La comunicazione
Cosa diciamo, come lo diciamo e cosa determiniamo
Un ragazzo è seduto sul sedile del treno. È circondato da tante persone, alcune delle quali chiacchierano tra loro. Lui invece no, non parla. Ascolta la musica con le cuffie.
Gli altri comunicano, lui no, ma solo apparentemente. Infatti le cuffie le ha messe poco prima di sedersi, proprio quando ha notato che le persone a bordo del vagone erano intenzionate ad intrattenere una conversazione. Non avendone voglia ha fatto in modo che non lo disturbassero, occupando le proprie orecchie con l’ascolto della musica e rendendo così impossibile la recettività alle parole degli altri. Ha impedito loro di parlargli. Ma per fare ciò ha dovuto comunicare loro la sua intenzione. Senza parlare, mettendo le cuffie. “Ascolto la musica quindi non mi interpellate”. In questo modo senza fare niente ha raggiunto il suo scopo.
È riuscito a non comunicare. Ma per farlo ha dovuto comunicare.
Questa situazione rappresenta quanto espresso dal primo degli assiomi della comunicazione della scuola di Palo Alto (per approfondire il lavoro sulla pragmatica della comunicazione umana realizzato dagli studiosi della scuola di Palo Alto si può leggere anche l’articolo “Relazioni patologiche e doppi legami – “Di relazioni ci si ammala, di relazioni si guarisce” nella rivista di Marzo 2015).
Nello specifico Watzlawick, Beavin e Jackson hanno tentato di sistematizzare i propri studi e le proprie osservazioni, formalizzando degli assiomi che potessero spiegare in che modo funziona la comunicazione umana.
Il primo di questi afferma che “Non si può non comunicare” e intende che, nonostante ci si sforzi, è impossibile non comunicare qualcosa tramite il proprio comportamento. In un’interazione, qualsiasi nostro comportamento esprime un messaggio che viene inviato a chi ci circonda. Il ragazzo sul treno, proprio avendo lo scopo di non parlare con nessuno, realizza un comportamento che comunica alle persone vicine che non vuole comunicare.
Allo stesso modo un paziente schizofrenico può allontanare gli altri con la propria catatonia o con il proprio aspetto bizzarro e non curato. Implicitamente manda il messaggio “Non vi avvicinate”.
Il secondo assioma afferma che “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione”. Ciò significa che due amici che parlano si trasmettono delle notizie, ovvero delle informazioni, ma allo stesso tempo nel loro discorso c’è un altro aspetto che definisce la loro relazione. Il modo, la tonalità e le parole usate cambiano a seconda della loro relazione e quindi la definiscono. Se usassero un linguaggio informale potremmo facilmente capire che hanno confidenza, se invece fosse più formale, potremmo pensare che, più che amici, sono conoscenti. Inoltre attraverso il modo in cui chiediamo ad una persona di fare qualcosa, possiamo definire anche quale sia il nostro rapporto. Dire “sarebbe importante differenziare i rifiuti” è diverso dal dire “butta la bottiglia nella plastica!”, perché nel primo caso la relazione rimane su un livello più paritario e meno confidenziale, mentre nel secondo sembra un comando dato da un superiore ad un subordinato. E proprio nei rapporti lavorativi queste diverse sfumature fanno la differenza. Il dipendente di un’azienda ad esempio può fare una figuraccia cercando di ricevere maggiore confidenza dal superiore utilizzando un tono più confidenziale del solito. Il superiore potrebbe invece interpretare ciò come un segno di maleducazione e indispettirsi.
Il terzo assioma afferma che “La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”. Esiste un’interdipendenza tra i due interlocutori per cui il messaggio di ognuno è influenzato dal messaggio dell’altro. Perciò la punteggiatura che viene posta all’interno di questa sequenza di messaggi è fondamentale per determinare l’esito della comunicazione e definire la relazione. Nelle coppie, possiamo far caso, che spesso non si riesce ad essere d’accordo su cosa abbia fatto scaturire una discussione. Ognuno dei membri della coppia accusa il compagno o la compagna di aver scatenato tutto e si difende affermando di aver solamente reagito all’altro; i due non pongono l’accento sullo stesso punto della sequenza interattiva e ciò determina le due differenti posizioni.
Il quarto assioma afferma che “Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico. Il linguaggio numerico ha una sintassi logica assai complessa e di estrema efficacia ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione, mentre il linguaggio analogico ha la semantica ma non ha nessuna sintassi adeguata per definire in un modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni.”. Per comprendere questo complesso assioma forse non conviene tanto spiegare ogni singola parola, ma partire dalla differenza tra semantica e sintassi. La prima studia i significati mentre la seconda le regole di interazione tra le diverse parti di un discorso. Quest’ultima, individuando delle regole, riesce ad essere più precisa ma più rigida mentre la semantica può essere meno affidabile ma più intuitiva. Un esempio di linguaggio numerico può essere quello verbale, nel quale c’è una sintassi che esprime un significato univoco. Il linguaggio analogico, ad esempio quello non verbale, invece non ha un significato univoco. Lo stesso gesto in contesti diversi può assumere significati diversi. Per comprendere non si può ricorrere alle regole, ma all’intuito. Questo assioma vuole quindi farci capire che all’interno delle relazioni non si può pretendere di comprendere l’altro analizzando sintatticamente le sue comunicazioni, ma cogliendone il senso globale. L’assioma stesso però ci ricorda che ciò espone ad un’incertezza perché ad esempio non c’è un rapporto univoco tra un gesto e un significato. Forse questo, più degli altri assiomi, dà una spiegazione alle difficoltà comunicative delle coppie. Lui dice “Ma hai detto così?!” e lei risponde “si ma non intendevo ciò che hai capito!”. Se lui usasse il linguaggio analogico potrebbe capire qualcosa in più.
Il quinto assioma afferma che “Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza”. Le coppie possono essere caratterizzate dall’uguaglianza o dalla differenza tra i due membri. In alcune entrambi conducono le danze, mentre in altre è solo uno a farlo e l’altro a seguire. In maniera adattiva i partner si cercano e si trovano costituendo relazioni in cui ognuno occupa la propria posizione. In un caso, avremo che una delle due parti è soddisfatta di avere il polso della situazione, mentre l’altro preferisce lasciarsi guidare. Nell’altro caso, invece, entrambi i membri della coppia preferiscono sentirsi vicendevolmente parte attiva e trainante ed allo stesso tempo preferiscono avvertire che anche l’altro si impegna attivamente, considerando tutto ciò come una prova di interesse.
In ultimo, potremmo dire che nelle relazioni non è tanto importante cosa diciamo, ma il come lo diciamo e cosa ciò determina negli altri.
Dott. Roberto Zucchini
Per approfondire:
Watzlawick, P., Beavin, J., Jaclson, D. (1971). Pragmatica della comunicazione umana . Studio dei modelli interattivi delle patologie e dei paradossi . Roma: Astrolabio – Ubaldini Editore.