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Nuova ossessione
senso di colpa ed innamoramenti

“È alta tensione ma senza orientamento”.

Così cantano i Subsonica dal 2002.

Da qui vorrei partire per parlare di quando l’ossessione si contrappone al desiderio così da perdere il senso dell’orientamento, ovvero ci allontaniamo da ciò che desideriamo in modo autentico, sostituito da cosa abbiamo bisogno in quel preciso istante, in cui abbiamo fame di una conferma immediata.

In questo senso nelle relazioni andiamo a cercare un legame fusionale permanente che sporadicamente lascia spazio ad una dipendenza sana, ovvero a momenti in cui avviene un ritorno a sé.

Rimanendo sul tema del peccato, tematica che noi del team Il Sigaro di Freud stiamo affrontando in questo mese, vorrei far emergere la tematica del desiderio e di quanto sia importante desiderare piuttosto che aver bisogno nelle relazioni. Insito nella natura umana è aver bisogno dell’altro, di una persona che ci “salvi” dalla solitudine, ma a volte il rischio è rappresentato dal tentativo di distoglierci dal desiderio, un desiderio autentico e profondo. Figurativamente i desideri si posizionano nel punto più alto della scala dei bisogni: sono più specifici e si basano su bisogni già soddisfatti (Maslow, 1950). Reiterare lo stesso comportamento per il soddisfacimento di un bisogno dettato da una impulsività che colma mancanze, sostituisce il desiderio e ci allontana dalla possibilità di desiderare ciò che nel profondo vogliamo.

Il desiderio implica fatica e costruzione invece se ci fossilizziamo sui bisogni più semplici che complessi conduciamo la nostra esistenza a soddisfarli nell’immediato, nascondendo sotto al tappeto le nostre reali esigenze di auto-realizzazione, autenticità, senso di appartenenza e stima di sé. La reale e più autentica stima di sé nasce dal raggiungimento di un desiderio e non dal bisogno immediato di conferme per colmare quel vuoto che abbiamo sperimentato per momenti di deprivazione, negligenza o atteggiamenti di affettività ambigua sperimentata nelle prime relazioni. 

Così, sbandano, ripetiamo nelle relazioni schemi poco funzionali per allontanarci dalle nostre imperfezioni senza la possibilità di poterle accettare. Cerchiamo nell’altro conferme non tanto di ciò che siamo, ma di quello che potremmo essere quindi l’altro viene idealizzato così da possedere per noi caratteristiche che appartengono ad un mondo che possa corrispondere alla parte idealizzata di noi. 

L’altro di cui ci innamoriamo e da cui continuano ad essere legati è perfezione, idealizzazione e corrisponde alla parte di noi che non possiamo raggiungere per non toccare aspetti più intimi; un’intimità ferita costituita da compartimenti poco esplorati, reconditi e fragili. 

Le difficoltà relazionali e ad investire in amori maturi rappresenta una tematica sempre attuale. Tuttora è presente la sensazione di trasgredire se ci allontaniamo da pattern comportamentali conosciuti e tramandati a livello intergenerazionale, perché le esperienze affettive sono ereditabili. 

Il senso di colpa è una tematica legata alla trasgressione in quanto esso nasce dal momento in cui abbiamo la percezione di non rispettare alcune regole imposte e non sono state interiorizzate perché non capite quindi subite. Cedere ad un proprio desiderio può suscitare senso di colpa; si attiva un meccanismo per cui cerchiamo partner che non corrispondano ai nostri desideri reali, ma immaginari per conformarci ad aspettative irrealizzabili imposte, illudendoci di poter raggiungere il partner ideale che diventa ossessione e l’ossessione non fa altro che rappresentare il controllo del nostro reale ed autentico desiderio. A quel punto desiderare il partner ideale è fame, rappresenta un bisogno che dobbiamo soddisfare nell’immediato, alla stregua di una dipendenza non sana e sommersi da un pensiero controllante, invasivo che ci allontana da ciò che desideriamo veramente. Ci allontana dalla possibilità di soddisfare il vero Sè per una vita insieme sana, soddisfacente, direzionata e che ci fa sentire vivi. 

Possiamo sentirci in colpa per non essere perfetti. Questo può portare ad ignorare i nostri bisogni e a non poterli comunicare nella relazione con il partner. Un partner “perfetto”, di cui tendiamo a proteggere quella stessa perfezione che ricorriamo in noi e nell’altro. Si tralascia così la possibilità di poter spazio al nostro essere che può “andar bene così” se siamo disposti ad entrare in contatto con esso e a condividere fragilità, bisogni, emozioni e sensazioni per raggiungere un amore condizionato dalla fatica di essere sé stessi in continua costruzione di un legame solido insieme all’altro/a.

Possiamo dimenticare il partner perfetto ed irraggiungibile e al contempo permettere alle ferite del passato di avere tempo per rimarginarsi.

“Nuova ossessione perché mi trovo spento

Senza illusioni tra facce da dimenticare” (Subsonica, 2002)

Per approfondire:

  • Freud, S. (1920). Al di là del principio del piacere
  • Recalcati, M. (2012). Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione

Dott.ssa Ilaria Pellegrini

Riceve su appuntamento a Pomezia e Roma (zona Piramide)

(+39) 3897972535

ilariapellegrini85@gmail.com

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