Orientarsi tra piacere e dolore. Riflessioni Libere
Da tempo mi frulla un pensiero in mente, una teoria che riguarda il piacere. È arrivato il momento di portarla alla luce.
Partiamo dal fatto che l’uomo, per natura istintuale, rifiuta il dolore e apprezza le sensazioni di piacere. Pure un bambino, per esperienza, sa che il fuoco brucia e provoca dolore mentre giocare dona piacere. Niente di strano o complicato, è la base della vita: rifuggire il dolore e andare verso ciò che ci piace.
Una dose di piacere giornaliera
Quando si prende in causa una specifica dose di piacere giornaliera la questione si complica un po’. La mia teoria è semplice e si sviluppa da una domanda: l’essere umano, per vivere felicemente, ha bisogno di una dose minima di piacere quotidiano?
Io credo di sì. Credo che l’uomo abbia bisogno di una dose minima di piacere per mantenere il proprio stato psicofisico nella norma. Qui si può discutere di piaceri primari e secondari, di veri piaceri connessi a un’esistenza originaria (primordiale) e di piaceri frutto di dipendenze che in sostanza non conducono ad un piacere stabile. Mi viene in mente la teoria sul piacere di Epicuro. Secondo il filosofo lo scopo di una buona vita lo si trova proprio nel piacere, dividendolo in primario, secondario, passeggero o stabile.
Esistono anche teorie che cercano di allontanarsi dai concetti di piacere e di dolore, come ad esempio lo Stoicismo. Sinteticamente questa afferma che piacere e dolore non sono rilevanti al benessere dell’individuo. Come si potrà capire, il mio pensiero non è in linea con questa teoria. Anche uno stoicista credo tragga piacere nel gustare una mela o nell’ammirare un tramonto.
Con queste poche righe, che servono in primis a me per far chiarezza sulla questione, arriviamo alla mia personale teoria sul piacere. Come spesso affermo, vivere la vita in un contesto il più possibile originale/naturale ci permette di vivere sensazioni piacevoli che non vivremmo altrimenti. Oggi però non viviamo per niente come in origine: abbiamo creato una sovrastruttura (sistema sociale) che ci nega molti piaceri primari mentre ci infligge molti dolori e restrizioni, consolandoci poi con piaceri diversi da quelli originali/umani.
Orientarsi tra piacere e dolore
Consideriamo una linea i cui estremi vanno da 0 a 100, dove lo zero consiste in una vita priva di piaceri mentre il cento ne rappresenta una totalmente soddisfacente. Ci si sposterà verso i numeri più alti con le sensazioni piacevoli che giornalmente proviamo, mentre si andrà verso lo zero per causa dei dolori a cui la nostra epoca ci costringe. Il pensiero seguente, quasi banale, rivela che: se la nostra esperienza di vita è pregna di dolori più o meno rilevanti, per compensazione avremo bisogno di provare dei piaceri sempre più forti per riportare il valore a livelli accettabili.
Con l’innaturale stile di vita che conduciamo oggi però, assaporare l’aria fresca della mattina e correre scalzi sui fili d’erba non basta più. Questi sono piaceri originali di cui ci siamo privati volontariamente tramite le scelte che ogni giorno abbiamo preso. Il sistema si è dovuto inventare tutta una serie di piaceri beceri, il cui unico scopo consiste nel consolare e nel compensare agli stessi dolori che esso infligge.
Tutti i dolcetti, i caffè, le bevande zuccherate, il campionato di calcio, le serie tv, i giocattoli tecnologici, i videogiochi, le montagne russe, il fumo, l’alcol, le droghe più invasive, la pornografia… sono piaceri che servono alla compensazione dei dolori moderni, i quali derivano tutti da un’unica fonte. A cosa mi riferisco? Tutto è causato da un’unica fonte: la privazione di una vera vita umana, l’allontanamento dal nostro stile di vita originale.
Oggi la normale vita del cittadino è divenuta un costante inseguimento di piaceri futili, perché la vita moderna è una continua insoddisfazione. Tuttavia:
L’ossessione smisurata per i piccoli piaceri del corpo annulla il piacere duraturo dell’anima.
