Le libere associazioni. Immagini e pensieri senza controllo
Ogni individuo è inseparabile, occupa materialmente un certo spazio, è riconoscibile per certe caratteristiche esclusivamente sue, ossia è uno e unico! Sappiamo e ci percepiamo come un tutt’uno, ma riflettendoci un attimo, è così semplice pensare ad un’immagine unitaria di noi stessi? Ad esempio, siamo in grado di distinguere il nostro corpo dalla nostra mente, ma per quanto riguarda quest’ultima, non siamo in grado di farci un idea coerente. Persino di noi stessi come protagonisti della nostra storia, non riusciamo a darci una costruzione sufficientemente unitaria, perché mancano dei pezzi: l’amnesia infantile, ad esempio, ma anche tutte le amnesie seguenti. Utilizziamo i nostri strumenti psichici, ma non sappiamo sempre darci la spiegazione di come funzionino. Tutto ciò per dire che ognuno di noi necessita di concepirsi come un tutt’uno perché altrimenti si troverebbe in una situazione di grave smarrimento.
Guernica, Picasso, 1937 – Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid. Image courtesy of Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid
Solo con la psicoanalisi si iniziò a concepire l’individuo come un tutt’uno, evidenziandone contemporaneamente le fratture, le censure, le barriere e i diversi modi di elaborare il pensiero. Tutto ciò fu possibile anche per mezzo dei dati forniti dal metodo delle libere associazioni.
Siamo alla fine dell’800 quando Freud comincia a utilizzare la tecnica dell’ipnosi, per far emergere i ricordi rimossi: egli sostiene che se si riesce a ricollegare tra loro l’emozione che affiora, relativa ad un determinato ricordo, con il suo rappresentante ideativo, si può raggiungere un effetto catartico, liberatorio per il paziente, sino a far scomparire il sintomo, a patto però di superare le resistenze del paziente. Ma il metodo catartico risultava non sempre efficace a questo scopo. Freud, infatti, puntava a rendere accessibili i contenuti dell’inconscio alla coscienza, superando le resistenze che impediscono l’accesso a quest’ultima, da parte di contenuti sgradevoli o moralmente condannabili. L’Autore si rende conto che queste resistenze possono essere evidenziate, sperimentate, e infine superate, soltanto mediante le libere associazioni. Questo metodo, di investigazione dell’attività psichica umana, consiste nel sospendere il giudizio su quel che viene in mente, nell’osservare accuratamente tutto quello che passa per la testa e nel riferirlo senza censurarlo, saltando liberamente di “palo in frasca”, evitando la ricerca di coerenza logica del discorso.
Ovviamente tutto ciò è possibile solo in presenza di un altro individuo; questo metodo si basa sulla collaborazione tra due persone, finalizzata a consentire a una di esse di poter associare liberamente, e all’altra di eliminare gli ostacoli che si frappongono al libero fluire delle associazioni. Originariamente la tecnica delle libere associazioni si basava sul rapporto tra paziente e analista e di conseguenza sul transfert, il tipo di proiezione con la quale il paziente vive l’analista come una figura significativa del proprio passato. Per mezzo di questa proiezione il paziente porta nel trattamento un patrimonio di informazioni sulle sue relazioni infantili. Freud si rese conto che sia la resistenza che il transfert contenevano preziosissime informazioni sull’inconscio del paziente, che nella situazione ipnotica andavano perdute, ma che grazie alla tecnica delle associazioni libere era possibile analizzare.
Questa tecnica viene ancora oggi applicata nella psicoterapia psicodinamica e in psicoanalisi per comprendere le emozioni e i vissuti dei pazienti. Sulla scia dell’insegnamento di Freud gli stimoli esterni devono essere ridotti al minimo per poter permettere al pensiero di fluire liberamente senza obiettivi precisi. Idee, sentimenti e fantasie generalmente repressi possono così trovare accesso alla coscienza.
Questa operazione non è certo semplice dato che tendiamo sempre a mascherare o comunque filtrare i nostri pensieri nelle relazione con altri. Per questo tale tecnica viene utilizzata anche per l’interpretazione dei sogni, in cui può essere chiesto al paziente di associare liberamente rispetto ad un personaggio del sogno o ad una parte di esso.
Un altro ambito nel quale le libere associazioni hanno una forte connotazione è il gruppo. Nel gruppo è presente l’inconscio di più individui, per cui attraverso discussioni non direzionate, si vengono a formare catene associative i cui contenuti rivelano l’esistenza di un pensiero comune e di fantasie condivise, ovvero il gruppo come un tutto. Ricordiamoci sempre che l’associazione libera non è solo una tecnica utilizzata in ambito terapeutico, ma è un tipo di comunicazione tra inconscio e coscienza, che tutti noi sperimentiamo frequentemente. Basti pensare a quante volte ci capita, mentre ascoltiamo qualcuno, che il suono o il significato di una parola faccia irrompere nella nostra coscienza un’immagine o un pensiero, al quale anche volendo non siamo in grado di dare una spiegazione logica del perché ci sia “saltato in mente”. Potremmo immaginare il fluire di pensieri come individui che attraversano un ponte di legno sospeso nel vuoto tra una montagna e l’altra, che rappresenterebbero rispettivamente l’inconscio e la coscienza. Alcuni lo attraversano e vengono ascoltati, altri non possono e restano lì dove sono, e altri, infine, lo fanno, ma usando un’altra via. Tra questi ultimi vi sono le libere associazioni.
Dott. Andrea Rossetti
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Per approfondire:
Semi A.A., (2011) Il metodo delle libere associazioni. Milano: Raffaello Cortina Editore