Autodeterminazione e affermazione di sé
Disabilità ed anticipazione dei bisogni
Nella maggior parte dei casi, un’anticipazione dei bisogni prolungata nel tempo, da cui discende
una fallita separazione e l’impossibilità di stabilire confini, porta a un mancato riconoscimento del
proprio sé come unico, ad una sfiducia in sé stessi, alla difficoltà di discernimento dei propri stati
interni e ad un inefficace capacità e facoltà di attingere alle proprie risorse nei momenti di difficoltà.
Questo quadro è molto frequente nell’ambito della riabilitazione psichiatrica e della disabilità adulta
dove si riscontra un’utenza anticipata nei bisogni che non è mai riuscita a separarsi completamente,
a percepire i propri confini, i confini degli altri ed il proprio Sé come unico.
I genitori di figli con disabilità hanno la naturale tendenza all’anticipazione dei bisogni,
all’iperprotezione, alla fusione genitore-figlio e alla distorsione dei ruoli genitoriali ed è alla luce di
queste considerazione che l’operatore nell’ambito della riabilitazione deve essere in grado di
lasciare spazio di movimento, pensiero e azione all’utenza che così avrà la possibilità di sviluppare
abilità potenziali, riconoscere i propri bisogni, separarsi, affermarsi, confinarsi, percepirsi
all’interno di un contesto che contiene e che permette di sperimentarsi e sperimentare la possibilità
di fare da sé con il sostegno di una figura che lavora per il raggiungimento dell’autodeterminazione.
In conclusione, nei percorsi riabilitativi e/o terapeutici, è doveroso che psicoterapeuta e paziente
indaghino e riconoscano tutti quei meccanismi stereotipati e disfunzionali che ostacolano la
percezione di Sé, dei propri bisogni e del proprio sentito al fine di ricalibrarli e consentire la
progressione verso la consapevolezza, la scoperta di Sé e il soddisfacimento di tutti i livelli della
gerarchia dei bisogni. Si lavora al fine di interrompere tutti quei meccanismi che allontanano gli
individui dal compimento di scelte proprie e dalla possibilità di autodeterminarsi così da
raggiungere una struttura della personalità solida ed in linea con i bisogni sentiti.
Abraham Maslow nella sua opera Teoria della motivazione umana ha formulato una teoria
psicologica secondo cui i bisogni sono organizzati in modo gerarchico, da quelli più semplici ed
elementari a quelli più complessi e sofisticati. In particolare, egli ha proposto una gerarchia dei
bisogni in base alla quale le esigenze relative ad ogni livello gerarchico devono essere soddisfatte
prima che sia raggiunto il gradino successivo. Allo stadio più basso della gerarchia figurano i
bisogni fisiologici, successivamente entrano in gioco quelli di sicurezza, appartenenza, stima ed
infine, al livello superiore della scala, compare il bisogno di autorealizzazione che si esplica nella
necessità di concretizzazione del proprio potenziale per il raggiungimento di obiettivi significativi
interni ed esterni. Dunque, è possibile affermare che al centro della teoria di Maslow, come alla
base del lavoro riabilitativo e clinico, si trova il bisogno dell’individuo di realizzare il proprio
potenziale per autodeterminarsi.
L’autodeterminazione, perseguita nel lavoro riabilitativo e nella pratica clinica, è la capacità
dell’essere umano di scegliere liberamente per sé stesso attraverso l’acquisizione di una profonda
coscienza di sé, dei propri valori, delle proprie inclinazioni, dei propri limiti e delle proprie risorse.
Nella pratica clinica e soprattutto nel lavoro riabilitativo con la disabilità si riscontra
frequentemente una difficoltà nella percezione di sé e dei propri bisogni che impedisce
l’autodeterminazione e di conseguenza una soddisfacente ed ottimale qualità della vita.
Le difficoltà sopracitate, nel campo della disabilità, si evidenziano sia per le difficoltà cognitive che
i soggetti possono presentare sia per una modalità di accudimento genitoriale basata
sull’anticipazione dei bisogni.
Donald Winnicott, noto psicoanalista inglese, afferma che una madre sufficientemente buona è colei
che adattandosi ai bisogni del neonato e supportandone il senso di onnipotenza ne consente
un’armoniosa crescita; in particolare, sono il legame madre-bambino, l’identificazione e
l’anticipazione dei bisogni del neonato alcuni degli elementi di base che consentono la progressione
del bambino lungo le tappe dello sviluppo.
L’anticipazione dei bisogni è essenziale per la protezione e la sopravvivenza del neonato, non
ancora in grado di far fronte ai bisogni interni ed esterni per una mente non sufficientemente
costruita e adeguata a un funzionamento autonomo ma nel corso della crescita, con un avanzamento
dello sviluppo cerebrale e dell’acquisizione di maggiori capacità di autonomia, è necessario che
l’anticipazione dei bisogni e il rapporto fusionale si allenti fino a cessare per consentire al bambino
di sperimentare il mondo esterno, contattare e riconoscere i propri bisogni e soprattutto percepirsi
come un essere unico. Sarà questo a permettere all’adulto del domani lo sviluppo del sé e di una
personalità solida, strutturata e indipendente capace sia di conservare legami relazionali con le
figure di riferimento, sia di intessere nuove relazioni stabili e soddisfacenti.
Nella maggior parte dei casi, un’anticipazione dei bisogni prolungata nel tempo, da cui discende
una fallita separazione e l’impossibilità di stabilire confini, porta a un mancato riconoscimento del
proprio sé come unico, ad una sfiducia in sé stessi, alla difficoltà di discernimento dei propri stati
interni e ad un inefficace capacità e facoltà di attingere alle proprie risorse nei momenti di difficoltà.
Questo quadro è molto frequente nell’ambito della riabilitazione psichiatrica e della disabilità adulta
dove si riscontra un’utenza anticipata nei bisogni che non è mai riuscita a separarsi completamente,
a percepire i propri confini, i confini degli altri ed il proprio Sé come unico.
I genitori di figli con disabilità hanno la naturale tendenza all’anticipazione dei bisogni,
all’iperprotezione, alla fusione genitore-figlio e alla distorsione dei ruoli genitoriali ed è alla luce di
queste considerazione che l’operatore nell’ambito della riabilitazione deve essere in grado di
lasciare spazio di movimento, pensiero e azione all’utenza che così avrà la possibilità di sviluppare
abilità potenziali, riconoscere i propri bisogni, separarsi, affermarsi, confinarsi, percepirsi
all’interno di un contesto che contiene e che permette di sperimentarsi e sperimentare la possibilità
di fare da sé con il sostegno di una figura che lavora per il raggiungimento dell’autodeterminazione.
In conclusione, nei percorsi riabilitativi e/o terapeutici, è doveroso che psicoterapeuta e paziente
indaghino e riconoscano tutti quei meccanismi stereotipati e disfunzionali che ostacolano la
percezione di Sé, dei propri bisogni e del proprio sentito al fine di ricalibrarli e consentire la
progressione verso la consapevolezza, la scoperta di Sé e il soddisfacimento di tutti i livelli della
gerarchia dei bisogni. Si lavora al fine di interrompere tutti quei meccanismi che allontanano gli
individui dal compimento di scelte proprie e dalla possibilità di autodeterminarsi così da
raggiungere una struttura della personalità solida ed in linea con i bisogni sentiti.
Dott.ssa Ilaria Pellegrini
Riceve su appuntamento a Pomezia e Roma (zona Piramide)
(+39) 3897972535
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