Il Narcisismo é il Principe Azzurro

Narciso fu condannato a innamorarsi della sua stessa immagine riflessa nell’acqua. Egli si lamentava poiché non riusciva a stringerla né a toccarla. Una volta resosi conto dell’accaduto, Narciso si lasciò morire struggendosi inutilmente; quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, trovarono al suo posto un fiore cui fu dato il suo nome.

Tratto da “Le Metamorfosi” di Ovidio 

​Siamo nelle stanze di un castello abbarbicato alla roccia, alla ricerca del Principe Azzurro perfetto per Cenerentola, la dipendente affettiva dei nostri giorni.

L’UOMO PRINCIPE

Entriamo. Il portone del castello scricchiola: le guardie ci fanno strada. Il mantello azzurro per oggi è nell’armadio: seduto su una sedia, chino al pc, ci appare un uomo di circa quarant’anni. 

Il capello brillantinato, la camicia azzurra con le iniziali cucite sul petto, all’altezza del cuore. I mocassini blu ai piedi, accompagnati da un pantalone in tricotina di cotone stretch, lasciano presagire che anche quel giorno una bellezza così curata non potrà non intercettare lo sguardo ammaliato di qualche fanciulla.

Resta solo da spruzzarsi un po’ di profumo per rendere il tutto perfetto.

Specchiandosi il Principe rinvigorisce il proprio io. “Sono bello, sono il migliore” pensa tra sé e sé mentre si prepara a varcare la soglia del Tribunale.

Promettente studioso, ravvede in Giurisprudenza la sua giusta collocazione, spinto da un padre e una madre desiderosi di vederlo “arrivato”.

“Arrivato” sa tanto di traguardo: lui ci si incammina con le sue gambette esili, un piccolo Forrest Gump che si apre alle strade dell’America.

Le sue arringhe diventano citazioni classiche e la maestria con cui riesce a mantenere alta l’attenzione del giudice lo fanno apparire come un giullare di corte da cui farsi ammaliare. Qualcosa, come potete immaginare, di totalmente estraneo e distante dal cliente afflosciato sulla sedia che a parole difende.

Ricerca il visibilio del pubblico.

La sua droga: rispecchiarsi, rivedersi, come un Narciso nel desiderio altrui. Lui, oggetto di quel desiderio.

IL PRINCIPE BAMBINO

Eh sì, non scordiamolo, dietro ad ogni Principe c’è sempre un bambino, o meglio c’è stato. Spesso cresciuto all’ombra di traguardi da raggiungere e privato del sano rispetto delle insicurezze, da genitori così bramosi del primo posto sul podio, da non riuscire a vederne realmente le doti.

L’infanzia diventa un naturale e progressivo snaturarsi per raggiungere mete che lo rendano vincente agli occhi dei genitori, con costi personali di soffocazione della paura e del desiderio altissimi.

Non si permetterebbe mai di dire a mamma e papà, che l’ora di scherma, l’immersione, le lezioni con il teacher bilingue lo terrorizzano; che avrebbe solo voglia di giocare, perché sa che potrebbe infliggere a quel genitore una ferita troppo grande.

D’altronde le note melodiche scandite dal pianoforte racchiudono il brillore della madre.

E come ogni bambino alla ricerca di attenzioni, la “dedizione” diventa sicurezza di un’ attenzione certa.

La sua vetta? La perfezione.

Dubbi, paure, perplessità, tristezze sono invece allontanati al pari di batteri infetti da cui non lasciarsi contagiare. Batteri degni solo di compagni fragili e contaminabili.

IL PARTNER PRINCIPE

Quella torre d’avorio spesso lo tiene in una posizione sopraelevata che lo fa faticare nelle relazioni: fuori discussione è il confronto con qualcuno di livello inferiore, ma anche questo distacco forzato causa una sofferenza che si tramuta in solitudine, soprattutto in campo amoroso.

Nelle relazioni intime l’angoscia di non vedersi desiderato dall’altro lo rende in una prima fase seducente e attento alla conquista. Poi, raggiunto l’obiettivo, lo porta ad allontanarsi  e a riconcentrarsi su di sé .

Quegli occhi della mamma che brillavano solo ai suoi successi non lo hanno mai reso sicuro della sua reale amabilità: il dubbio di mostrarsi nelle paure, nei timori e nelle fragilità è rimasto sempre una costante nella relazione con l’altro.

Umberta Telfner in “Ho sposato un narciso. Manuale di sopravvivenza per donne innamorate” edito da Castelvecchi traccia un profilo lineare e preciso di quelle che sono le caratteristiche di personalità di questo tipo di uomini… Io aggiungerei, e di donne, poiché anche se in minor misura anche molte donne possono avere consolidato in sé una tale modalità di guardare all’altro e a se stesse.

Quali sono le caratteristiche del narcisista? 

