Insonnia e terza età
Quale legame
Nella pratica clinica, e non solo, occorre molto di frequente rilevare la tendenza all’insonnia nei pazienti nella terza età. Dai 65 anni in su, l’impossibilità di addormentarsi, o di far durare il sonno fino al mattino, sembrano una costante dell’esperienza di vita dell’anziano. Secondo l’ISS l’insonnia affligge circa 12 milioni di individui solo in Italia. La percentuale raggiunge il 40% per le persone dai 65 anni in su.
“Riesco ad addormentarmi molto presto, verso le nove o le dieci, anche davanti alla tv, ma poi mi risveglio. Alle cinque sono completamente sveglia e devo alzarmi dal letto.”
“Non riesco a dormire. Senza il mio sonnifero starei sveglia tutta la notte. Se prendo la pasticca nel giro di mezz’ora mi addormento.”
Sono molte le testimonianze dirette di questa condizione, che ho potuto raccogliere direttamente dai pazienti nella pratica clinica. La tendenza a far ricorso a farmaci ipnoinducenti sembra preponderante, spesso sotto consiglio del medico di medicina generale. Ma questi farmaci, tra i quali i più utilizzati risultano essere le benzodiazepine o loro derivati, tendono a indurre dipendenza e assuefazione. Un dato allarmante è l’autogestione di farmaci di questo tipo da parte del paziente, magari dopo anni dall’iniziale prescrizione del medico di medicina generale o dello specialista. La dipendenza psicologica da questi farmaci è elevata. Il pensiero di non poter disporre del farmaco spesso può condurre a crisi di panico, ansia e pensiero ruminante durante il giorno.
Quale può essere la soluzione?
Il ricorso alla terapia farmacologica con farmaci a base di benzodiazepine dovrebbe essere l’extrema ratio all’interno di un percorso, alla ricerca di una soluzione “ecologica” per il problema del paziente. Da ricerche recenti risulta sempre più evidente il ruolo fondamentale del sonno nell’insorgenza e nel decorso di disturbi mentali quali ansia generalizzata, disturbo di panico, e depressione. Un periodo prolungato di insonnia può portare a dispercezioni, calo della concentrazione, ruminazione del pensiero, riduzione delle prestazioni lavorative, attacchi di panico, tachicardia e allucinazioni. Recenti studi mettono in dubbio il ruolo eziologico dell’insonnia, ovvero si tratta di un fattore concomitante, peggiorativo o addirittura scatenante di molti disturbi mentali?
Più attenzione al sonno.
È fondamentale che il clinico e il medico che prendono in carico la persona affetta da insonnia si concentrino sull’igiene del sonno, proponendo un percorso a step per gestirne gli effetti e ridurre il problema. La terapia cognitivo comportamentale è indicata come terapia di elezione per i problemi di insonnia. Ma anche percorsi di biofeedback e di rilassamento posso aiutare il paziente a gestire la fase dell’addormentamento o del risveglio notturno. L’igiene del sonno è inoltre fondamentale.
Cosa vuol dire igiene del sonno?
Si tratta di una tecnica facente parte dei protocolli di trattamento cognitivo-comportamentale dell’insonnia (o CBT-I dall’inglese Cognitive-Behaviour Therapy for Insomnia). Le regole d’igiene del sonno riguardano diversi ambiti inerenti lo stile di vita e le abitudini della persona. Ma quali sono queste regole?
Limitare il tempo trascorso a letto: non dormire oltre il necessario e non restare a letto per attività quali mangiare e guardare la tv.
Evitare di imporsi di dormire: rilevando la difficoltà ad addormentarsi può essere più utile lasciare la camera da letto e dedicarsi ad altra attività come leggere, e tornare a letto una volta che ci si senta più assonnati.
Programmare il proprio ritmo sonno-veglia: svegliarsi alla stessa ora ogni giorno per tutta la settimana, per acquisire un migliore bioritmo e una maggiore regolarità.
Avere un buon ambiente per il riposo notturno: la stanza deve essere silenziosa, a una giusta temperatura e buia.
Svolgere regolare attività fisica: attività leggera e regolare, ma non praticata poco prima di andare a letto.
Pasti regolari, e leggeri: non ci si corica affamati, ma neanche troppo appesantiti.
Attenzione ai diuretici: bere troppo, in particolare bevande ad azione diuretica aumenta il rischio di risvegli notturni.
Evitare il consumo di alcolici la sera: tendono a far aumentare il numero dei risvegli notturni o anticipare il risveglio mattutino.
Limitare o eliminare la caffeina: in caso di insonnia è buona norma evitare o ridurre notevolmente l’assunzione di questa sostanza eccitante.
Limitare o evitare il fumo: la nicotina può interferire con il sonno. È sempre bene evitare di fumare prima di coricarsi.
Utilizzare tecniche di rilassamento: respirazione guidata e visualizzazione congitivo comportamentale aiutano ad entrare in uno stato di rilassamento e abbassare l’arousal.
Evitare di dormire durante il giorno: se non si lavora su turni è sconsigliato dormire durante il giorno, per favorire il riposo notturno.
Seguire le routine quotidiane: avere una routine prima di coricarsi può contribuire a favorire il sonno.
Queste semplici indicazioni possono favorire un buon sonno, ma è evidente che in casi di un’insonnia ormai clinicamente significativa non sono sufficienti. Le psicoterapie possono essere di grande aiuto nella gestione e nella risoluzione dell’insonnia dell’anziano, lavorando sia a livello del comportamento problema, sia a livello profondo, analizzando le ragioni dello stato di insonnia e degli eventuali correlati (ansia, stress, depressione).
Emerge con chiarezza che per la corretta gestione dell’insonnia nell’anziano è fondamentale individuare il fattore eziologico del problema e non ridurla a mero effetto secondario dei processi di invecchiamento o di altre patologie esistenti. Il ruolo eziologico dell’insonnia è sempre più evidente nella patologia mentale e non solo. Anche malattie come il diabete e l’ipertensione sono profondamente influenzate dalla possibilità del paziente di riposare adeguatamente durante la notte.
La scelta di un farmaco ipnoinducente dovrebbe essere presa inconsiderazione per brevi periodi e in casi di “emergenza”, tenendo ben conto del rischio di assuefazione, preferendo prodotti naturali a base di erbe officinali che non implicano gli stessi rischi.
Dormire è l’attività fondamentale per un buon funzionamento mentale.
Dott.ssa Valeria Colasanti
Psicologa Psicoterapeuta a Roma e Villanova (RM)
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(+39) 348 8197748 – colasantivaleria@gmail.com
Per Approfondire
“Managing insomnia in the elderly patient: from pharmacology to subthreshold depression” di Francesco Scaglione, Claudio Vampini, Liborio Parrino, Orazio Zanetti, Rivista Psichiatria 2018;53(1):5-17, Gennaio-Febbraio 2018, Vol. 53, N. 1
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