Il potere magico della musica
Dal mito all’uomo moderno
Il rapporto tra la musica e la cura dell’anima, del corpo e della psiche è da sempre esistito. Nella mitologia spessissimo la musica è considerata magica e portatrice di grandi poteri. Orfeo, semidio prediletto di Apollo (in alcune versioni presentato come suo figlio), riceve in dono da lui l’arte della musica. Orfeo così, diventa padrone di un potere musicale ed è in grado di stravolgere con la sua musica il normale corso degli eventi: smuove le pietre, persuade le fiere rendendole docili, induce gli alberi a seguirlo ed è in grado di curare il corpo e l’animo dei malati e di richiamare alla vita i morti. Grazie a questa straordinaria potenza magica della musica riesce a ristabilire un equilibrio con le forze oscure che trattengono Euridice, la sua amata, negli inferi e a riportarla in vita, ma ad un patto: non dovrà né guardarla né toccarla finché non avrà raggiunto la luce del sole e se si volterà la perderà per sempre. Orfeo non resiste alla tentazione ed Euridice torna negli inferi.
Questo mito esprime chiaramente il potere insito nella musica, paragonando i musicisti a entità vicine al divino e ci permette di comprendere quanto con la musica possiamo prenderci cura di noi stessi.
Vi è mai capitato di essere in un momento difficile della vostra vita, di vivere una giornata pessima e in cui la prima cosa che fate è quella di metter su la vostra playlist e ascoltarla usandola quasi come se fosse un antidolorifico e sentirvi meglio? Ebbene, numerose ricerche mostrano come da sempre l’uomo abbia utilizzato la musica, sua compagna di vita dall’inizio dei tempi, per curare la propria anima. Il legame della musica con la medicina è antichissimo e la credenza nel potere magico, incantatorio e spesso curativo, risale a tempi anteriori a Pitagora.
Pitagora era profondamente interessato al concetto di catarsi e al potere che la musica ha di ristabilire l’armonia nel nostro animo, un potere purificatorio, che libera l’anima e il corpo dalle tensioni giornaliere, ma anche un potere di cambiamento in quanto può modificare lo stato profondo dell’individuo consentendogli una maggiore accettazione di sé.
Anche Aristotele diceva che la musica, oltre ad avere un fine edonistico che diletta lo spirito e soddisfa il desiderio istintivo dell’ordine e dell’armonia, ha un potere liberatorio, alleviante, catartico delle tensioni psichiche e di purificazione delle emozioni.
Ma da dove deriva questo grande potere della musica? La musica è arte e come tale è pura espressione del mondo interiore inconscio ed emotivo, ricca di simboli che ci permettono come i nostri sogni ( per un maggior approfondimento si rimanda agli articoli “Sai interpretare i sogni? – Secondo me significa soldi!” e “Sogni tipici – L’umanità che sogna“) di entrare in contatto con aspetti di noi stessi che vivono in profondità e che a volte teniamo a distanza perché ci fanno paura. Spesso accade che le persone allontanano le proprie emozioni, soffermandosi solo sugli aspetti superficiali e concreti dei propri vissuti e delle proprie esperienze. È un po’ come se accumulassero i contenuti emotivi che possono spaventare e si adeguassero alla vita razionale tanto richiesta dalla società, una società che troppo spesso non ci permette di vivere a pieno le nostre emozioni e che ci richiede di essere molto razionali ( per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo “Psicopatologia della società moderna – Figli del materialismo“). Attraverso la musica, come canale comunicativo alternativo che non implica quello verbale, riusciamo a contattare e a sintonizzare i nostri contenuti emotivi con quelli insiti nella musica che stiamo ascoltando. Tra i cinque sensi, l’udito è quello che più degli altri riceve le informazioni senza che ci siano barriere che possano ostacolarne il passaggio e poiché la ricezione passa anche attraverso l’apparato scheletrico tramite le vibrazioni. La musica arriva dunque direttamente alla sfera inconscia senza che delle difese possano arrestare questo percorso. È come se le informazioni simboliche contenute nei brani musicali viaggiassero su una via preferenziale connettendosi con l’inconscio. Probabilmente è proprio nella possibilità di conoscersi e riconoscersi nei contenuti simbolici inviati dalla musica che troviamo l’aspetto curativo di essa.
L’ascolto della musica non ci offre solamente la possibilità di rilassarci, distenderci dalle tensioni o di caricarci di energia, ma è un atto che nasconde in sé molto di più, é un momento di particolare connessione con se stessi, con gli aspetti più profondi, con i nostri contenuti emotivi più nascosti.
Il benessere psicologico che la musica suscita nell’uomo deriva dal fatto che contiene in sé le strutture simboliche che costituiscono il linguaggio delle emozioni: la musica è in grado di sintonizzarsi con le emozioni e donare uno stato di benessere.
Scegliendo la musica da ascoltare, istintivamente sceglieremo quella più utile per noi in quel momento, ma diversi studi si sono concentrati sulle strutture musicali e su come queste possano essere utilizzate a seconda della personalità che si ha di fronte, degli obiettivi che ci si è prefissati e del momento che si sta vivendo. Per cui si può utilizzare la musica per ristabilire un equilibrio mente corpo, per determinati pazienti in ambito medico ospedaliero, per indurre uno stato di rilassamento, per rinforzare il proprio Io, per innalzare la soglia del dolore, per creare una connessione emotiva tra madre in gravidanza e il suo futuro bambino, per agevolare un’intimità nella coppia e per le infinte esigenze emotive dell’essere umano.
Come Orfeo con Euridice, dunque, per l’uomo la musica è uno strumento che gli permette di ricontattare parti di sé emotive e sepolte nell’inconscio, che possono essere riportate alla coscienza facendo attenzione a non commettere lo stesso errore di Orfeo, ma affidandosi ad un ascolto emotivo e di fiducia con se stessi e non ad un occhio scettico e razionale della vita.
Dott.ssa Emanuela Sonsini
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Per Approfondire:
Introduzione alla Musicoterapia. Storia, fondamenti, modelli, applicazioni cliniche, glossario. Alberto Ezzu, Roberto Messaglia. Ed Musica pratica 2006
La parte dimenticata della personalità. Nuove tecniche per la musicoterapia. Rolando Benenzon. Ed Borla 2007