La maternità. Un viaggio alla scoperta del Sè
Ad un tratto la sua vita cambiò… era un mattina come tante altre, eppure c’era in lei la piccola consapevolezza che qualcosa stava cambiando… e fu così che, senza nemmeno accorgersene, Margherita passò dall’essere una giovane donna all’essere una giovane mamma. L’emozione fu grande, praticamente indescrivibile, ma assolutamente condivisibile con chi le era più caro.
E’ bastato vedere i risultati delle analisi per realizzare in un breve, brevissimo tempo, che in lei stava prendendo forma una nuova vita, vita concepita con l’amore più grande che una donna e un uomo possano donare.
L’esperienza della gravidanza è uno dei momenti più belli della vita, ricco di emozioni, fantasie, cambiamenti, ma anche di ansie, preoccupazioni, paure, è un bellissimo banco di prova per la donna che vede tuttavia, dall’altra parte, sfumare in un attimo ogni suo progetto di vita; cambiano le priorità e cambiano i bisogni: tutte le cose che fino a quel momento sembravano indispensabili, in un attimo perdono la loro importanza per lasciare spazio ad altre. I cambiamenti non riguardano solo il corpo che la donna in nove mesi vede modificarsi continuamente, al di là di ogni aspettativa precedente, ma riguardano anche la sfera psicologica.
Nelle prime settimane, quando il corpo non mostra ancora segni evidenti, la donna si trova a vivere un momento di assoluta incredulità: ogni mattina si sveglia e si domanda…”Ma è vero? Aspetto realmente un bambino o l’ho sognato?”. Finchè anche il corpo non inizia ad assumere nuove forme, la gravidanza sembra solo frutto di una fantasia, quando ci si guarda allo specchio non c’è alcuna diversità che possa dimostrare con assoluta certezza il nuovo stato. Il primo trimestre è proprio quello più complicato sia dal punto di vista fisiologico che dell’accettazione o meno del feto, il corpo della donna non riconosce come proprio l’embrione in quanto biologicamente diverso da sé, e appunto per questo attiva delle difese utili per l’adattamento futuro del nuovo arrivato.
Il corpo che inizia a cambiare può provocare una forte instabilità emotiva: è proprio questo il momento nella vita di una donna in cui l’inconscio e le emozioni prendono il sopravvento. Può avvenire una vera e propria regressione a quando la donna era lei stessa nella pancia della mamma, così che durante la notte prendono forma i sogni più belli e significativi; in questo modo potrà anche acquisire nuove competenze per poter essere lei stessa madre, anche se è comunque presente una propensione innata a prendersi cura del proprio figlio, quella che Winnicott chiama “propensione materna primaria”.
Un ulteriore cambiamento psichico che la gravidanza porta con sé è l’assunzione graduale di identità diverse, infatti si passa dal ruolo di figlia al ruolo di madre, cambiamento spesso non così facile soprattutto se troppi e troppo dolorosi gli “irrisolti” e i conflitti che la donna porta con sé. Con il procedere della gravidanza la donna potrebbe proiettare sul figlio, non ancora nato, i propri vissuti di bambino, le proprie ansie, le frustrazioni, i propri sogni, riempendogli la vita di aspettative e scrivendogli l’esistenza ancor prima di metterlo al mondo, senza lasciare spazio alla soggettività che ogni individuo porta con sé.
Il secondo trimestre è quello definito da tutti come il più bello, proprio perché il corpo si modifica, inizia ad essere evidente la pancia, i fianchi si arrotondano e il seno si ingrossa; c’è una maggiore consapevolezza: la nuova donna inizia a conoscersi meglio, l’attenzione verso i movimenti fetali inizialmente impercettibili e via via sempre più evidenti, scandiscono le giornate e sono un chiaro segnale che le cose procedono per il meglio.
Numerosi studi dimostrano che è proprio in questa fase che la mamma instaura con il feto una prima relazione: attraverso l’ascolto dei movimenti la madre imparerà a conoscere il proprio bambino, gettando le basi per quella che sarà la relazione futura. E’ già nella vita intrauterina che il bambino percepisce i primi segnali ed è sensibile agli stimoli mandati dalla mamma, con la quale impara ad interagire. La comunicazione e la relazione di attaccamento tra mamma e bambino dipende anche dall’atteggiamento che la donna ha nei confronti della gravidanza e da come accoglie i cambiamenti ed i segnali che il proprio corpo le manda.
Gli stati emotivi continuano a cambiare repentinamente: saranno gli ormoni o le paure e le ansie che incombono? La regressione affettiva porta con sé pensieri, bisogni, fantasie e paure che fino ad allora erano assopite nell’inconscio. Proprio per questo la donna ha bisogno di comprensione, ascolto e dolcezza e questo specialmente quando nel terzo trimestre inizia a prendere luce la paura del parto, momento che segna il passaggio ufficiale nel nuovo ruolo di mamma. Nel momento in cui si festeggia la nascita del bambino si festeggia anche l’ingresso della donna nella sua nuova vita da mamma. Ed è proprio allora che prende finalmente forma il “riscatto” o “rivincita” alla vita, può infatti riuscire a diventare una buona mamma, competente, responsiva e pronta ad accogliere il proprio figlio nella sua assoluta soggettività.
Dott.ssa Serena Bernabè
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Per approfondire:
Ammanniti M., Pensare per due. Nella mente delle madri, Laterza, 2008.
Stern Daniel N., Bruschweiler Stern N., Freeland A. Nascita di una madre, Mondadori, 2000