L’autenticità. L’arte di essere liberamente sè

“Ogni uomo porta in sé una dose di oppio 

naturale, che instancabilmente secerne e rinnova” 

(cit. C. Baudelaire)

La vita sociale: uno spazio suddiviso in palcoscenico e retroscena. Questi spazi vengono condivisi da ogni attore che agisce portando una maschera accuratamente scelta allo scopo di dare un’immagine di sé ben precisa e l’interlocutore/spettatore, nonché portatore del suo copione, reagisce a seconda delle aspettative dell’altro. 

Una dinamica di potere sulle reazioni altrui ma si finisce con il controllare se stessi. 

La messa in scena è socializzata, adeguata al mondo, alle aspettative sociali, agli stereotipi e segue un automatismo più o meno consapevole che tiene l’individuo in bilico tra realtà e artificio al quale viene strappata la capacità di distinguere l’una dall’altro. 

La posta in gioco è una conferma etero-centrata di essere nel mondo ricoprendo un ruolo sociale prestigioso ma idealizzato perché spesso lontano da un reale e autentico rapporto con se stessi ma, apparentemente, l’unico modo possibile per restare in vita. 

Ci si può sentire realmente vivi rimanendo imprigionati nel ruolo che ci siamo imposti di rivestire, restando aggrappati a ciò che pensiamo sia caro a noi ma che in realtà ci permette solo di sopravvivere e ci difende da quelle emozioni sconvenienti che premono per essere provate e vissute? 

La ricerca dell’autenticità richiede un cambiamento e una rinuncia di ciò che ci rende sicuri. Una scelta difficile, dunque, ma una scelta di libertà grazie alla quale l’individuo si concede finalmente il lusso di scoprire se stesso e il vero Sé: dinamico, mai lo stesso e in continua trasformazione. 

L’autenticità affonda le sue radici nella psiche, quell’anima spirituale che ci permette di ascoltarci, di sintonizzarci con nostro Sé per seguire i nostri reali interessi e desideri e magari costruire qualcosa che non pensavamo di riuscire a produrre percorrendo l’unica via per poter realizzare ciò: superare noi stessi, i nostri limiti, guardare aldilà nei nostri occhi ed assumere una prospettiva tutta nuova che ci permette di porre lo sguardo alle infinite possibilità che la vita può riservarci. 

Il più delle volte tutto questo è lontano dalla nostra percezione perché rimaniamo ancorati ad un passato che ci dà sicurezza ma ci imprigiona fungendo da impedimento alla nostra evoluzione e all’opportunità che abbiamo di sviluppare le potenzialità di scoprire realmente chi siamo. 

Autentico dal greco atòs significa “essere se stesso”. Occorre essere fedeli a se stessi dunque, ma anche provare a superarsi mantenendo la nostra persona lontana da se stessa ed seguire la nostra natura in costante evoluzione in contrasto con il principio di conservazione che impedisce il cambiamento in quanto possibilmente doloroso e destabilizzante. 

La scommessa che scegliamo di fare con noi stessi è accettarsi nella nostra contraddizione insita nella natura dell’essere umano perché conoscersi significa entrare in contatto con la nostra eterogeneità. Non siamo mai sempre gli stessi se scegliamo la libertà di essere meravigliosamente unici. 

Essere veri significa costruire relazioni soddisfacenti con gli altri e rispettare la nostra natura di essere umani. Ciò che ci differenzia dagli altri esseri viventi è la possibilità di optare per l’indipendenza dalle esigenze biologiche e sfruttare il potere della mente che ci consegna il potere della consapevolezza di noi stessi, dei nostri sentimenti e del nostro dolore che ha bisogno di essere non tanto elaborato quanto vissuto quando le 

vicende della nostra vita mettono a rischio la nostra incolumità e minacciano il nostro benessere. 

Nei periodi difficili della nostra vita l’universo identitario è in pericolo. Così possiamo fare una scelta che implichi prendersi la responsabilità di noi stessi: accettare uno stato d’animo sconveniente, viverlo, per una riappropriazione del Sé e guadagnare la facoltà di utilizzare la mente come soluzione. Facendo ciò, evitiamo di agire inconsapevolmente per tutti quei vissuti non elaborati che ci portiamo dietro per paura di affrontarli, dunque di cambiare e scoprire parti di noi nuove ma ignote nonché spaventose perché ci allontano da ciò che è conosciuto e prevedibile. 

Bisogna buttare giù per ricostruire le fondamenta della nostra identità e creare un vero Sé che esiste quando le nostre modalità comportamentali coincidono con ciò che sentiamo. 

Heidegger parla di “appropriazione” quando introduce il tema dell’autenticità sottolineando che le esperienze sono le nostre e che appartengono ad un progetto di vita creato da noi indipendentemente dalle aspettative che gli altri hanno di noi. 

Non a caso, quando giunge per noi il momento di cambiare a seguito di una presa di coscienza che ciò su cui abbiamo investito non ci appartiene più, modifichiamo anche i nostri atteggiamenti e gli altri lo percepiscono, ce lo fanno notare e si spaventano perché anche loro sono timorosi della “novità”. Ciò implicherebbe un loro cambiamento in reazione all’uscita da quel personaggio che siamo soliti rappresentare nelle relazioni. 

Alice Miller, psicologa e psicoanalista svizzera espone un interessante elaborato su come i bambini fin dalla nascita subiscano le proiezioni genitoriali che influenzeranno tutta la loro vita e il loro modo di entrare in contatto con i propri vissuti. Molti bambini diventano esattamente come i genitori desiderano che siano e crescendo continueranno a dipendere dal riconoscimento altrui. Gli individui, sono i diretti bersagli di proiezioni dell’altro in interazioni bidirezionali. 

I figli sono influenzati dai genitori il cui pensiero è in una dinamica di dipendenza con la cultura di appartenenza e se sono completamente immersi in essa, tanto da non riuscire a vedere altro, non potranno mai prendere consapevolezza di quanto ne possano essere condizionati. 

Nella lotta contro il disagio psichico ci creiamo un mondo di illusioni che ci mette a riparo da una sofferente verità. La difesa più comune che si innalza è la negazione dei sentimenti che ci porta alla creazione di un falso Sé. 

Non abbiamo il potere di modificare il passato né tanto meno la possibilità di eliminare la sofferenza ma ciò che possiamo fare è cambiare noi stessi, conoscere la nostra storia, capire i nostri sentimenti e viverli attraverso il nostro corpo e pensarli con la nostra mente. 

Autenticità significa essere liberi e padroni di se stessi, vincere la paura di non essere ciò che gli altri si aspettano da noi e correre il rischio di scomparire agli occhi di chi ci pretende diversi.

Dott.ssa Ilaria Pellegrini

Per Approfondire:

“La vita quotidiana come rappresentazione” Erving Goffman 

“Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero Sé” Alice Miller 

“La vita autentica” Vito Mancuso

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