Genitori e lavoro
Perchè non ci sei mai, dammi tempo
“Lieben und arbeiten”, “amare e lavorare”, questa è la mia ricetta contro i mali oscuri del mondo”
(S. Freud)
“Mamma non ci sei mai, lavori sempre! Papà devo fare i compiti di matematica, quando torni?”
Diventare genitori, sappiamo già, richiede l’impiego di innumerevoli energie fisiche e un impegno emotivo e mentale a 360°. Trovare il tempo per i figli, diventa una vera e propria impresa a volte. A volte, davvero, non c’è il tempo di conciliare tutto: lavoro e vita affettiva. Chi ne paga le conseguenze? Il bambino? I genitori stessi? Probabilmente tutti. Gli spazi e i tempi di condivisione familiare si dimezzano se entrambi i genitori lavorano tutto il giorno. Oggi ma anche in passato, avere la possibilità di lavorare è ciò che ci si augura maggiormente: trovare lavoro, poter assicurare serenità economica a sé stessi e alla prole. Un buono status sociale dei genitori rappresenta indubbiamente un fattore di protezione per il bambino. In tal senso al bambino verrebbero garantiti i mezzi necessari a crescere bene: andare a scuola, fare sport, avere i giocattoli per giocare. Il lavoro come fonte di vita. Si ma non basta. I genitori che sono molto impegnati e presi dai loro impegni lavorativi, spesso sono costretti a delegare ad altri le cure del bambino: portarlo a scuola, farlo pranzare o cenare, sostenerlo e supportarlo nei compiti qualora fosse necessario.
Dinamiche queste, che incidono sullo sviluppo della mente del bambino in termini di cognizione e affettività: laddove si riduce il contatto subentra la tristezza. I bambini sono tristi se non vedono mai i genitori. I d’altro canto i genitori vanno capiti: la maggior parte delle volte sono consapevoli del fatto che lavorare oltremodo toglie del tempo alla vita familiare; spesso, purtroppo non hanno alternative. Non possono scegliere. L’ulteriore consapevolezza di ciò che sperimenta il bambino, se l’assenza della mamma e del papà si protrae nel tempo, potrebbe aumentare la possibilità che si attivino comportamenti riparativi e compensativi, utili a far sentire il bambino “al sicuro” anche quando il genitore è costretto a stare lontano per molto tempo: “Se non mi vedi, non vuol dire che io non ci sia, io ti penso sempre, torno presto”. Sentirsi dire queste poche parole potrebbe creare nel bambino una sorta di corazza entro la quale rifugiarsi quando si sente spaventato, perso e solo. Rassicurarlo per farlo vivere senza paura. Spiegare i motivi per cui si è costretti a lasciarlo con altre persone a volte non basta, bisogna trovare un modo per farsi percepire comunque “presenti”.e insieme con il figlio e rispettandone i tempi, le reazioni, gli spazi, le decisioni. Telefonate, informatevi spesso su come sta e cosa sta facendo. Una volta tornati a casa la sera, sarebbe funzionale ritagliarsi un po’ di tempo per raccontarsi. I bambini parlano se percepiscono il genitore vicino e curioso. Fate programmi per il tempo libero. Trovate il tempo per rispondere a quella richiesta silenziosa che i bambini sembrano fare con gli occhi: “Quando stai con me? Dammi un po’ del tuo tempo”. I bambini che vengono trascurati dai genitori, tendono all’isolamento, spesso non manifestano il malessere. Introiettano un modello genitoriale negativo: “non sarò mai come te, non ci sei mai, un giorno da grande non farò i tuoi stessi sbagli”. Ma se i genitori sono in grado di trovare momenti di condivisione ricchi e intensi non c’è motivo di preoccuparsi: la relazione si ripara, il legame di attaccamento viene preservato. I bambini “lasciati soli” potrebbero ammalarsi. E non è viziandoli, poi, con quantità spropositate di regali che si aggiustano le cose. Sostituirsi agli oggetti non serve ai genitori a farsi spazio nel cuore dei figli, non è così che il senso di solitudine viene meno in quest’ultimi. In tal senso rischiano di andare incontro a ripercussioni psicosomatiche tali da comprometterne la salute: disturbi dell’alimentazione legati a forme di ribellione (diventano selettivi, mangiano soltanto determinati alimenti), hanno scatti di ira improvvisa, difficoltà ad addormentarsi e a mantenere i ritmi del sonno adeguati (sonno/veglia alterati), difficoltà dell’apprendimento ( per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo Genitori e disturbi specifici dell’apprendimento -Tu non capisci niente!). Allora subentra l’amico immaginario: quello che c’è sempre e fa