Lasciamoci vivere. L’individualità nella coppia
Déjame vivir
Libre como las palomas
Que anidan en mi ventana
Mi compañía cada vez que tú te vas
cada vez que tú te vas
Déjame vivir
Libre
Libre como el aire
Me enseñaste a volar
Y ahora me cortas las alas
Y volver a ser yo mismo
Y que tú vuelvas a ser tú
Libre
Libre como el aire
Déjame vivir
Libre pero a mi manera
Y volver a respirar
De ese aire que me vuelve a la vida
Pero a mi manera
Pero a mi manera
Y volver a ser yo mismo
Y que tú vuelvas a ser tú
Libre
Pero a tu manera
Y volver a ser yo mismo
Y que tú vuelvas a ser tú
Libre (libre)
Libre como el aire
Lasciami vivere
Libera
Come le farfalle
Che si appoggiano sulla mia finestra
La mia compagnia
Ogni volta che te ne vai
Lasciami vivere
Libero
Libero come laria
Mi hai insegnato a volare
E ora
Mi tagli le ali
E tornare ad essere me stesso
Che tu torni a essere te stessa
Libera
Libera come laria
Lasciami vivere
Libera
Ma a modo mio
E respirare di nuovo
Questaria
Che mi faccia ritornare alla vita
Ma a modo mio
Ed essere di nuovo me stesso
E tu sarai di nuovo te stessa
Libera
Ma a modo tuo
Ed essere di nuovo me stesso
E tu sarai di nuovo te stessa
Libera
Libera come laria
Dejame vivir è una canzone del 2007 degli Jarabe de Palo, gruppo musicale dell’appena scomparso Pau Dones. Questa canzone, ballata sensibile e delicata, mostra le capacità di Pau nel scrivere una musica semplice ma tremendamente efficace nel narrare quella quotidianità che spesso diamo per scontata. Il testo parla dell’importanza di riscoprirsi liberi nel momento in cui si riesce ad essere se stessi, anche amando un’altra persona. Questi concetti mi aiutano a parlare dell’argomento dell’articolo: è cambiato il nostro modo di stare in coppia dopo la quarantena?
Durante la quarantena, ognuno in base alle circostanze che si è trovato a vivere, siamo stati catapultati nelle situazioni più diverse: chi ha continuato a vivere con il proprio partner, chi si è dovuto accontentare di telefonate e videocall e anche chi, nonostante la possibilità di vedere il/la propri* compagn*, avrebbe preferito un po’ di distanza in più. Molti magari avranno provato sensazioni e sentimenti contrastanti, da chi ha sofferto nello stare ventiquattro ore su ventiquattro con il proprio partner, a chi avrebbe voluto trascorrere tutto il tempo insieme quando prima della quarantena, magari, vedeva questo aspetto come limitante, oppure chi ha sentito una mancanza che non avrebbe immaginato prima e chi si è sorpreso non sentendola quella mancanza. Rispetto a tutta questa gamma di emozioni, sicuramente limitata rispetto a tutte le sfaccettature che ci siamo trovati a vivere, spesso reagiamo con sensi di colpa e ansia per via di sensazioni che potremmo vivere come “negative” o “sbagliate”. Tutto questo, invece, ha a che fare con la nostra individualità all’interno della coppia. Proteggere questi aspetti e queste emozioni, a volte contraddittorie, è il miglior modo per prenderci cura di noi stessi e, indirettamente, della salute del nostro rapporto sentimentale (per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo La giusta distanza – né troppo vicini né troppo lontani).
Spesso, insieme al partner, tendiamo a creare un terreno emotivo e relazionale completamente privo di limiti e confini. Nella coppia riversiamo le nostre frustrazioni e insoddisfazioni, mischiandole, i nostri problemi diventano anche quelli dell’altro e viceversa. La relazione diventa una sorta di faro che abbaglia e influenza anche le scelte rispetto alle nostre vite singole e private. Ogni azione, pensiero, comportamento, viene valutato e giudicato in base alla sua funzionalità rispetto alla coppia. Tutto questo rischia di appesantire l’amore e, a lungo termine, tende a logorare la salute del rapporto. Difendere la nostra individualità, definire i confini da non superare, riprendersi la responsabilità delle proprie azioni, ci restituisce un equilibrio più maturo nei confronti di noi stessi, oltre a preservare il nostro partner dal non essere la principale fonte di soddisfazione dei nostri bisogni, prerogativa che dovrebbe spettare esclusivamente a noi stessi. Ovviamente vale anche il discorso contrario, riconoscersi nella coppia come due individui separati ci protegge dal farci invadere dalle necessità del partner, riuscendo magari ad educarlo a comportarsi diversamente.
La quarantena, in questo, ci ha costretto a fare i conti con noi stessi, facendoci piombare in una situazione nuova che non avremmo mai potuto immaginare. Non abbiamo avuto più la possibilità di distrarci, di fare altro, di tenerci impegnati evitando il confronto con i nostri pensieri e i nostri bisogni. Abbiamo avuto il tempo, in un modo o nell’altro, di vedere e sentire quelle sensazioni che, nella nostra vita quotidiana, magari diamo per scontate. Questo periodo, dunque, potrebbe rivelarsi estremamente fertile per recuperare la nostra individualità, darle importanza senza negarla, magari riuscendo a cambiare qualche piccola cosa che non va nella coppia.
Come ci suggerisce Pau nella sua canzone, si torna a respirare e a volare quando riscopriamo l’importanza della libertà di essere noi stessi e nell’amare una persona che fa lo stesso. Quando ci fondiamo con la coppia, invece, il rischio è quello di vedere le nostre ali appesantite o addirittura spezzate.
Sempre parafrasando le parole di un’altra canzone degli Jarabe de Palo, “Agua”, l’amore è quando si ha sete ma l’acqua è lontana, ricordiamoci, però, che il nostro partner non è l’acqua, ma colui/colei che ce la porta per dissetarci.
“Due non è il doppio
ma il contrario di uno,
della sua solitudine.
Due è alleanza,
filo doppio che non è spezzato”
– Erri De Luca –
email: luca.notarianni@alice.it
Per approfondire:
“Déjame vivir”, canzone tratta dall’album Adelantando degi Jarabe de Palo, 2007
C. G. Jung, Tipi psicologici, Bollati Boringhieri, 2011,
Krishnananda, Amana, Sesso e intimità, Feltrinelli, 2010
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