Le possibili conseguenze di un abuso. Mi fido di te?

Roma – 29 giugno. Un uomo fingendosi un poliziotto si avvicina a tre ragazze ed intima ad una di queste di seguirlo con i propri documenti. Lei lo segue, d’altronde si tratta di un uomo delle forze dell’ordine. Percorrono una strada in fondo alla quale c’è una caserma dei carabinieri. Ma prima di giungere a questa, l’uomo tira per il braccio la ragazzina e la porta in uno spiazzo ben isolato e nascosto. Qui consuma lo stupro. Successivamente la riporta dalle amiche dicendole che avrebbe dovuto raccontare di aver ricevuto una multa e che non avrebbe dovuto riferire nient’altro dell’accaduto. La ragazzina non grida, non si ribella, non perché consenziente ma perché capisce che sarebbe stato l’unico modo per tornare dalle amiche e poter raccontare tutto. Per fortuna quando tornano da loro, ad aspettarli c’è anche la madre di una di queste. L’uomo la vede, si spaventa e inizia a correre, smascherandosi. É stato arrestato e sarà processato.

Per fortuna è stato possibile arrestarlo immediatamente ma questo certamente non basterà per la ragazzina. Avere 15 anni e seguire un uomo che si presenta come facente parte del corpo di Polizia, per scoprire poi che è tutta una bugia e vedere che il tutore, colui del quale ci si potrebbe fidare, si trasforma in un carnefice, un aggressore, uno stupratore è qualcosa di terribile. Verrebbe da dire “oltre al danno la beffa”. Allo stupro si aggiunge il tradimento della fiducia. L’abuso è stato perpetrato infatti da una persona di cui la ragazza riteneva di potersi fidare. E in questi casi probabilmente al trauma della violenza subita si aggiunge il trauma di sentirsi traditi, raggirati. Essere stati aggrediti da chi dovrebbe invece proteggerti.

Questo fatto di cronaca mi ha fatto venire in mente i casi di maltrattamento o abuso a danno di minori ad opera dei loro genitori. Viene inferito un duro colpo alla certezza che mamma e papà, nonostante possano farti arrabbiare e non capirti, non potranno mai farti veramente del male. È come se un sistema di certezze crollasse lasciando la vittima senza una persona alla quale chiedere aiuto in caso di pericolo.

Tra i casi di maltrattamenti e abusi a danno dei minori c’è molta eterogeneità e quali saranno le conseguenze sulle vittime dipende da diversi fattori.

Non tutti i bambini traumatizzati vanno incontro ad uno sviluppo psicopatologico e nonostante l’evento traumatizzante possono comunque presentare un discreto funzionamento personale.

L’evoluzione in una forma di psicopatologia o comunque in uno scarso funzionamento può dipendere da variabili individuali: il temperamento della vittima, un’eventuale preesistente psicopatologia, il quoziente intellettivo, gli stili adattivi e il riconoscimento cognitivo delle esperienze traumatiche.

Vi sono poi anche variabili relative all’evento o situazione traumatica come la durata, il livello di esposizione, le risposte assistenziali, l’obbligo di deporre in tribunale e, non a caso, il grado di intimità con l’aggressore.

Quest’ultimo si collega ad un’altra categoria di variabili, quelle relativi al contesto sociale di sviluppo e all’ambiente familiare. Tra questi si trovano lo status socio-economico e le risorse della comunità, la psicopatologia e/o tossicodipendenza dei genitori, la qualità delle relazioni di coppia e la relazione genitori-bambino, la coesione familiare e il supporto ricevuto dopo il trauma.

Da alcuni studi risulta che la disponibilità di un genitore protettivo o di una figura sostitutiva influenza in modo sostanziale gli esiti del trauma e perciò assume il ruolo di importante fattore di mediazione tra l’abuso e lo sviluppo di una psicopatologia.

Nei bambini la gravità di un fattore di stress deve essere differenziata dal suo impatto ultimo: se infatti il bambino incontra un ambiente protettivo, dei genitori in grado di fornire supporto e comprensione e in grado di significare l’evento, allora diminuisce la probabilità di conseguenze negative sul suo funzionamento (per un approfondimento si può consultare l’articolo Legame di attaccamento – L’importanza di legarsi nella rivista del mese di Marzo 2015 e l’articolo Legami di attaccamento – Oltre l’amore di un padre nella rivista del mese di Giungo 2015).

Da queste righe è facile comprendere quanto sia grave la situazione in cui l’abuso viene messo in atto dal genitore. In modo simile a quanto accaduto in questo caso di cronaca, il bambino viene aggredito da chi dovrebbe essere una base sicura e nello stesso momento subisce quindi due traumi: l’abuso e la perdita del proprio caregiver (la figura di riferimento per il bambino che si prende cura di lui, tendenzialmente il genitore). Sembra essere questo il quadro più pericoloso per un esordio psicopatologico perché al bambino viene a mancare la persona che dovrebbe proteggerlo. Quindi resta bloccato in una duplice situazione di paura e minaccia. L’abuso diviene l’evento attorno al quale verranno costruite le rappresentazioni mentali delle relazioni, che quindi non potranno che essere carenti, e di se stessi. Il bambino abusato tenderà a rappresentarsi come non degno di amore e a volte anche colpevole, come tentativo estremo di preservare il legame di attaccamento coi genitori. Queste distorsioni nelle rappresentazioni di sé e delle relazioni può portare a conseguenze negative relativamente all’empatia e alla regolazione affettiva. Ciò significa che il bambino farà difficoltà nel sentire e comprendere cosa provano le altre persone e nel comprendere e regolare le proprie emozioni.

Al contrario se il bambino abusato può fare affidamento su un legame di attaccamento sicuro e quindi su un genitore responsivo, affettivamente sintonizzato, che mostra calore e protezione allora l’abuso può diventare un evento traumatico ma non patologizzante. 

Dott. Roberto Zucchini

Per approfondire:

Ammaniti, M. (2001). Manuale di psicopatologia dell’adolescenza. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Cicchetti, D., Toth, S.L. (1995) A developmental psychopathology perspective on child abuse and neglect. Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, 34, pp. 505-541.

Pynoos, R.S., Steinberg, A.M., Wraoth, R. (1995) A developmental model of childhood traumatic stress. In Chicchetti, D., Cohen, D. (a cura di) Developmental Psychopathology: Risk, Disorder, and Adaptation. Wiley, New York, vo. 2, pp. 57-80.

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Roma-quindicenne-violentata-non-era-consenziente-Spunta-secondo-video-fuga-525cb4e2-f125-4f04-a30f-0c50a7049b0f.html

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