Arteterapia. Portare equilibrio nelle dissonanze psichiche
“L’arte crea una zona di vita simbolica che permette di trascendere il conflitto e di creare ordine nel caos, e infine, di dare piacere.” Edith Kramer scrisse queste parole nel 1971, ed è al suo lavoro e a quello di Margareth Naumburg che si deve la definizione teorica dell’arteterapia come metodo clinico psicologico. Secondo queste autrici i sentimenti inconsci di un individuo possono essere riconosciuti più facilmente in un immagine, che non nelle parole. In queste immagini vengono proiettate emozioni, vissuti, conflitti. Queste immagini quindi, alla stregua di materiale onirico, possono essere analizzate attraverso la cornice teorica della psicoanalisi o della psicoterapia dinamicamente orientata. Come l’interpretazione del sogno in psicoanalisi, lo svelamento dei significati inconsci rappresentati nell’opera artistica vengono esplicitati e resi quindi comprensibili a chi li ha prodotti, grazie alla comunicazione verbale tra paziente e terapeuta.
L’arteterapia crea un campo tripolare, in cui viene creato un oggetto terzo, non sempre tangibile, tramite il quale viene utilizzata la creatività per stimolare il dinamismo terapeutico, offrendo una grande flessibilità nelle modalità di intervento.
Le due Frida, 1939 – Museo de Arte Moderno, Città del Messico. Image courtesy of Museo de Arte Moderno, Città del Messico.
Questa tecnica permette il distanziamento necessario da ciò che viene prodotto negli incontri terapeutici, allontanandosene anche fisicamente in modo da permettere un rispecchiamento dei contenuti simbolici che vengono espressi. Gli incontri di arte terapia prevedono l’uso di materiali e tecniche artistiche per promuovere tre processi, quello dell’espressione, quello della comunicazione e quello dell’attivazione. Ognuno di essi è fondamentale per l’essere umano. I materiali che vengono utilizzati in questa tecnica sono vari e spaziano da quelli duri, come la creta da modellare, ai colori ad acquerello. Anche la scelta di un materiale ha significati simbolici profondi. Più il materiale è legato all’acqua e più avrà un aspetto regressivo importante. Anche le tecniche usate per la lavorazione dei materiali è legata a significati dinamici profondi. Ad esempio il tagliare o lo strappare un materiale esprime grande aggressività da parte del soggetto. Il metodo si articola in tre fasi: l’ingresso nel lavoro, con un aspetto pre-simbolico; la fase del lavoro, in cui si esprime l’aspetto simbolico; e la fase del “working through” in cui si elaborano i significati espressi nel lavoro creativo. Nella prima fase ci si trova in quello che viene definito lo stato del non immagine, in cui ci si affida alle percezioni sensoriali e alle esplorazioni dei materiali. In questo momento della terapia i materiali vengono utilizzati in quanto sensazioni, e si prepara la concentrazione necessaria alla fase successiva. Nella fase del lavoro viene realizzato il lavoro, permettendo l’espressione del mondo interno del paziente. Il lavoro creativo può presentarsi sotto varie forme e stati: quello del non immagine, in cui non si può o non si vuole realizzare un prodotto, passando alla funzione catartica, in cui l’immagine risponde ad una esigenza di espressione simbolica, fino allo stato espressivo, in cui essa “parla” dei contenuti inconsci di chi l’ha realizzata. Nella terza fase viene operata inizialmente una elaborazione silenziosa, attraverso un distanziamento da ciò che è stato prodotto precedentemente. Finalmente terapeuta e paziente possono elaborare a livello verbale l’esperienza creativa, condividendo impressioni e significati, potendo successivamente lavorare con l’immagine prodotta, modificandola e arrivando magari ad altre immagini, andandole ad iscrivere nel contesto della relazione terapeutica. Obiettivo di questa tecnica è facilitare l’immaginazione simbolica, ed entrare nel mondo interno esprimendolo a livello fisiologico, bypassando l’espressione verbale. La Kramer sostiene che “le virtù curative (dell’arteterapia) dipendono da quei procedimenti psicologici che si attivano nel lavoro creativo” rivolgendo, quindi, tutta la sua attenzione al processo creativo, ritenuto di per sé uno strumento terapeutico.Attraverso la sua esperienza sul campo, la Kramer si è resa consapevole del grande aiuto dell’arte sia nel disagio psichico, sia nella sofferenza esistenziale di chi vive in condizioni estreme. Tramite l’uso del colore e la manipolazione di differenti materiali è possibile portare “equilibrio nelle dissonanze psichiche e si lavora alla propria armonia interiore con le diverse forme, tonalità e gradazioni del colore e dell’anima.” (Giaume, 2002)
Dott.Andrea Rossetti
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Per Approfondire:
Boria Migliorini, Arte-terapia e psicodramma classico. I metodi attivi nel trattamento dei disturbi alimentari. ed. V&P 2006
Arteterapia in educazione e riabilitazione, di Bernie Warren, ed. Erickson 2000