Soddisfare i bisogni futili o di dipendenza non rende felici, calma solo i nervi momentaneamente, e ci rende ancora più succubi e bisognosi di quelle stesse dipendenze. Tutto (o quasi) è droga in un sistema moderno. Queste non portano ad una soddisfazione stabile, perché un drogato non è libero, non è nulla, non possiede un’individualità unica, perché proietta tutto se stesso nella sostanza di cui ha bisogno o nell’etichetta in cui si è identificato. Ricordiamoci che uno dei fattori primari della vera felicità è il poter essere liberi.
Il fuoco fornisce calore ma può anche ustionare
Se, dopo aver analizzato oculatamente lo svolgersi delle nostre giornate, ci siamo accorti che i nostri pensieri e le nostre azioni rispecchiano un’ossessiva ricerca di questo tipo di piaceri, significa che l’esistenza che sperimentiamo è pervasa da sofferenze più o meno celate e consapevoli. Se vivere la vita si traduce nell’ossessiva ricerca del piacere c’è qualcosa che non quadra. Vuoi realmente una vita felice? Allora non continuare ad essere preda di questo circolo, ma allontanati da quello che genera dolore, come gli stessi comportamenti primari e istintivi suggeriscono. Se il fuoco brucia mi allontano da esso. Può darci ristoro, ma poi ci rende dipendenti dal suo calore, in modo da farci avvicinare sempre più alla fiamma, fino a scottarci. È illogico compensare la sofferenza con piaceri droganti quando basterebbe allontanarsi dalla causa della sofferenza. È come godere dell’acqua sulla pelle mentre siamo sempre più vicini al focolare. Non è più logico distanziarsi da esso?
Gustare piaceri e dolori per ridurre la sofferenza
Il concetto fondamentale, dal mio punto di vista, è trasformare in piacere ogni singolo evento, ogni singolo istante della vita. Questo è un modo di vivere che può nascere soltanto da un ribaltamento totale della visione classica della vita. Ogni evento sarà quindi piacevole perché lo stesso piacere (primario) di esistere, di esserci in questo momento, riuscirà a far apprezzare ogni tipo di situazione.
Saper apprezzare il “vuoto” che intercorre fra le gioie e i dolori è il caposaldo che ci consente di imparare ad apprezzare e accogliere qualsiasi gioia e qualsiasi dolore.
Con ciò non voglio dire che riuscire ad assaporare ciò che ordinariamente si definisce dolore, ci obblighi a ricercare situazioni prettamente dolorose, anzi. Più si è capaci di assaporare ogni cosa, meno sofferenza capita e facciamo capitare nella nostra esistenza. Questa secondo me è la via più consona per un ritorno a uno stato originale, ma può essere anche una risposta all’oppressiva situazione moderna. Bisogna però stare attenti a non mutare il tutto in forma illusoria. Per esempio, se mi capita una situazione spiacevole, non è utile forzare sorrisi e sforzarsi di essere felici. La semplice risposta è assaporare l’evento, tutto lì. Questo è un atteggiamento che deve sorgere spontaneamente.
Ricapitolando, tutti noi sentiamo il bisogno del piacere, e oggi, in un contesto di celata prigionia, lo percepiamo ancor più marcatamente. Per questo abbiamo la necessità di rincorrere senza sosta piaceri futili e droganti. È tutto frutto della sofferenza mascherata dell’attuale sistema. L’intelligenza quindi, ci fornisce la direzione più logica, che non è quella di ingozzarci di piaceri che creano dipendenza e insoddisfazione, ma allontanarsi dalla causa della sofferenza. Allontanarsi dal meccanico per ritornare all’origine. In questo modo i piaceri umani originali privi di morbosa dipendenza diverranno cosa automatica.
Non è necessario inseguire incessantemente il piacere quando si è imparato a godere di ogni cosa.
Andrea Di Lauro
di Project Excape (projectexcape.it)
Vincitore del Contest “We Want You” per il mese di Giugno 2017