Ricorda che dimenticherai
O “sulla triste convinzione che ci porta a credere di essere macchine fotografiche”
Che cos’è un ricordo?
Proust ha risposto a questa domanda col libro più lungo del mondo.
“E’ quello che hai o che hai perduto per sempre?” Si chiedeva Woody Allen in uno dei suoi film.
Guicciardini intitola “Ricòrdi” la sua raccolta di riflessioni su quanto sia difficile trovare l’unità nel molteplice della vita e, più in generale, della storia.
Cosa accomuna questi tre personaggi? Forse il fatto che, probabilmente, c’hanno preso. La psicologia definisce il ricordo appellandosi a tutte le caratteristiche che Guicciardini, Proust e Allen hanno individuato.
I primi studi sulla memoria risalgono ad Ebbinghaus, filosofo ed uomo di scienza del milleottocento, che per primo tentò di studiare la memoria in maniera sistematica e controllata. L’esperimento a cui si sottopose fu molto semplice: memorizzare una lista di sillabe e vedere, a distanza di tempo sempre maggiore, quante di queste fossero rimaste in memoria e quante, invece, fossero andate perdute. Insomma, un esperimento a metà tra la lista della spesa che compili ma che dimentichi a casa e i giochini di gruppo che si fanno agli scout.