I paradossi dell’attendere
Piacere o frustrazione?
“Ti giuro che l’attesa aumenta il desiderio, è un conto alla rovescia col tempo a rilento…però ti sto aspettando come aspetto un treno (…)
Ti aspetto come i lidi aspettano l’estate, come le mogli dei soldati aspettano i mariti, ti aspetto come i bimbi aspettano il Natale….
(“Per un milione” Boomdabash)
Scegliere un argomento per un articolo a volte non è semplice; la scelta del presente articolo deriva da una riflessione in seguito a un bellissimo scambio di idee mentre aspettavamo il treno. Siamo rimaste piacevolmente sorprese su quanto questi momenti fossero per noi, contrariamente a quanto si possa pensare, preziosi attimi di calma per immergerci gradevolmente in dolci pensieri lontani dal caotico e frenetico movimento quotidiano.
Quindi perché non approfondire proprio questo argomento?L’attesa, normalmente concepita in maniera passiva, può essere invece generatrice di emozioni, idee, progetti? Si potrebbe dire che il vivere stesso un costante attendere? Una volta tanto, abbiamo pensato di farlo dire ai nostri potenziali lettori, amici e conoscenti, proponendogli la seguente consegna:
“Scrivi tre parole che ti vengono in mente DI GETTO pensando alla parola “attesa” e successivamente spiega le motivazioni della tua scelta tenendo in considerazione i vissuti e le emozioni”.
Le parole che hanno catturato la nostra attenzione sono state: evento; come dice Sonia “l’attesa per qualche cosa che speri accada o sai che accadrà o per qualcosa che speri non accada”. Vittoria aggiunge la componente dell’investimento: “Aspettare il risultato di un esame per il quale hai investito una vita”. Il treno: mentre Alessandro associa il termine all’attesa “di chi è in stazione ed attende il treno giusto, ossia la grande occasione della sua vita”, Anastasia, invece, all’attesa dei tanti odiati mezzi pubblicie ci dice “negli ultimi 36 giorni sono stata ad aspettare treni e aerei, con un vissuto misto di noia e nervosismo”. Daniele, Colonnello dell’E.I, riconduce l’attesa all’imbarco post missione “è il nostro aereo che sta atterrando, finalmente si aprono le porte, ci incamminiamo in fila, silenziosi come un lungo serpentone, zaino in spalla, verso l’aereo che ci aspetta. L’aereo si stacca prepotente e si posa sulla pista illuminata. C’ è sempre qualcuno che aspetta te e la tua valigia”. Piacere, quindi, per Alessandro. “Attendere qualcosa che si desidera fortemente spesso è molto più piacevole rispetto a quello che si prova quando si ottiene quel qualcosa, perché le aspettative potrebbero essere superiori a quanto accadrà”; dolce forse per assonanza acustica come dice Gian Paolo ma anche per il ricordo della gravidanza e del Natale, come ci rivela Gloria e i Boomdabash. L’attesa si sa genera il desiderio, “perché ha una motivazione diretta a uno scopo/obiettivo”, come dice Luisa. Non sempre però le risposte che abbiamo ricevuto hanno una connotazione positiva; per Andrea l’attesa è collegata all’ansia, “al timore dell’incerto, del non sicuro. Qualcosa che potrebbe ferirti o deluderti”, mentre per Luana è impazienza “si vuole arrivare subito a godere di una determinata esperienza”. Martina nella sua spontaneità ci fa partecipi di un problema molto sentito dal mondo femminile vale a dire attendere “il ciclo che ultimamente non si capisce quando mi viene”.
Dalle risposte che ci sono state inviate emergono due principali accezioni che rivestono il concetto di attesa; una positiva e una negativa. All’interno di questa possiamo collegare diversi elementi e sfumature rispetto alle parole stesse che sono emerse.
Se si parla dell’attesa in termini positivi ritroviamo in maniera più ricorrente le parole Aspettativa, Piacere e Desiderio; in questo senso, un po’ di coloritura leopardiana l’attesa è intrisa di rassicuranti e dolci aspettative che non sapremo mai se corrisponderanno alla realtà. Ma è il gesto stesso dell’attendere, come il vivace villaggio in un sabato qualsiasi, pieno di una fervida serenità che è di per sé appagante; quindi, ricollegandoci alla domanda inziale, questa volta citando Seneca, ti domandiamo “tu vorresti organizzare quanto è nelle mani del destino, e ti lasci sfuggire ciò che è già nelle tue?
Nell’accezione negativa, invece, i concetti più ricorrenti sono quelli di Nervosismo, Noia, Frustrazione e Ansia. Il collegamento immediato va all’attesa di qualcosa che noi non possiamo controllare o che controlliamo solo parzialmente come esiti di analisi, di interventi o esiti di prove sulle quali abbiamo investito. Alcuni hanno riportato anche un vissuto di noia rispetto all’attesa dei tanto odiati mezzi pubblici come treni e aerei.
Un’altra cosa che ci è saltata all’occhio è quella che abbiamo chiamato, sorridendo, l’attesa rosa; ovvero quella che solo il gentil sesso può provare, cioè quella relativa al ciclo mestruale, per nulla divertente ve lo possiamo assicurare, e quella della vita che è dentro di noi per nove mesi.
In generale l’attesa è generatrice di emozioni ambivalenti, che investono spicchi di vita più o meno grandi; dunque, ci siamo chieste se l’attesa risieda nell’atto di vivere stesso. Solo vivendo, saremo noi piccoli arcieri, a scoccare le frecce; (at)tendendo l’arco saremo così i protagonisti attivi del loro movimento. Concludiamo riportando la poesia di Elisa, a nostro avviso, dolce e pregnante sintesi della nostra riflessione:
“Spazio di tempo bianco nel denso silenzio. Divora a tratti la mente inquieta e lo stomaco famelico. Alcune notti dolce sollazzo in cui rifugiarsi prima di chiudere gli occhi”.
Dott.ssa Chiara Moriglia
Psicologa clinica
Dott.ssa Rosalba Vergini
Psicologa e Psicoterapeuta
Per approfondire:
Weil S. (1934) L’attesa della verità