Le Due Menti. Controllo o Automatismo?
COSA ACCADE QUANDO CI LASCIAMO GUIDARE DAL NOSTRO “PILOTA AUTOMATICO?”
ALCUNE RIFLESSIONI A PARTIRE DALLE SPIEGAZIONI DEL CELEBRE BIOLOGO BRUCE H. LIPTON.
Oggi, mentre fuori dalla finestra della mia cameretta il cielo comincia a colorarsi di qualche timida sfumatura azzurrina, provo a parlare di un argomento che mi ha sempre affascinato e spinto a pormi domande: il cervello. Proprio lui, o meglio, più che di cervello ridotto a organo qualsiasi del nostro corpo, a un computerino, meglio parlare di mente. Per fare ciò mi avvalgo stavolta delle parole del grande divulgatore scientifico statunitense Bruce Lipton e degli insegnamenti circa i processi cognitivi da me appresi grazie al Professor Greco, docente e ricercatore di Psicologia Generale presso il DISFOR di Genova.
Automatismi vs processi controllati…mente conscia vs mente subconscia
Bruce Lipton mi ha molto colpito per il modo in cui riesce a spiegare in modo pratico, concreto e facilmente fruibile, accessibile, concetti che in realtà tanto semplici non sono, inoltre ho provato personalmente empatia nei confronti di quest’uomo, che nonostante tutto sembra rimanere molto umile, identificandomi in buona parte con quanto straordinariamente divulgato nel suo discorso.
Il Dottor Lipton spiega i processi principali implicati nella mente partendo da un aneddoto biografico; egli racconta che impiegò ben 15 anni per completare il suo primo libro, ogni volta arrivava ad un certo punto ed ogni volta sistematicamente si bloccava, non riuscendo proprio ad avanzare nella stesura. Questo perché si era prepotentemente insinuato in lui il pensiero che la sua pubblicazione avrebbe certamente irritato la maggior parte delle persone e per proteggersi da un probabile rifiuto, da una probabile umiliazione e ferita, il suo subconscio lo stava sabotando proprio sulla base di tale pensiero. Bruce è poi stato in grado di portare a termine il progetto riprogrammando il suo subconscio e modificando quindi le sue credenze, le sue aspettative riguardo ciò che la pubblicazione del testo avrebbe comportato. Questo esempio mette quindi in luce quanto il nostro subconscio sia potente, così potente da aver addirittura in mano le redini del gioco. Quindi cosa fare per uscire da una situazione di impasse? Quando si vuole apportare un cambiamento alle proprie abitudini, ai propri schemi? Quello che noi tutti facciamo in modo istintivo per risolvere il problema è improvvisare dei gran soliloqui, parlare con noi stessi e dirci. “basta, non posso/voglio più continuare così”, sperando in tal modo in un cambiamento facendo leva sulla volontà, cambiamento che però non avviene, sfociando solo nella frustrazione. Ed ecco qui che bisogna delineare un’importantissima distinzione che vede come “attori” la mente conscia o creativa e la mente subconscia. Possiamo affermare che la prima riguarda i processi controllati, ovvero tutti quei processi che entrano in gioco quando siamo chiamati ad imparare qualcosa di nuovo oppure quando ci imbattiamo in un’attività insolita, ad esempio le prime volte che abbiamo provato a guidare l’automobile. Vi ricordate come ponevamo meticolosamente l’attenzione su ogni dettaglio, ogni comando all’interno dell’abitacolo oltre che alla strada innanzi a noi? Com’era impegnativo ogni volta fermarsi ad un incrocio e dover pensare contemporaneamente a frenare, scalare le marce, dare la precedenza. Questo perché i processi controllati, oltre a richiederci di attingere a un quantitativo maggiore di risorse cognitive, non possono essere svolti in parallelo, ma in sequenza, prima uno e poi l’altro, o meglio nel caso dell’automobile siamo obbligati a farlo, ma nella maggior parte dei casi ci sentiamo in difficoltà e potrebbe anche costarci qualche pasticcio rimediato poi dall’istruttore. Supponiamo adesso, invece, che guidiamo da una decina di anni e non siamo più dei pericoli pubblici con la vettura della scuola guida, ma abbiamo ormai la nostra patente con la foto ancora da teenager sopra e un’auto tutta nostra che abbiamo anche un po’ personalizzato. L’attività relativa alla guida è diventata da insolita a familiare, entrando a far parte del nostro programma di routine, trasformandosi da processo controllato ad automatismo. In presenza di automatismi facciamo le cose che siamo ormai tanto abituati a fare, come dei burattini diretti da una regia, non è più necessario “pensarci su”, di conseguenza utilizziamo un quantitativo minore di risorse cognitive e siamo quindi in grado di fare più cose contemporaneamente e senza sforzo, ad esempio parlare mentre siamo alla guida. Pensiamo a tutte le volte che abbiamo dato un passaggio a qualcuno iniziando una conversazione. Se il dialogo non è noioso, l’interazione reciproca potrebbe arrivare ad assorbire totalmente la mente conscia del guidatore, ma se ciò accade allora chi è che conduce l’auto? Ebbene la mente subconscia prende il comando, sapendo esattamente cosa deve fare. Ciò che risulta davvero sorprendente è che nel susseguirsi della nostra quotidianità, la mente subconscia lavora al 95%, mentre solo per il rimanente 5% la nostra esistenza viene gestita dalla mente conscia, la mente dell’apprendimento, la mente che ci rende più presenti e consapevoli di noi stessi e dell’ambiente che ci sta attorno.
