Responsabilità e Fiducia
A proposito di Cura E Vulnerabilità

Un incontro intenso, ricco di emozioni, sensazioni e connessioni. Dopo due anni di “distanziamento sociale” riscoprire la potenza catartica di un abbraccio ci ha permesso di riprendere contatto con le nostre parti più intime e inconsce: il corpo.

Domenica 19 giugno 2022  il Sigaro di Freud ha organizzato un 𝗲𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼 gratuito 𝗱𝗶 𝗣𝗦𝗜𝗖𝗢𝗟𝗢𝗚𝗜𝗔 𝗲… 𝗧𝗔𝗡𝗚𝗢 a Roma, presso il Monk, per l’iniziativa del progetto #APProdo vincitore del bando #VitaminaG nell’ambito del programma Generazionigiovani.it finanziato dalle Politiche Giovanili della Regione Lazio con il sostegno del Dipartimento per la Gioventù

Abbiamo sperimentato le tematiche di 𝗥𝗘𝗦𝗣𝗢𝗡𝗦𝗔𝗕𝗜𝗟𝗜𝗧𝗔’ 𝗘 𝗙𝗜𝗗𝗨𝗖𝗜𝗔 con Diego Bonifazi e Dario Maggipinto, assistente sociale e psicologo del Sigaro di Freud, e Michele di Conzo e Giusy Volver tangueri e maestr* di tango.

“𝘕𝘦𝘭 𝘵𝘢𝘯𝘨𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢, 𝘮𝘢 𝘴𝘪 𝘦𝘴𝘱𝘳𝘪𝘮𝘦 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘴é 𝘢𝘵𝘵𝘳𝘢𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘪𝘭 𝘭𝘪𝘯𝘨𝘶𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰. 𝘛𝘳𝘢𝘮𝘪𝘵𝘦  𝘭’𝘢𝘣𝘣𝘳𝘢𝘤𝘤𝘪𝘰, 𝘴𝘪 𝘦𝘯𝘵𝘳𝘢 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘮𝘮𝘦𝘥𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘦 𝘱𝘪𝘶𝘵𝘵𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘪𝘮𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘳𝘢 𝘴𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘪𝘶𝘵𝘪, 𝘯𝘦𝘭 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘪 𝘰𝘤𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘵𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘨𝘦𝘴𝘵𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘴𝘱𝘢𝘻𝘪, 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘵𝘢𝘯𝘻𝘦 𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪. 𝘕𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘮𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘦𝘷𝘦𝘯𝘵𝘰, 𝘭𝘢 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵à 𝘥𝘪 𝘦𝘴𝘱𝘳𝘪𝘮𝘦𝘳𝘴𝘪 𝘢𝘵𝘵𝘳𝘢𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘥𝘶𝘦, 𝘷𝘦𝘳𝘳à 𝘰𝘴𝘴𝘦𝘳𝘷𝘢𝘵𝘢 𝘦 𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘢* 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢𝘯𝘵𝘪, 𝘨𝘳𝘢𝘻𝘪𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘥𝘶𝘦 𝘪𝘯𝘴𝘦𝘨𝘯𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘵𝘢𝘯𝘨𝘰, 𝘶𝘯 𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘥𝘰𝘯𝘯𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘥𝘪 “𝘧𝘢𝘳 𝘵𝘰𝘤𝘤𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘮𝘢𝘯𝘰” 𝘥𝘶𝘦 𝘢𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘪𝘯 𝘱𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘦 𝘧𝘶𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘪𝘴𝘵𝘢: 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵à 𝘦 𝘧𝘪𝘥𝘶𝘤𝘪𝘢.”

Ecco, dunque, una restituzione legata all’impatto psicologico ed emotivo emerso durante l’incontro.

Abbandono, ricerca, guida, mani, occhi, buio, fusioni, abbracci, contatti, connessioni.

L’incontro di domenica ha lasciato dentro ognuno di noi un qualcosa, non ben precisato, di indefinito, caloroso, affettuoso. Il mio tentativo di definire ciò che è stato esperito porta con sé molte insidie, prima fra tutte saturare o banalizzare ciò che è stato, nella speranza, invece, di restituire una matrice insatura, generatrice di una catena di riflessioni.

Tanti volti si incontrano, circa 50, si scrutano, osservano, mantengono quella distanza sociale ormai introiettata da due anni e al benvenuto la prima tendenza dei partecipanti è restare fuori (la sala) in attesa dell’inizio dentro (di Sé).

È ora di accomodarsi, i sorrisi, alcuni imbarazzati, si mettono in cerchio e dopo le presentazioni si inizia.

Veniamo suddivisi “A” – “B”, spero non sia un voto. Non lo è.

Si generano delle coppie, e in un linguaggio diadico ci si tocca il cuore, si ascolta l’altro, lo sconosciuto, ci si sintonizza verso il diverso, l’ignoto e in un gioco di rispecchiamenti mi ritrovo ad ascoltare me stesso, il mio cuore, le mie emozioni, il mio imbarazzo che pian piano lascia il posto alla profondità. Mi invita a guardarmi dentro. Siamo io e te. Io e l’altro da me.

La connessione avviene, conosco il cuore dell’altro. Senza parole utili a schermarsi.

La connessione aumenta di grado, ora avviene il movimento, io conduco l’altro nei miei movimenti, dopo l’altro conduce me. Fastidi nell’essere manovrati e manovrate “ma cosa fa?”, frustrazione nel condurre “Cosa mi invento?” e infine, pian piano è il corpo che conduce, non il mio ma della coppia, nella sintonizzazione di due energie che si incontrano e che ci guidano. Esattamente come nel Tango, non conduco, ci conduciamo in un luogo nuovo e ignoto.