(per maggiori approfondimenti si rimanda all’articolo “Il Narcisismo – l’arresto della capacità di amare“) 

  • Senso di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia sono le basi sulle quali si fonda questa personalità
  • Un sé debole ed insicuro camuffato dietro ad un’immagine grandiosa e capace: una sagoma difensiva difficile da mantenere
  • Ambizioni alla perfezione ed al miglioramento continuo: standard alti per supportare l’autostima fragile
  • Dolore emotivo nel realizzare che la realtà è tanto diversa dal punto di arrivo immaginato
  • Natura profonda spesso frammentata e caratterizzata da sentimenti di fragilità, vulnerabilità, vuoto, ipocondria
  • Continue preoccupazioni su di sé, che li rendono persone AUTO-CENTRATE che comprendono a fatica la mente ed i bisogni dell’altro
  • Scarsa empatia: così come sono stati abituati ad evitare la percezione dei propri stati emotivi, faticano a capire cosa prova e sente l’altro
  • Non riconoscono che le fondamenta delle colonne portanti che esibiscono sono di argilla, infatti tendono a spostare sempre la colpa all’esterno : familiari noiosi, amanti incapaci, colleghi insufficienti
  • Sentono spesso depressione, fragilità, solitudine ma non lo comunicherebbero mai a nessuno
  • La facciata spesso è sprezzante, arrogante, altezzosa

Come si relaziona il narcisista?

  • Sta in un rapporto tenendo alte le distanze emotive dal partner (ricordate perché? Perché in fondo al suo cuore non è certo di essere amabile e perché l’altro spesso sfugge completamente alla sua attenzione)
  • Seduce per confermare la propria immagine, non perché interessato all’altro
  • Sente di non appartenere e spesso richiede tempi e spazi per sé
  • Se entra in intimità poi esce fuggendo per la paura di perdere il controllo: autarchico su di sé
  • Sfiduciato nell’altro e nella possibilità di ricevere
  • Le relazioni sentimentali spesso sono di breve durata, dopo l’infatuazione iniziale la relazione si consuma e l’idealizzazione del partner lascia spazio a svalutazione e noia. Finiscono con il mettersi in cerca di nuovi partner in grado di soddisfare i bisogni di ammirazione, amore incondizionato e perfetta armonia. Tendono a spremere gli altri per poi lasciarseli alle spalle.

La società liquida di cui ci parla Z. Bauman, che abbina all’amore un aspetto parallelo di dissolvenza, non può non fornire spunti di riflessione. Ho voluto accennare a questa tipologia personologica poiché la generazione del terzo millennio, che vive su Facebook ed altri social, coltiva una cultura narcisista diffusa e tante volte inconsapevole.

Cosa legó però il Principe a Cenerentola?

Diciamo che la preda più appetibile di un Ego da rinforzare è proprio nel suo complementare, un ego fragile che cerchi conferme. Può capitare che le dipendenti affettive, alla ricerca di conferme esterne, spesso accettino queste sfide per convincere questi uomini del loro essere meravigliosi, di meritare l’amore, convinte che con loro finalmente la paura si redimerà (per maggiori approfondimenti si rimanda all’articolo “Narcisismo ed Empatia- Schizzo di un intreccio tossico“).

Diventeranno loro devote, rassicuranti, trascurando se stesse e i propri bisogni pur di sentirsi amate. Ma anche questa totalità non basterà a convincere questi Principi e la ferita all’autostima si aprirà come una voragine.

Qui arriva la nota dolente.  L’incastro perfetto: io mi faccio piccola, tu sei speciale .

Questo gioco può durare anni, funzionale ad entrambi e disfunzionale ad entrambi.

Uniti dal terrore dell’abbandono, dalla paura della solitudine, creano coppie con un peso individuale molto alto, soprattutto per la Cenerentola di turno, disposta a tutto pur di non restare sola.

Una certa quantità di amor proprio o egocentrismo è non solo normale ma essenziale per la salute psicologica, anche se è sempre complesso identificare il punto in cui il narcisismo sano diventa patologico.


Chiuderei citando la celebre frase di Marililyn Monroe: “Non accettate le briciole. Ci hanno fatto donne, non formiche”.

Il racconto è un’opera di pura fantasia.

Tutti i personaggi, luoghi, eventi e fatti narrati sono frutto della immaginazione dell’autrice.

Ogni riferimento a persone è puramente casuale.

P.S. Chiedo scusa anticipatamente alla categoria degli avvocati.

Dott.ssa Valentina Calanca 

Psicologa, Psicoterapeuta 

Fan vincitrice del Contest di scrittura WEWANTYOU  

mail. dr@valentinacalanca.it

Per Approfondire:

– Telfener U. (2006) “Ho sposato un Narciso: manuale di sopravvivenza per donne innamorate” Ed Castelvecchi

– Publio Ovidio Nasone  “Le Metamorfosi”, Newton Compton Editori

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