Il formicaio silente
Pippi: un progetto a sostegno delle famiglie

C’è un mondo silente, ma instancabile, dietro la vita delle persone in difficoltà.

C’è un formicaio rapido, interconnesso, collaborativo ed efficiente in aiuto delle famiglie in

situazione di disagio sociale.

Per quello che se ne dica il lavoro dei servizi sociali ed educativi in generale è sempre quello di

giocare una partita al fianco delle famiglie, con un focus ben preciso: il benessere delle persone, in

particolare dei minori.

Essi infatti vanno preservati da tutte le conseguenze che hanno una sbagliata, non funzionale o

anche una “sfortunata” gestione familiare da parte degli adulti, in quanto hanno semplicemente il

diritto ad una vita felice. Questo comporta una serie di scelte, effettuate dai servizi, a volte su

richiesta del tribunale, quando un nucleo è segnalato per un qualsiasi motivo. Nel pensiero comune

vi è l’idea che la segnalazione sia uno stigma o un inevitabile sfaldamento del tessuto familiare, in

quanto l’intervento si risolverebbe con l’allontanamento dei minori dalla famiglia, la cosiddetta

istituzionalizzazione.

Per quanto possa essere comprensibile questo timore da parte delle famiglie, la verità è che il lavoro

dei servizi sociali ed educativi è proprio quello di accompagnare, attraverso la presa in carico, il

nucleo verso una crescita positiva e un cambiamento tale da poter evitare un’ipotesi del genere.

Qualora non fosse evitabile (per una certa criticità) ci sono servizi differenti che valorizzano e

tutelano i legami tra i membri della famiglia – purché non si vada contro il volere o l’incolumità del

minore.

In questo articolo si vuole però puntare i riflettori su un progetto innovativo partito da Padova nel

2010 e ad oggi attuato in tutta Italia: Il Programma PIPPI (Programma di Intervento Per la

Prevenzione dell’Istituzionalizzazione).

Il progetto PIPPI crea un raccordo tra istituzioni diverse (come il Ministero, l’Università e gli Enti

locali) le quali condividono tra loro la stessa mission di promozione del bene comune, e di queste

con le realtà professionali socio-psico-educative che già si spendono per il benessere delle famiglie.

Il suo obiettivo è quindi quello di aumentare la sicurezza dei bambini e delle bambine all’interno

delle famiglie, affinché sia migliorata la qualità del loro sviluppo (mandato L.149/2001) grazie ad

un’articolazione complessa di risposte ai bisogni del nucleo stesso, riducendo il rischio di

maltrattamento (in senso ampio) e di allontanamento. La peculiarità del programma PIPPI è infatti

l’attuazione di una strategia combinata, forse desueta, ma lungimirante e del tutto sensata, tra la

tutela dei minori e il sostegno alla genitorialità.

In PIPPI giocano un ruolo fondamentale i quattro principali dispositivi:

-Educativa domiciliare

-Gruppi genitori-bambini

-Attività di raccordo fra famiglia, scuola e servizi

-Vicinanza solidale

L’educativa domiciliare è il luogo della costruzione. Qui l’educatore o l’educatrice mattone dopo

mattone mette in piedi un rapporto di fiducia e sostegno fondamentale perché la famiglia si fidi e si

affidi. Il/La professionista diventa indispensabile in un nucleo già fortemente in difficoltà, e il più

delle volte nel vortice inevitabile del ritiro sociale. Il lavoro educativo domiciliare è la scintilla di

accensione per il cambiamento, per l’apertura della famiglia ad un lavoro su se stessa per il bene di

tutti e tutte. L’educatore o l’educatrice, accompagna infatti la famiglia, si confronta con i membri

sulle difficoltà, le resistenze e i punti di forza.

Prepara da dentro le mura domestiche il terreno per gli altri dispositivi.

I gruppi genitori-bambini prevedono dei momenti di incontro per il confronto tra nuclei familiari,

sono programmati con obiettivi educativi e/o psicoterapeutici.

Questo tipo di dispositivo crea spesso una “rete interna”, che permette già naturalmente l’uscita dal

ritiro sociale, la voglia di confronto e sostegno. Poter ricevere ed essere d’aiuto ad un’altra famiglia

nutre il bisogno di autoefficacia. L’obiettivo del dispositivo è infatti quello di rinforzare le abilità

relazionali e sociali dei partecipanti, grazie al contesto collettivo, e di ampliare le capacità dei

genitori di rispondere positivamente ai bisogni evolutivi dei propri figli e delle proprie figlie.

Questo tipo di dispositivo è attuato sia in luoghi e iniziative preposti che all’interno di eventi o

azioni promosse dalla realtà territoriale, in luoghi accessibili e non stigmatizzanti.

In queste occasioni le famiglie si trovano, in pratica molte volte, a poter vivere esperienze e a

partecipare ad eventi di vita sociale a cui prima non avrebbero potuto.

Il raccordo tra la famiglia, scuola e servizi in ottica di partenariato è indispensabile perché

l’ambiente di vita del bambino sia a misura dei suoi bisogni.

Nell’equipe multidimensionale, infatti, è spesso coinvolt* anche l’insegnante di riferimento.

Inoltre viene siglato un accordo regionale con le scuole partecipanti, di modo che Pippi sia visto alla

stregua delle altre forme di sostegno.

La vicinanza solidale è una forma di solidarietà tra famiglie che ha come obiettivo il sostegno di un

nucleo familiare da parte di un altro nucleo o singole persone.

Ciò che ha rilevanza in questo dispositivo è la scelta di valorizzare l’ambiente familiare del

bambino o della bambina, senza la collocazione temporanea o di qualche ora nella giornata presso

altri ambienti. Si privilegiano perciò “reti” che potranno continuare ad essere presenti nella vita

della famiglia.

Il modello Pippi perciò offre una comprensione, potremmo dire, olistica dei bisogni e delle

potenzialità di ogni bambino e ogni bambina, e di ogni famiglia.

Esso infatti prende in considerazione le tre fondamentali dimensioni dello sviluppo del bambino:

i suoi bisogni evolutivi, le risposte delle figure parentali e di riferimento a tali bisogni, e i fattori

relativi all’ambiente di vita.

C’è un mondo silente, ma instancabile, dietro la vita di tante famiglie.

Un formicaio rapido, interconnesso, collaborativo ed efficiente, di cui non si parla mai, ma che c’è e

silenziosamente lavora per il diritto ad una vita felice.

Dott.ssa Silvia Salusest

Educatrice a Roma

(+39) 3299838155

Email: salus.silvia@gmail.com

Per approfondire:

https://www.minori.gov.it/it/il-programma-pippi

SERBATI S., MILANI P. (2013). La tutela dei bambini. Teorie e strumenti di intervento con le

famiglie vulnerabili. Roma: Carocci

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