Insicurezza? 5 consigli utili per comprenderla
L’insicurezza è un vissuto emotivo esperito più volte nella vita.
Generalmente ci si sente smarriti rispetto ai propri pensieri e si teme rispetto ad eventuali scelte da dover prendere. Talvolta l’insicurezza può essere più radicale, arrivando a temere un giudizio negativo verso sé stessi e la propria persona.
Di base, come ogni sensazione emotiva esistente, anche l’insicurezza porta con sé una funzione preziosa, ossia quella di entrare in contatto con realtà diverse da quelle abituali e mettere, dunque, in discussione modelli di pensiero e credenze disfunzionali o non più adattivi. In altre parole l’insicurezza è fondamentale per accedere agli stati di crisi necessari per la crescita personale e l’evoluzione del sé.
Talvolta però, l’insicurezza può diventare persistente e ci impedisce di accogliere e fare esperienza anche delle nostre competenze interne, ossia delle parti di noi strutturare.
Tale insicurezza persistente viene alimentata da un Io giudicante che si sostituisce alla capacità di auto-osservarsi, la funzione riflessiva, alimentato un rapporto conflittuale con se stessi e le parti più intime e vulnerabili: ossia tra una parte del sé bisognoso di comprensione, a volte con ferite interne ed emotiva ad un’altra intransigente, giudicante e censurante. Il nostro censore interno si crea attraverso un’interiorizzazione dei modelli relazionali primari, ossia su come siamo stati giudicati in famiglia e nel contesto sociale di riferimento, rispetto alle nostre parti emotive.
Molte volte sentiamo frasi del tipo “ Non piangere, sii forte (lasciando intendere un senso di debolezza interno all’esternazione emotiva del pianto)” oppure “ non devi avere paura, devi diventare un adulto prima o poi”. In realtà, le persone stesse che giudicano le esternazioni emotive dei propri figli o parenti, sono anch’esse vittime di questa censura, poiché una volta interiorizzata, ci convinciamo che sia giusto così, ossia che per essere adulti si necessità un annullamento totale del proprio piano emotivo, generando però un continuo stato di insicurezza e timore del giudizio altrui.
Ecco dunque 5 consigli utili per comprendere la propria insicurezza:
1. Domandarsi su che tipo di insicurezza si tratti e da dove ha origine: l’insicurezza del nuovo si ricollega alla vitalità della riscoperta e del cambiamento, mentre l’insicurezza auto-giudicante comporta uno sguardo verso l’interno, e verso quelle parti di sé che non vogliono più essere censurate. Sii libero di avere paura, essere triste, arrabbiato, dubbioso, vulnerabile, stanco ecc.
2. Se temiamo che la società, le persone, chiunque ci veda, possa giudicarci, allora stiamo proiettando all’esterno il nostro censore interno. È importante dunque chiedersi quali siano questi giudizi e metterli in discussione, domandandoci “Perché?”; Ad es. Perché dovrei essere più debole se piango per qualcosa che mi intristisce? Rispetto a quale concetto logico?
3. Viversi la propria intimità. È fondamentale individuare e creare dentro di sé uno spazio dove possa sentirti al sicuro ed accolto. Se non siamo in grado di accogliere i nostri bisogni, giudicandoli come debolezze, non possiamo pretendere di affidarci all’altro liberamente;
4. L’importanza dei confini e della giusta distanza. Talvolta il bisogno di conferme dell’esterno ci porta a creare legami invadenti con persone realmente giudicanti (a causa del proprio bisogno di giudizio positivo). Più affidiamo all’altro il potere di valutarci e più si impoverisce il valore che possiamo dare a noi stessi. Tale dinamica sta alla base delle dipendenze affettive;
5. Quindi, è necessario riappropriarsi della propria capacità di infondersi un valore interno. In che modo? NON con frasi di rinforzo positivo, ma con la curiosità verso il proprio piano emotivo (anche e soprattutto le emozioni negative). Solo iniziando a scoprire che ciò che si prova e si pensa ha un senso (personale e soggettivo) si scopre che esiste un mondo interno ricco di potenziale e vitalità.
Ovviamente questi 5 consigli possono essere presi in considerazione come spunti di riflessione, ma il vero processo terapeutico sta nell’immettersi in un percorso trasformativo, come una psicoterapia o come la vita stessa.
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Per Approfondire:
Kohut H. (1977), Narcisismo e analisi del sé. Bollati Bollinghieri editore
Miller A. (1981), Il Bambino inascoltato. Realtà infantile e dogma psicoanalitico. Bollati Bollinghieri editore