La rana bollita. Adattarsi nelle relazioni
“ Immaginate una pentola piena d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce bollita.Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.”
Il principio della “rana bollita” è stato usato dal filosofo Noam Chomsky per indicare l’attitudine dei popoli ad adattarsi e accettare situazioni sfavorevoli, negative e opprimenti. Viene usato specialmente in sociologia per descrivere alcune dinamiche di potere, soprattutto moderne, nelle quali vengono cambiate le regole della società, procedendo per step, facendo abituare lentamente le masse anche a conseguenze avverse e sfavorevoli.
C’è un altro ambito, a mio avviso, dove questa breve storia può tornarci utile per spiegare determinate dinamiche: le relazioni di coppia.
Uno degli elementi principali messi in risalto dal principio della “rana bollita” è l’eventuale capacità di adattarsi alle situazioni. L’adattamento è una risorsa sicuramente funzionale all’interno dei rapporti sentimentali, soprattutto nelle storie più durature diventa importante sapersi adattare ai cambiamenti dei bisogni della coppia, a nuovi modi di affrontare problemi diversi. Il venirsi incontro sapendo trovare dei compromessi funzionali al rapporto deriva anche da una buona capacità di adattamento delle persone in gioco.
Quando, allora, questa dinamica rischia di diventare “pericolosa”, come per la rana nel momento in cui si abitua al calore finendo bollita?
Adattarsi troppo all’ interno di una relazione può diventare un problema se per farlo iniziamo a mettere da parte noi stessi in funzione dell’altra persona. In un rapporto di coppia può capitare che uno dei partner, per determinate caratteristiche personali o relazionali, possa iniziare a trascurare i propri bisogni, le proprie necessità, pensando di fare la cosa più funzionale per la relazione. A volte si tratta anche di piccole cose che tendiamo a reputare poco importanti, che pensiamo di tollerare facilmente e alle quali in fondo non è cosi doloroso rinunciare; un po’ come la rana che pensa di poter sopportare l’aumento del calore perché in realtà ancora non lo sente come una minaccia. Questa dinamica può emergere spontaneamente da un partner che magari per una sua insicurezza tenderà a farsi un po’ da parte, diventando più accomodante per non rischiare il fallimento della relazione; mentre altre volte può essere l’altra persona a indurre o “chiedere”, più o meno consapevolmente, questo tipo di atteggiamento (una dinamica che spesso si incontra con le persone narcisiste, per ulteriori approfondimenti si rimanda all’articolo “Innamorarsi di un narcisista – alla ricerca dell’empatia”). Adattarsi troppo a lungo ai bisogni dell’altro, omettendo e trascurando i propri, rischia di portare a conseguenze disfunzionali e negative per la coppia. Uno dei partner potrebbe abituarsi a normalizzare la situazione, diventando sempre più remissivo nei confronti delle proprie necessità relazionali. Non prestare attenzione a questa dinamica, oltre a incidere sulla nostra autostima, rischia di far aumentare la nostra tolleranza nei confronti dei bisogni negati, ad esempio: “ho sopportato questo, allora posso sopportare anche ques’altro”; sempre come la rana che, abituandosi a ogni livello di calore, accetta anche quello successivo. Protrarre questo atteggiamento ci espone al rischio di ritrovarci con poche energie e troppo stanchi per riaffermare noi stessi, e il nostro benessere, all’interno della coppia. Inoltre potremmo mandare, inconsapevolmente, messaggi sbagliati al nostro partner, del tipo: “alza il calore dell’acqua quanto vuoi, tanto io sono qui lo stesso”. In questo modo rischiamo di mettere l’altra persona nella condizione di non poter rendersi conto di quando sta facendo qualcosa che ci dà fastidio, provoca dolore, oppure no.
Quando si inizia una relazione si tende a mostrare sempre il meglio di se stessi, quindi raramente qualcuno ci farà trovare una “pentola con l’acqua già bollente”, avvisandoci del pericolo e facendoci scappare a gambe levate come la rana nella storia; sta a noi, dunque, capire quando adattarsi può essere una risorsa oppure un problema. Dovremmo cercare di essere sempre attenti a noi stessi, prestare attenzione anche alle piccole cose che ci danno fastidio, guardarci e non sminuire i nostri bisogni. Avere sempre a mente che la comunicazione con il partner è importante. A volte si ha la tendenza a farsi scivolare addosso delle cose per la paura di ferire l’altro, di perderlo, ma spiegare quali sono le nostre necessità e perché non possono essere messe da parte è un modo per rafforzare la relazione, per sentirsi liberi piuttosto che “costretti” ad accettare situazioni che ci fanno “ribollire”.
Stare insieme ed amarsi non vuol dire soltanto fare del bene all’altro, vuol dire soprattutto fare del bene a se stessi attraverso la relazione con l’altro.
“Se vuoi essere rispettato dagli altri, la cosa più grande è rispettare te stesso. Solo in quel modo, solo con il rispetto di te stesso tu obblighi gli altri a rispettarti.” – Fedor Dostoevskij –
email: luca.notarianni@alice.it
Approfondimenti bibliografici
– Chomsky N. (2014) Media e Potere
– Krishnananda, Amana (1997) A tu per tu con la paura.
abitudini, adattarsi, amare, amore, bauman, bisogni, chomsky, coppia, dialogo, empatia, errori, innamorarsi, psicologia, rana, relazione