Il rito del Bungee Jumping. Il rischio di morte come rinascita
“La giovane donna, stanca dei maltrattamenti del marito, fugge, correndo a perdifiato. Si arrampica sull’albero da frutta più alto e, legatasi furbamente una liana alle caviglie, sfida il marito a seguirla nel suo salto disperato. Tamelie, non potendo rifiutarsi alla sfida, salta nel tentativo di inseguirla, sfracellandosi sotto gli occhi della donna”.
Nell’isola di Pentecoste è possibile ritrovare varie versioni di questo mito che pone le basi al rituale di “naghol” o “tuffo sulla terra”, che consiste nel riparare all’umiliazione subita da Tamelie. Da allora, infatti, viene annualmente ricostruita la storia, coinvolgendo tutte le donne del villaggio. In poco tempo gli uomini, per cancellare la storica umiliazione e per dimostrare il proprio coraggio alle donne, trasformarono questa pratica in un rituale di iniziazione per rappresentare il passaggio dalla giovinezza all’età adulta.
Il rituale consisteva nel costruire una torre di legno alta 20 metri, ancorato a funi come protezione contro il vento. Il risultato era comunque una costruzione decisamente instabile.
Dalla sommità i ragazzi saltavano legati alle caviglie con delle liane, mentre le loro madri lanciavano un oggetto della loro infanzia a terra, simboleggiando così la transizione da bambini ad adulti.
Il rituale di naghol è divenuto all’interno di quella comunità un vero e proprio rito di iniziazione o rito di passaggio.
Il rito di passaggio è un rituale che segna il cambiamento di un individuo da uno status socio-culturale ad un altro, cambiamenti che riguardano il ciclo della vita individuale all’interno di un gruppo o comunità. Tali riti consentono di legare l’individuo al gruppo, ma anche di strutturare la vita dell’individuo a tappe precise che permettono una percezione tranquillizzante dell’individuo e del gruppo nel rapporto con la temporalità e la morte (Van Gennep A. 2002).
È interessante notare come nel rituale naghol emergano varie simbologie che richiamano la funzione materna del parto (Horstman, 2002). La liana-cordone ombelicale assicura al ragazzo iniziatico di poter rinascere uomo, riproponendo un parto simbolico. Non a caso vi è la presenza della madre che lancia un oggetto transazionale, simbolo dell’infanzia, destinato a cadere nel vuoto e morire, favorendo la rinascita del ragazzo in adulto. D’altronde, nel libro “la notte bianca”(2000), Nesci espone in maniera dettagliata come i riti e le dinamiche dei gruppi primordiali fossero associate alle dinamiche della gravidanza e del parto e di come, seguendo il filone bioniano (W. Bion, 1961, 1970), il gruppo-comunità possieda una funzione materna, in quanto essa funge da contenitore psichico e fisico, dove i membri del gruppo possono imparare a pensare e dunque concepire la realtà, così come avviene nel rapporto madre-neonato.
La stessa costruzione instabile della torre (costruita dal gruppo – madre) richiama all’instabilità della vita e al rischio di morte legata al parto. Basti pensare che nella leggenda, Tamelie, in contrapposizione alla funzione materna, non creando un’alleanza simbiotica con la madre – albero – gruppo, è destinato a morire. È evidente, dunque, come questo rituale, attraverso una regressione ad una situazione simbiotica intrauterina, permetta, a livello simbolico, una morte ed una rinascita (con parto annesso) della persona, divenuta adulta ed inserita completamente nella comunità.
Da ciò emerge come l’assunzione del rischio, quello di morire, sia fondamentale e fortemente legato all’esigenza sociale, ossia quella di divenire un membro attivo e responsabile della comunità, ma anche personale, in quanto necessario per accedere ad un’ulteriore tappa della propria vita. Paradossalmente, qualora un ragazzo non dovesse affrontare il rischio di tale rituale, sarebbe destinato ad una vita di isolamento sociale e immaturità psichica; un rischio, nella realtà di quella comunità, peggiore della morte.
Intorno agli anni Settanta, i membri del “The Dangerous Sport Club” dell’Università di Oxford, pionieri di molti dei cosiddetti sport estremi, affascinati da un filmato di National Geographic del 1955 che documentava l’antico rituale, studiarono una valida alternativa alla liana ed effettuarono il primo salto. Il 1 Aprile 1979 i quattro membri del Club saltarono, usando delle corde di caucciù, dal Clifton Suspension Bridge di Bristol ( Inghilterra). Qualche anno dopo un filmato di questa impresa ispirò il neozelandese A.J. Hackett che decise di sviluppare e dare un seguito a quest’idea: a lui si deve anche il nome Bungee ( o Bungy ), che dallo slang “kiwi” significa proprio corda elastica.A.J. Hackett nel giugno del 1987 usando una corda elastica in lattice naturale effettuò il primo spettacolare salto dalla Torre Eiffel. Un anno più tardi, esattamente il 12 novembre 1988, aprì il primo bungee center sul ponte del fiume Kawarau a Queenstown.I due soci, consapevoli di avere un prodotto sicuro, definirono anche il “Bungee Code of Practice” e convinsero le autorità locali ed in poco tempo l’intero pubblico mondiale sulla validità di questo sport.https://www.youtube.com/embed/sAuifS_5W3c?wmode=transparent&autoplay=1&mute=1&theme=dark&controls=1&autohide=0&loop=0&showinfo=0&rel=0&enablejsapi=0
Da allora si calcola che oltre 1 milione di persone nel Pianeta abbiano già provato cosa vuol dire lasciarsi attrarre dalla gravità in modo così assolutamente naturale e di come la tecnica costruttiva ed i materiali si siano notevolmente evoluti in termini di sicurezza.
Nonostante la globalizzazione di questo rituale così antico, si è conservata l’essenza simbolica del parto – rinascita e la funzione del rito di iniziazione.
Inconsciamente ogni individuo che è pronto ad effettuare questo rito di passaggio corre un rischio che mette alla prova il coraggio e tutte le proprie capacità razionali, nel desiderio di far morire vecchie parti di Sé , ormai disadattive al proprio sviluppo, per dar spazio alla rinascita di nuove essenze personali ed effettuare un cambiamento sostanziale nella propria vita.
La scomparsa dei riti di passaggio come elementi fondamentali della nostra società ha invece creato una frattura tra le generazioni (non vi è più un limite che designi il passaggio tra infanzia ed età adulta) e mentre la frattura cresce, la paura di superarla aumenta.
Per tale motivo, come il bungee jumping derivi da un rito di iniziazione, molti nuovi sport estremi diventano dei veri e propri riti di passaggio, permettendo all’essere umano di utilizzarli come strumenti transitivi per il proprio sviluppo psichico e personale.
Dott. Dario Maggipinto
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Per approfondire:
Bion W., 1961, Experiences in Groups, Tavistock, London;
Bion W., 1970. Attention and Interpretation. Tavistock Publications, London;
Horstman F., 2002, “der Ursprung als bungee-sprung” was published in :the international journal of prenatal and perinatal psychology and medicine, Vol.14,nr1-2;
Nesci, D. A., 2000, La notte Bianca, Armando Editore, Roma;
Van Gennep A. 2002 I riti di passaggio, Bollati Boringhieri.