La Giusta Distanza
Né troppo vicini, né troppo lontani

 

Copyright immagine: Liz Climo 

“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”. -Arthur Schopenhauer-

Come riusciamo a sopravvivere nelle relazioni?

Domanda esistenziale.

Domanda esistenziale per ognuno di noi.

Arthur Schopenhauer prova a rispondere con il dilemma dei Porcospini: una metafora che racconta della necessità nelle relazioni di scovare un “luogo”, la giusta distanza, in cui riuscire a percepire il calore dell’altro senza esserne invasi e feriti. Sigmund Freud rimane colpito dalla potenza metaforica di questo racconto, analizzandolo e utilizzando nei suoi scritti come esempio di uno dei più faticosi compiti dell’essere umano: costruire legami, salvaguardando la propria individualità.

Il dilemma dei Porcospini descrive la complessità delle relazioni umane: siano esse familiari, amicali, lavorative o di altra natura ci pongono sempre di fronte a inevitabili interrogativi.

“Dove sono io? “Dove inizia l’altro?” “Quale spazio di condivisione abbiamo?”

Trovare un equilibrio tra esigenze di individualità e di condivisione è tutt’altro che semplice.

Nella fase iniziale di un rapporto, quando si struttura un legame di tipo madre-bambino, di coppia, amicale… si sperimenta facilmente il bisogno di un’estrema vicinanza, di fusione con l’altro. Le spinte emotive iniziali sono di tipo fusionale e ci permettono di sperimentare un legame di dipendenza.

Come i Porcospini di Schopenhauer, anche noi desideriamo in primis il calore e perciò ci avviciniamo. Avvicinarsi troppo, però, annullando le distanze e superando i confini personali, può significare ferirsi, pungersi con gli aculei dell’individualità dell’altro.  

Alla gabbia della fusione, feriti, possiamo reagire con un movimento di brusca separazione: l’allontanamento può essere necessario a tutelarsi e ad attivare il processo di differenziazione che permette di sperimentare, dopo la dipendenza, anche un senso di indipendenza. È ciò che avviene nella fase adolescenziale, fra genitori e figli, nelle relazioni di coppia o amicali superata la fase dell’ “innamoramento” iniziale o in ogni fase di vita in cui si senta di non essere “visti” dall’altro.

L’entrata in contatto con il freddo della lontananza, può generare nuove spinte di avvicinamento, accompagnate da una più matura consapevolezza, e strutturare il “ballo dei Porcospini”: un continuo movimento fra lontananze e vicinanze alla ricerca una posizione ottimale, quella giusta distanza in cui sentirsi riconosciuti nella propria individualità all’interno di una relazione di reciprocità e interdipendenza.

Esagerando con la vicinanza, rischiamo di non riconoscerci individualmente, esagerando con la lontananza rischiamo di non sentire l’altro e di non farci sentire.

Ogni relazione, dunque, richiede un processo faticoso per il raggiungimento della “giusta distanza” in cui sentirsi al sicuro.

Non esiste una giusta distanza valida per chiunque: ognuno ha bisogno di crearsela su misura e mantenerla nel tempo, basandosi suoi propri desideri e interessi, sulle individualità dell’altro e sul legame.

È importante ricordarsi che aumentare le distanze non significa necessariamente desiderare di allontanarsi per porre fine alla relazione, può rappresentare anche un sano desiderio di fare spazio ai propri bisogni, di passare del tempo in solitudine,  scoprire parti nuove di sé e offrire all’altro una maggiore autenticità nella relazione.

I legami sono importanti solo se permettono di sentirsi liberi.  

Liberi di essere differenti dalle aspettative degli altri, di scoprirsi e trovare uno spazio di autonomia nella relazione. Liberi di riconoscersi emotivamente dipendenti e indipendenti dall’altro, di raggiungere un equilibrio tra la tolleranza dell’assenza e il bisogno di vicinanza.

Liberi di sperimentarsi come i porcospini di Schopenhauer e arrivare a sentire il calore dell’amore, senza  esserne feriti.

“Ballare” come i porcospini è faticoso: avanti e indietro passando nel dolore, poi nel freddo e così via.. ma la conquista è la giusta distanza che profuma di libertà e che da senso alla nostra individualità e al nostro essere nelle relazioni. Faticare per trovare “quei luoghi né troppo vicini, né troppo lontani”  significa darsi l’opportunità di stare bene ed essere felici.

Dott.ssa Emanuela Gamba

Psicologa, Psicoterapeuta ed Esperta in Psico-Oncologia

Riceve su appuntamento a Roma (zona Prati)

(+39) 389.2404480

emanuela.gamba@libero.it 

 

Per Approfondire 

Schopenhauer  A.,  “Parerga e Paralipomena”, 1851

Freud S., “Psicologia delle masse e analisi dell’io”, 1921

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