Formazione dell’Identità. Un processo senza Fine

        “  Nasciamo stranieri al mondo, in un mondo che ci è estraneo.”

                                              (Rossella Pozzi)

È così che comincia la nostra avventura, che procede lungo un percorso di appropriazione e investimento del proprio essere e del proprio divenire nel mondo. L’identità umana, concetto apparentemente semplice, ma non unitario in psicologia, secondo l’ottica psicoanalitica è riconducibile ad un lavoro senza fine di formazione, costruzione e ricostruzione del proprio Sé. Durante il corso della nostra vita veniamo sottoposti a turbolenze emotive in seguito all’incontro con l’altro e il Sé si trasforma in continuazione attraverso una sintesi personale e non ripetibile di fattori psicofisici, sociali e storici. Ma quali sono le tappe cruciali della vita attraverso le quali il Sé prende forma?

Le esperienze originarie che l’individuo fa nei primi mesi di vita avvengono attraverso meccanismi imitativi. La percezione è fisicamente imitativa: si percepisce grazie alla modificazione avvenuta nel corpo, in relazione ad uno stimolo. Lo stimolo non è percepito nella sua realtà oggettiva, ma come una modificazione del proprio corpo; si può dire quindi che agli albori della vita gli oggetti sono un esperienza sensoriale.

Ritratto di Ambrose Vollard, Picasso – 1909 – 1910 Museo Puškin, Mosca. Image courtesy of Museo Puškin, Mosca.

Per esempio, il seno materno non viene avvertito come parte della madre, ma rappresenta un’area di sensazioni calmanti (calore, morbidezza, contenimento). Ogni ripetizione di questa esperienza sia essa reale o anche semplicemente riattivata nella memoria, diventa in questo modo la creazione di un’esperienza di sé. Questa organizzazione mentale di base è necessaria agli inizi della vita per permettere al bambino di acquisire gradualmente, in maniera non traumatica, l’esperienza della differenza: tra dentro e fuori, tra me e non me, tra presenza e rappresentazione. I meccanismi imitativi sono alla base dell’essere, un essere che agli inizi della vita è indistinguibile dall’esperienza sensoriale e dall’oggetto che la determina.

I processi imitativi precedono, e nello stesso tempo accompagnano, i successivi e via via più evoluti processi d’incorporazione, d’introiezione e d’identificazione, unanimemente considerati, insieme all’interiorizzazione che li presuppone tutti, i meccanismi che permettono l’acquisizione dell’identità personale. L’interiorizzazione è quel mezzo mediante il quale alcuni aspetti delle relazioni con altri individui vengono preservati e fatti propri, rendendoli quindi, parti del Sé; questo permette di costruire gradualmente un immagine di sé attraverso la percezione, il ricordo o la rappresentazione mentale dell’interazione con l’altro. Incorporazione, introiezione e identificazione sono tappe di questo processo e possono intervenire solo quando l’altro è almeno in parte riconosciuto come differente e distaccato da sé. Prima tra tutte l’identificazione, che rispetto alle altre due comporta una più evoluta forma di differenziazione oggetto-soggetto. Proviene dalla funzione di rispecchiamento-significazione della madre, che permette al bambino di riconoscere se stesso, perché agevolato dallo sguardo e dalla parola della madre; madre che ne organizza la soggettivazione rispondendo adeguatamente ai suoi pianti e ai suoi sorrisi (per un approfondimento si rimanda agli articoli “Il falso Sé-sul sentimento di autenticità” della rivista nel mese di Marzo 2015 e “Identità-come si risponde alla domanda chi sei?” della rivista nel mese di Gennaio 2015). La risposta materna può favorire l’appropriazione dell’immagine di sé, o in caso contrario, non riesce a dare senso e valore alle esperienze sensoriali del bambino e quindi non gli consente una costruzione abbastanza solida di un primo senso di sé. In quest’ultimo caso si creano dei vuoti nella costruzione del Sé, rimanendo sempre dipendenti dalla presenza fisica dell’oggetto, venendo meno la distinzione tra sé e l’altro.

Identificare sottintende, quindi, conoscere l’identità di qualcosa o di qualcuno e contemporaneamente “costruire” la propria persona. Si può dire che la formazione del soggetto dipende dalla storia delle sue identificazioni e che si può formare un’identità solo se le identificazioni contribuiscono a farlo. Questa funzione è di vitale importanza nella storia evolutiva e culturale della nostra specie poiché ha rivestito un ruolo fondamentale nella coesione del gruppo sociale e nella civilizzazione. L’identificazione, collegata così ai processi di apprendimento, sembra configurare una necessità tanto radicata da apparire ormai innata nella nostra psiche. Permette una relazione tra identità e differenza: una differenza che spinge ad una modificazione dell’Io, differenza che, paradossalmente, promuove un’identità. La nascita dell’identità necessita dunque della consapevolezza di essere differenti dal mondo in cui viviamo, dall’altro, ma non termina con tale presa di coscienza. Non termina mai.

Dott. Andrea Rossetti

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andrearossetti217@gmail.com

Per approfondire:

  • Cotrufo P., Pozzi R. “Identità e processi di identificazione”. Milano: Franco Angeli ed., 2014

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