”

In qualità di professionista di salute mentale, mi sento di dover sottolineare che l’infertilità è una problematica estremamente diffusa, per la quale si possono adoperare alcune accortezze dal punto di vista comportamentale e psicologico (es: evitare lo smartphone nelle tasche, portare la mascherina in ambienti fortemente inquinati, cercare di esplorare le proprie motivazioni alla genitorialità) ma che non possono essere in alcun modo collegabili ad un vissuto di responsabilità, colpa, tantomeno di vergogna.
L’infertilità è un piccolo grande ostacolo nella vita di una coppia che sceglie di avere figli, che come tutti gli ostacoli può essere affrontato con la giusta motivazione e la corretta informazione.

Dott.ssa Giulia Radi

Riceve su appuntamento a Perugia
(+39) 349 5887485

giulia.radi@hotmail.it

Per approfondire

Human reproduction update (rivista scientifica, ed. 2018)

American Society for Reproductive Medicine: www.asrm.com

Istituto superiore di sanità: www.iss.it

Atwood M. “Il racconto dell’ancella” (2018)

Mazzantini M. “Venuto al mondo” (2008)

J Ax “Tutto tua madre” (musica)

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