compagnia, sostituendosi nella mente del bambino ai genitori reali. Soluzione funzionale che il bambino trova per fronteggiare lo stress di volere qualcosa per sé e non riuscirci. Le ripercussioni sulla salute del bambino non sono da sottovalutare: bambini insicuri, ansiosi con comportamenti distruttivi. Il bambino in “overthinking”, che pensa troppo, tra sé e sé, con un mondo mentale ipertrofico, non vive esperienze di pensiero positive in famiglia e rischia di sviluppare disturbi internalizzanti. La trascuratezza infantile (Child Neglect), l’omissione di cure e di attenzioni verso il figlio è un fenomeno grave tanto quanto il maltrattamento fisico. Si rimanda alla lettura del seguente articolo (Erickson, M. F., & Egeland, B. (2002). Child neglect. The APSAC handbook on child maltreatment). Trovare il tempo per prendersi cura dei bisogni di crescita del bambino corrisponde, quindi, a far sì che si attivino quelle risorse interne che tengono lontano dalla psicopatia “la malattia di chi non ama perché non è stato amato”. Il tempo “di dire e di fare” e di attribuire ad esso qualità. In Italia la percentuale di bambini trascurati ammonta al 47%; diversi studi, inoltre, hanno dimostrato come i cervelli dei bambini trascurati siano molto più piccoli rispetto a come dovrebbero essere nei piccoli di 3 anni a causa di alterazioni a carico dello sviluppo cerebrale, alterazioni a carico del sistema di risposta allo stress e una notevole riduzione dei livelli di cortisolo. Bambini resistenti.
Silvia: “Avendo una famiglia numerosa, mi ritrovavo ad avere sempre qualche riferimento familiare. La cosa più importante è che quando i figli crescono, viziarli per sensi di colpa, per tempo “rubato” è la cosa peggiore al mondo. Io sono contenta che i miei non mi abbiano viziato. Mio padre usciva di casa alle sette, tornava alle otto e mezza di sera. Non lo vedevo mai e lui non passava mai del tempo con me. Fatto sta che mi ha insegnato che qualsiasi cosa io volessi..avrei dovuto guadagnarmela…”
Nei casi più gravi, il bambino disposto a tutto per attirare l’attenzione dei genitori, potrebbe ricorrere a comportamenti legati all’autolesionismo: “Mi faccio male, te lo faccio vedere, così ti accorgi che esisto”. Gli adolescenti trascurati fanno spesso ricorso ad uso sostanze psicotrope e sviluppano comportamenti antisociali. Il motivo è caratterizzato dalle medesime ragioni, mettere a repentaglio se stessi per indurre nel genitore senso di colpa e preoccupazione. Spesso, inoltre, tendono a chiudersi nel proprio mondo interno cercando comunque contatto compensativo con l’esterno, rappresentato dal vivere solo ed esclusivamente attraverso i social network e utilizzando quelle che Smorti chiama “protesi elettroniche” per annientare il senso di solitudine devastante che non viene percepito dai genitori. Un padre assente, ad esempio, che non approfitta nemmeno del tempo libero per stare con il figlio/a rischia di essere la causa di profonde turbe emotive in quest’ultimo: “Se il mondo esterno non mi vuole, io non servo a nulla”. La maturazione emotiva e cognitiva dei figli dipende anche dai processi di cooperazione, condivisione e confronto che i genitori sanno costruire cercando in tutti modi che il terreno emotivo dell’intera famiglia non diventi arido, privo di stimoli.
“… Sí. È questo! Essere madre o padre è il più grande atto di coraggio che si possa fare, perché significa esporsi ad un altro tipo di dolore, il dolore dell’incertezza di stare agendo correttamente e della paura di perdere qualcuno tanto amato. Perdere? Come? Non è nostro. È stato solo un prestito” (Josè Samarago).
Non è mai troppo tardi per recuperare tempo. Datevi tempo
Dott.ssa Gabriella Papadia
Per Approfondire:
DePanfilis, D. (2006). Child neglect: A guide for prevention, assessment, and intervention. US Department of Health and Human Services, Adminsitration for Children and Families, Administration on Children, Youth and Families, Children’s Bureau, Office on Child Abuse and Neglect.
Erickson, M. F., & Egeland, B. (2002). Child neglect. The APSAC handbook on child maltreatment, 2, 3-20.
Smorti, A. (2007). Adolescenza e solitudine. Psicologia sociale, 2, 213-216.
Luby, J. L. (2015). The Importance of Early Nurturance for Social Development. Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, 54(12), 972-973.
http://psicoadvisor.com/padre-assente-devasta-lo-sviluppo-emotivo-cognitivo-dei-figli-5000.html