Vado al massimo. Il narcisismo dei nostri tempi
Concorsi di bellezza, talent show, gare di ballo o di canto, vallette e valletti, ragazzi e ragazze che cercano in tutti i modi di realizzare la propria vita dimostrando a più persone possibili le proprie reali o presunte capacità. Ma il problema probabilmente non sta in questo. Ognuno di noi cerca di realizzare le proprie aspirazioni, i propri desideri e ognuno di noi si rallegra del fatto di essere apprezzato. Ma cosa succede se il sogno non si realizza? Se non si raggiunge l’obiettivo? Schiere di motivatori sarebbero pronte ad applicare schemi, scalette e piramidi per non mollare e raggiungere il successo. L’importante è non “buttarsi giù”, non perdere mai di vista l’obiettivo, puntare sempre al successo, non rivolgere neanche un minimo pensiero all’idea di non essere riusciti nel proprio intento. La parola insuccesso è bandita perché sinonimo della tanto temuta parola fallimento.
Il grande schermo può darci qualche esempio. Nel film-documentario “Videocracy – Basta apparire” viene intervistato un ragazzo che tenta di percorrere tutte le strade possibili per entrare a far parte del mondo della televisione, o meglio del mondo dei VIP. Desidera diventare una Very Important Person e per questo partecipa come comparsa in diverse trasmissioni televisive. Tenta poi il grande salto partecipando ai provini di un noto talent ma senza successo. Ciò che colpisce di più è l’idea che solamente raggiungendo questo obiettivo la sua vita potrà avere senso. Solamente diventando famoso, riconosciuto, apprezzato, allora egli potrà stimarsi.
La stessa estrema convinzione e percezione di Sé possiamo riscontrarla in uno dei personaggi del film “Little Miss Sunshine”: il padre di famiglia Richard. Egli tiene delle conferenze sui cosiddetti “nove passi per raggiungere il successo” e progetta di scrivere un libro facendosi aiutare da un amico editore. La sua è una sorta di missione di vita che riporta anche all’interno della propria famiglia cercando sempre di dispensare consigli motivazionali affinché tutti i suoi familiari riescano ad essere dei vincenti. Ciò succede anche con la piccola Olive, figlia di sette anni, che deve partecipare ad un concorso di bellezza. Anche lei, nonostante la giovanissima età, deve puntare alla vittoria. Partecipare è inutile se non si è convinti di vincere. Non conta il gioco, il divertimento. Non conta il viaggio, ma solo il traguardo. E tutto ciò viene portato avanti con estrema convinzione. Un’estrema convinzione che tradisce una paura ben precisa: la paura di sentirsi un fallito. Ed ecco che torna il tema del fallimento.
La psicologia ha, tra le sue finalità, quella di promuovere il benessere dell’individuo e allora ritengo sia giusto anche interrogarsi sul senso della parola benessere. Le situazioni precedentemente descritte sono il risultato di una precisa equazione benessere=successo. Una cultura che fa coincidere il benessere col successo, con la vittoria sempre e comunque, con l’assenza di errori, sbagli, intoppi e fallimenti crea individui non in grado di tollerare le frustrazioni e di accedere ad una percezione di sé il più possibile realistica e intergrata. Resta un Sé grandioso, rappresentato e percepito come onnipotente e caratterizzato da soli aspetti positivi. Perciò qualsiasi pensiero, rappresentazione o percezione di aspetti negativi di Sé viene allontanata dalla coscienza e i propri fallimenti vengono attribuiti a fattori esterni, con una possibile conseguente distorsione e mistificazione della realtà.
Nella famosa favola di Esopo de “La Volpe e l’Uva”, l’animale che non raggiunge l’uva se ne va dicendo che si trattava di uva acerba, come a lasciar intendere che in realtà non la stava desiderando.
Delusioni, insuccessi, vulnerabilità non possono avere spazio dentro di Sé. Perciò alcuni sentimenti non vengono vissuti e le situazioni di vita vengono affrontate come se fossero mediate da un filtro, che selettivamente oscura tutto ciò che può mettere in crisi un equilibrio precario e grandiosamente narcisistico.
Chiudo con un altro film “Fà la cosa sbagliata” che tratta delle vicende di Luke Shapiro, ragazzo americano appena diplomato. Sembra depresso, ma in realtà è piuttosto spaventato dalla possibilità di fallire e pertanto, anziché vivere, si lascia scorrere la vita davanti. Un ‘estate si innamorerà di una ragazza con la quale riuscirà a frequentarsi, ma che, dopo una felice seppur breve frequentazione, tornerà dal suo ragazzo. La reazione iniziale di rabbia di Luke, nel finale del film, lascerà spazio alla sensazione di serenità per essersi finalmente liberato della paralizzante paura di fallire che non gli permetteva di rischiare, di mettersi in gioco, di vivere.
Dott. Roberto Zucchini
Per approfondire:
Kohut, H. (1971). The Analysis of Self. New York: International Universities Press. [trad. It. Narcisismo e analisi del Sé, Boringhieri, Torino, 1977].
Kernberg, O.F. (1984). Severe Personality Disorders, New York: Yale University Press. [trad. It. Disturbi gravi della personalità, Boringhieri, Torino, 1987].
Esopo (1994). Le Favole di Esopo. A cura di Fatucci Orietta. Einaudi Ragazzi Editore.
“Videocracy – Basta apparire” Film di Erik Gandini, 2009, Svezia.
“Little Miss Sunshine” Film di Jonathan Dayton e Valerie Faris, 2006, USA.
“Fà la cosa sbagliata” Film di Jonathan Levine, 2008, USA.