Il subconscio e MOI
Vorrei approfondire a questo punto il discorso inerente al subconscio. Quando trattiamo il subconscio dobbiamo salire a bordo di una macchina del tempo in grado di riportarci nel passato, per la precisione, a quando avevamo all’incirca 6-7 anni. Le ricerche e gli studi condotti nell’ambito della Psicologia dello Sviluppo hanno già evidenziato quanto, sia le figure di attaccamento, di riferimento che gli stimoli provenienti dall’ambiante circostante siano fondamentali nell’edificazione del comportamento del bambino, dei suoi “Modelli Operativi Interni”, che altro non sono che l’insieme delle aspettative che ci si forma in età evolutiva, circa sé stessi e gli altri. Se il bambino nei primi anni di vita sviluppa un attaccamento sicuro nei confronti della figura che si prende cura di lui, identificandola come “base sicura” dalla quale poter fare ritorno in situazioni di emergenza, di disagio, oppure se i suoi bisogni di prossimità, attenzione e amore vengono adeguatamente ascoltati, il piccolo si convincerà di essere degno di ricevere amore, credenza che lo influenzerà anche da adulto, nei suoi legami affettivi futuri. Il problema si palesa qualora invece al bambino vengano negate le giuste cure e i gesti premurosi da parte della sua figura di riferimento (caregiver). Il bimbo svilupperà inconsciamente dei MOI secondo i quali non è e mai sarà degno di amore. Sulle fondamenta di tale credenza potrebbe mettere in atto comportamenti che finirebbero poi per rafforzare suddetta persuasione. Tornando al discorso del subconscio in relazione ai bambini, è d’uopo adottare diverse accortezze con i fanciulli compresi in questa fascia di età, poiché essi presentano onde cerebrali Teta, ossia di frequenza inferiore, una condizione che si può ricreare solo durante l’ipnosi oppure nel nostro letto, quando stiamo per addormentarci. Significa che fino all’età di 7 anni nei bambini è attiva solo la mente subconscia, non apprendono ma registrano come dei mangianastri e questo processo è ancora più potente dell’apprendimento. Loro guardano gli adulti, gli insegnanti, l’ambiente e registrano, già nella fase fetale i nascituri sono in grado di percepire canzoni provenienti dall’esterno, le voci dei genitori, per poi riconoscerle perfettamente una volta venuti alla luce. I genitori quando educano i propri figli rivestono un ruolo in un certo senso paragonabile a quello degli allenatori. Dai 7 anni in poi il genitore-allenatore può sgridare il proprio figlio-atleta, qualora lo ritenga necessario, per pungolarlo, spronarlo, forgiarlo insegnandogli a fare meglio. Il bambino a questo punto possiede ormai le facoltà per capire che i suoi genitori sono solo arrabbiati e comprende che il loro rimprovero non è indirizzato a lui in quanto persona nella sua totalità, bensì essi rimproverano semplicemente il suo comportamento al fine di correggerlo. La sua identità ed autostima non vengono quindi intaccate. Il discorso è ben diverso se, per converso, ai bambini prima del compimento dei 7 anni vengono ripetute, sulla scia della rabbia, frasi di questo tipo: “Sei cattivo, disobbediente”, “non vali niente”, “quando fai così, non ti voglio bene”, il bimbo non è ancora in grado di discernere e capire che i genitori sono solo alterati, ma registra tutto, esegue un vero e proprio download dei dati in entrata che andranno poi a costituire il programma del suo subconscio che potrebbe ripetersi nella sua testa ancora, ancora e ancora…
Subconscio e rapporto di coppia
