Il sogno in gravidanza. L’inconscio ancestrale
“Ho sognato di essere in una caverna. Attraversavo una sorta di stretto tunnel per riuscire ad arrivare all’aperto, ma man mano che avanzavo l’uscita sembrava allontanarsi sempre di più. Improvvisamente la mia pancia scompariva e non ricordavo più perché mi trovassi lì.”
“Ho sognato di essere di nuovo piccola, con mia madre, in camera dei miei genitori. Accanto al letto c’era una culla, ma dentro alla culla c’era un bambolotto. Mia madre mi portava il bambolotto e improvvisamente mi rendevo conto che era un bambino vero. Ero terrorizzata perché io ero solo una bambina. Mi sono svegliata angosciata.”
Nel corso del mio lavoro presso un consultorio familiare territoriale ho potuto seguire decine di donne in gravidanza. Molto spesso portano i loro sogni in seduta. Sono sogni ricchi di simboli, spesso carichi di emozioni intense, angoscia, paura, una visione negativa di sé o del bambino. È comune sognare di partorire un mostro o un alieno. L’inconscio materno funge da cassa di risonanza ancestrale con la metamorfosi della mente e del corpo materno. Non sono solo le angosce di quella donna a riverberare nello spazio onirico e nell’utero, ma quelle di generazioni di madri, che confluiscono in lei in termini di inconscio ancestrale e collettivo. Molti autori hanno tentato di comprendere il fenomeno dei sogni in gravidanza. Secondo Fornari (1981) “la mente, attraverso il sogno, digerisce le tensioni interne trasformandole in contenuti rappresentativi meglio comunicabili e interpretabili.” Nel sogno l’inconscio ci consente, tramite spostamento e condensazione, di mettere in scena contenuti non mentalizzati, memorie somatiche ancestrali, angoscie primordiali, e rappresentare il rimosso originario in forme narrative dalla funzione catartica e riorganizzativa in termini di senso. Agire senza agire, per integrare attraverso l’esperienza parte dell’Esserci che non possiamo esperire nel tempo della veglia.
I sentimenti di ambivalenza materna possono essere espressi nell’esperienza onirica, mettendo in scena l’angoscia di morte che accompagna ogni percorso di trasformazione materna. Il cambiamento che deve avvenire nella donna per poter acquisire il ruolo materno si accompagna sempre ad un vissuto di morte, che può sfociare in un disturbo depressivo post partum, se questa riorganizzazione non riesce a compiersi, e a risolvere l’ambivalenza tra la sopravvivenza dell’identità precedente a quella materna e il bambino stesso. Nella mente della madre si sviluppano contenuti provenienti dall’interazione con il feto che influenzano il processo onirico, facendo emergere, come affermavano Sered e Abramovitch (1992) e Blake e Reimann (1993), sentimenti relativi di benessere e malessere. Nella mente delle donne in gravidanza è all’opera un costante lavoro di riorganizzazione dell’immagine di sé come madre e del feto come futuro figlio.
Le nuove rappresentazioni interne della donna, rispetto al proprio ruolo materno e come donna, unitamente alla riedizione e revisione del Sé costituitosi durante lo sviluppo (Ammaniti et al., 2002), confluiscono nel costrutto di “costellazione materna‟ , ovvero la particolare “organizzazione della vita psichica, appropriata e adatta alla situazione reale di avere un bambino di cui prendersi cura” (Stern, 1995, p. 13). La qualità dei sogni nelle donne in gravidanza è correlata anche alla qualità del sonno, che peggiora mediamente nel terzo trimestre di gestazione, comportando spesso insonnia e risvegli frequenti, con difficoltà nel riaddormentamento. Uno studio molto recente di Schredl (2016) ha confrontato i sogni di 406 donne gravide con 496 non in gravidanza, osservando la prevalenze di incubi o sogni non piacevoli nelle prima. L’autore ha anche osservato che la maggior connotazione negativa dei sogni delle gravide è strettamente connessa allo stress esperito soggettivamente durante il giorno. Un dato interessante emerge dal lavoro di Kron e Brosh (2003), i quali hanno osservato attraverso uno studio longitudinale che le donne che non riportavano attività onirica intensa o incubi in gravidanza avevano maggior probabilità di sviluppare un disturbo depressivo nel post partum.
L’ipotesi degli autori è che in queste gestanti fosse avvenuta una repressione dei sentimenti negativi legati alla gravidanza e al parto, che avrebbe impedito una rielaborazione adattiva di tali contenuti attraverso l’attività onirica. Spesso lo stigma sociale, legato alle madri le quali provano sentimenti negativi relativamente alla gravidanza e al parto, unita allo stereotipo della genitrice solare e totalmente dedicata al compito parentale, senza tracce di ambivalenza, porta le gestanti a non condividere con nessuno i propri turbamenti, impedendogli di elaborarli e di risolverli. Come scrisse Melanie Klein solo accettando l’esistenza dell’odio accanto al sentimento di amore verso l’oggetto, possiamo tollerare l’ambivalenza e risolverla. Solo permettendo alle donne in gravidanza di esprimere ed esplorare la propria angoscia rispetto all’invasione del Sé operata dal bambino nel grembo, elle possono integrare l’amore e superare l’angoscia di morte, rinascendo come madri.
Dott.ssa Valeria Colasanti
Psicologa , Psicoterapeuta e Psico-oncologa
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Per Approfondire:
Klein M. e Riviere J ( 1953) Amore odio e riparazione , Astrolabio 1969
Mathes, J., Schredl, M. (2013). Gender differences in dream content: Are they related to personality? International Journal of Dream Research, 6, 104-109.
Merritt, J.M., Stickgold, R., Pace-Schott, E., Williams, J., Hobson, J.A. (1994). Emotion profiles in the dreams of men and women. Conscious. Cogn. 3,46–60. doi:10.1006/ccog.1994.1004
Nielsen T. (2012). Variations in dream recall frequency and dream theme diversity by age and sex. Frontiers in neurology. 3. 106. 10.3389/fneur.2012.00106.