La cefalea psicosomatica. La logica che uccide
Narra Esiodo: “ (…)dopo aver detronizzato Cronos, Zeus si unì a Metis, la Prudenza, figlia di Oceano e della titanide Thetys. La storia della tormentata successione regale sembrava dovesse ripetersi anche con Zeus, Urano e Gea fecero sapere a Zeus che dopo avergli dato una figlia, Metis avrebbe messo al mondo un figlio più forte del padre destinato a spodestarlo. Zeus allora, memore delle esperienze passate ingoiò Metis, che divenne un tuttuno con corpo di Zeus, prendendo posto nel capo; al momento del parto Zeus avvertì un forte mal di testa e chiese ad Hefèsto, il fabbro divino di spaccargli la fronte. Dalla grande ferita venne fuori una dea, armata di tutto punto, con l’elmo, la corazza, lo scudo e la lancia; era nata Pallade Atena che subito urlò un grido di vittoria e si mise a ballare una danza guerriera.(…)”
Per chi soffre di cefalea, escludendo ovviamente le patologie organiche e neurologiche, c’è un conflitto intrapsichico, una guerra all’interno della propria testa. Esattamente come Zeus in bilico tra una sua vecchia identità, frutto di una famiglia invischiante e castrante, ed una nuova, generatrice del futuro, il cefalalgico ripropone attraverso il sintomo del mal di testa un dilemma che lo assilla: dare ascolto a se stesso e le proprie sensazioni, e quindi effettuare un cambiamento verso ciò che lui desidera e ritiene emotivamente più adatto a sé, o dare ascolto ad una logica razionale, dove attraverso l’analisi dei pro e dei contro, emerge un’inconvenienza pratica nel cambiamento.
La cefalea e l’emicrania psicosomatica sono caratteristiche delle persone definite “cerebrali”, che utilizzano meccanismi di difesa come l’intellettualizzazione e la razionalizzazione, ossia una propensione a teorizzare le proprie esperienze emotive nel difficile tentativo di controllarle, mediante l’utilizzo del ragionamento adottato per bloccare un confronto con il conflitto inconscio e lo stress emozionale ad esso collegato. Generalmente il cefalalgico non è alessitimico ( per approfondimenti si rimanda all’articolo l’alessitima – quando il corpo mette in scena le emozioni ), bensì l’opposto: Essendo una persona tendenzialmente emotiva e sentimentale, durante l’adolescenza, il dolore provato per questa apertura nel vivere secondo le proprie emozioni, lo porta a creare una serie di strutture mentali razionali che lo possano tutelare dalle eccessive ferite psichiche.
Il mal di testa diviene dunque il tentativo dell’inconscio e delle emozioni di emergere alla coscienza. Quest’ultima, dominata da un assetto razionale e logico, reprime tali spinte pulsionali e, quando fallisce nel teorizzare e intellettualizzare le emozioni, emerge l’emicrania o la cefalea come ultimo strumento per bloccare il pensiero creativo e le emozioni, come una sirena assordante che copre le urla del malato. La cefalea, oltre il dolore, porta con sé anche la speranza di un cambiamento e la possibilità di crescita: il male alla testa rappresenta un livello di coscienza e un modo di pensare ormai obsoleti rispetto ad un nuovo modo di essere che cerca di essere preso in considerazione.
Per quanto riguarda i bambini, la cefalea sarebbe l’espressione di un equilibro all’interno di un sistema di relazioni familiari, dove il malato diviene il portavoce della rete di appartenenza, di cui egli rappresenta il punto nodale più debole, il simbolo del malessere del gruppo e del sistema d’appartenenza.
Volendo, invece, effettuare una distinzione rispetto al tipo di mal di testa nell’adulto, possiamo individuare:
La cefalea muscolo-tensiva, dove i contenuti della testa-contenitore, ossia i pensieri, sono troppo numerosi e pesanti e fanno carico sul collo e sulle spalle, aumentando di peso per ogni responsabilità e decisione. Ne soffre, in genere, la classica persona con la testa sulle spalle, “iper-responsabile”;
L’emicrania, ossia un’eccessiva costrizione delle arterie che portano il sangue al cervello, col susseguirsi di un improvviso dilatarsi delle stesse, simboleggia un tentativo della coscienza di reprimere le pulsioni e le emozioni a livello inconscio, nel tentativo di difendersi da un contenuto troppo angoscioso per poi ricevere il prorompere di questi contenuti verso l’alto in maniera aggressiva. Ne soffre in genere chi cerca di reprimere una parte di sé non ancora accettata e sconosciuta;
Cefalea a grappolo dove il dolore persistente e la lacrimazione indicando una sofferenza per l’impossibilità di un cambiamento dovute a circostanze esterne o resistenze interiori;
Cefalea da week-end, tipica per chi utilizza la mente tutta la settimana e non riesce ad effettuare un cambiamento del ritmo nel tempo libero. Ne soffre, in genere, chi utilizza la logica per ogni attività ormai da anni, una mente che prosciuga ogni energia non dando spazio alle emozioni ed al corpo.
Per un cefalalgico, comprendere che la causa del proprio mal di testa ha origine dalle proprie emozioni è già il primo passo verso la risoluzione della patologia stessa, infatti, proprio la mitologia ci dona la soluzione al problema: Il dio Zeus, colpito da atroci cefalee, guarisce solo quando la dea Atena fuoriesce dalla sua testa, simbolo che l’utilizzo di un approccio esclusivamente razionale alla realtà entra in crisi se non si permette al femminile, ossia alle proprie emozioni, di venire alla luce, permettendo la fusione delle emozioni con la logica e creando la Saggezza, Atena.
Dott. Dario Maggipinto
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Per approfondire:
R. Morelli, P. Fornari, V. Caprioglio, D. Marafante, P. Parietti; Dizionario di Psicosomatica; Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, 2007, Milano
F. Agresta, 2010, Il linguaggio del corpo in psicoterapia. Glossario di psicosomatica, Alpes, 2010, Roma
Foulkes, S. (1973). The group as matrix of the individual’s mental life. In E. Foulkes & S.H. Foulkes (Eds.). (1990). Selected Papers (pp. 223-233). London: Karnac.