E quando ci innamoriamo, cosa succede alla nostra mente? A questo punto si inserisce quello che il Dottor Lipton definisce “The honeymoon effect”, ovvero “l’effetto luna di miele”. Quando noi incontriamo finalmente quella persona tanto speciale che ci fa uscire un po’ dal torpore della nostra programmazione quotidiana, quale mente si potrà attivare, quella conscia o quella subconscia? Esatto, la mente conscia, proprio così, quando noi ci innamoriamo rompiamo in qualche modo gli schemi, trovandoci in una situazione un po’ più inconsueta. Riporto a questo proposito l’esempio espresso dal dottore, in cui affermava che quando noi abbiamo un appuntamento con la persona che ci piace impieghiamo il doppio del tempo a prepararci prima di uscire, ci guardiamo di più allo specchio accertandoci di avere un aspetto decente, al ristorante improvvisamente siamo attenti al galateo, mentre magari solo fino a una settimana prima eravamo pronti in 10 minuti e ci leccavamo noncuranti le dita se si sporcavano di Ketchup al McDonald’s. Ciò avviene perché nella fase della “Luna di miele”, utilizzando la mente conscia siamo molto più vigili e consapevoli di ciò di cui facciamo esperienza. Tuttavia in seguito, come tutti sappiamo, l’effetto svanisce e si torna a riportare i propri pensieri sulle vicende ordinarie, sul lavoro in primis. Supponiamo che siete a casa, ma indaffarati a pensare al lavoro e a tutto ciò di cui vi dobbiate occupare. In quel momento il vostro compagno o la vostra compagna di passaggio vi chiede qualcosa in tutta gentilezza, ma voi vi adirate, vi scocciate senza neanche rendervene conto, perché dato che la mente conscia era occupata in altre questioni, a vagare magari tra passato e futuro, è la mente subconscia a prendere il timone. Questo potrebbe generare un conflitto poiché il vostro partner potrebbe dire:” ma che comportamento è questo?” e voi potreste essere confusi, in quanto mentre pensavate e la vostra mente vagava, non potevate vedere, avere una testimonianza del vostro comportamento e a quel punto vi difenderete dalle “accuse” del partner. Si assiste quindi a una sorta di discrepanza tra il comportamento derivante dai processi controllati, (creativi) messi in atto all’inizio ed il comportamento generato dai programmi automatici, privi di focus che scaturiscono dall’abitudine. Se solo noi continuassimo ad usare la nostra mente conscia la vita sarebbe sempre una “Luna di miele”, ma il mondo va sempre più veloce, è sempre più impegnato e noi siamo quindi portati a lasciare correre e vagare la nostra mente cedendo così il passo ai vecchi programmi.
Mindfulness
Ecco perché una pratica, un esercizio costante come quello della meditazione ha come fine ultimo proprio quello di farci rallentare, anche solo per un periodo limitato, prenderci una pausa, un piacevole intermezzo tra le varie mansioni quotidiane che tanto ci assorbono per porre la nostra attenzione al momento presente del “qui e ora”, allenando così la consapevolezza (Mindfulness) delle nostre azioni.
La fase dell’Amore, col conseguente rilascio di dopamina, della quale facciamo esperienza grazie alla nostra corporeità, fisicità, non si ha tuttavia solo in presenza di due persone. La mente consapevole può tornare alla postazione di comando anche in un rapporto tra una persona e un animale domestico, oppure quando ci si trova immersi in attività che ci coinvolgono piacevolmente: cucinare, fare giardinaggio, leggere un libro, praticare esercizio fisico, sono alcuni esempi di piccoli escamotage che nella loro semplicità possono rivelarsi preziosi per riportarci nel momento presente, li dove la vita viene davvero vissuta nella sua e nostra totale interezza.
“Essentially it is about being mindful, living in the present moment” Bruce H. Lipton
Vincitrice del contest WeWantYou del mese di Ottobre 2020
mail. lory.turco92@gmail.com
Per Approfondire:
Lipton B.H., “ The Honeymoon Effect: the science of creating Heaven on earth”
Lipton B.H., “Spontaneous Evolution: Our Positive Future (And a Way to Get There from Here)”
Lipton B.H., “The Biology of Belief: Unleashing the Power of Consciousness, Matter & Miracles”