Ecco sopraggiungere l’ignoto: Bendatevi. Ci invitano a lasciare fuori la coscienza, la razionalità e a lasciarsi andare alla conduzione del flusso. Nell’oscurità non vedo più la realtà, me la rappresento. Queste rappresentazioni pian piano si sovrappongono a quelle interne ed ecco che vengo condotto nella sala, da solo, senza nessun’altro, da un’energia che si oppone a me per sostenermi. Il contatto è frequente, costante, fiducia assoluta.

Ora sbendatevi, mi tocca condurre. L’altro dipende totalmente da me, è lì inerme e abbandonato. Lo sostengo, ci entro in contatto, lo osservo affidarsi totalmente al mio tocco, e sento di doverlo condurre nel percorso più sicuro. La sintonia aumenta, vogliamo sperimentare percorsi più interessanti? Osiamo? La fiducia reciproca ci porta ad osare, a sperimentare percorsi nuovi, sotto la mia responsabilità di cura.

Un continuo dialogo fra me e l’altro da me, fra la fiducia verso le mie capacità di prendermi cura e le mie parti

vulnerabili, cieche e dipendenti da me.

L’assetto cambia, non sono più “io e l’altro” ma “io e il gruppo”. Io nel mondo. Cieco, bendato, mi ritrovo da

solo, mi hanno guidato ma poi la mia guida si separa da me. Abbandonato, nell’attesa di qualcun altro che mi conduca.

La parola abbandonato porta con sé un duplice significato: Rifiutato e Lasciarsi andare. In quei secondi si sperimentano entrambi, nella stasi e nell’attesa di un altro flusso di movimento, di qualcuno che ci conduca altrove. Sono qui, ogni secondo corrisponde a un rifiuto, ma ogni secondo è anche un eterno godimento con me stesso, un rilassamento totale tra il dinamismo imperante e l’invisibilità alienante.

In questo flusso di mani che conducono altrove, il genere sessuale scompare. Sono le mani di una donna? È l’irruenza di un uomo? Tutto entra in una con-fusione, chi mi trasporta non è né uomo né donna, viene prima, in quella regressione antica dove tutto ciò non aveva importanza.

Di riflesso, sbendato, ognuno di noi aveva l’onore/onere di condurre l’altro, di entrare in contatto con persone totalmente vulnerabili che prestavano la loro fiducia a tutti e tutte noi. Onore di conoscere l’altro? Di entrare in contatto con loro per qualche secondo? O l’onere di riparare ai loro disagi, di non farli sentire troppo abbandonati, di scacciare la colpa di un loro sentimento di rifiuto. Cosa sento nel vedere l’altro lì da solo in attesa di qualcuno? È veramente l’altro? O nell’urgenza di non lasciare l’altro da solo si cela un mio bisogno di soccorrere quella mia fragilità?

Paura della stasi ed eccitazione nel movimento, essere scelti, scegliere, stare, fermarsi, abbandonarsi, saper aspettare.

Come ultimo movimento, si passa all’abbraccio.

Quasi in un’urgenza riparativa o come naturale conseguenza di quanto fatto finora, l’abbraccio diventa spontaneo, quasi inevitabile. Si riscopre il desiderio di qualcosa che è mancato per troppo tempo, che il virtuale tende a sminuire, il contatto corporeo con l’altro, testa, cuore e pancia che si allineano e comunicano, una collisione tra tre mondi sconosciuti, ragione, emozione, istinto.

La benda ancora una volta favorisce la disinibizione, a favore dell’incontro con il proprio bisogno di essere abbracciati, sostenuti, e con la propria attitudine ad accogliere e confortare l’altro.

Quei corpi che nell’oscurità ci abbracciano siamo noi, la propria gruppalità interna che dialoga senza critica, senza rifiuto, senza fughe.

Attraverso quest’esperienza di arte del tango e psicologia si richiama il concetto di estetica dell’inconscio e ci permette di accedere alla comprensione profonda di come il proprio mondo interno rappresenta sé stesso, ossia lo simbolizza.

Il contatto con la dimensione artistica e corporea abbinata ad una funzione psicologica, agevola, dunque, una nuova e antica attitudine di concepire sé stessi, mediante l’espressione continua del non saputo. La razionalità viene sospesa e si rinuncia al dominio della definizione di sé mediante ciò che si pensa di sapere di sé stessi. Si sconfina nella creatività come matrice fondante di sé in continua definizione. In altre parole si demolisce il concetto dell’adultità già saputa, dai modelli famigliari e culturali, per scoprire che per crescere si deve costantemente tornare bambini ed accedere alla dimensione del gioco, dove si crea senza sapere, permettendo l’esperienza fondamentale della scoperta di sé.

Attraverso quest’incontro è stato possibile riscoprire l’attitudine fondante del fare esperienza di sé stessi senza dover pretendere di essere già dati, permettendo di esprimere il potenziale creativo che il proprio inconscio porta con sé, esorcizzando dunque la paura “d’essere” insita nella presunzione del “supposto sapere” e riscoprire l’estetica dell’ignoto, permettendo di tornare fuori pieni del nostro dentro.

Dott. Dario Maggipinto

Psicologo Psicoterapeuta a Chieti

Per Approfondire 

Metodo riabilitango https://tangoterapia.wixsite.com/riabilitango

benessere, consapevolezza, coppia, fiducia, psicologia, relazione, relazioni, responsabilità, tango

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