Come un ponte
Educatrici ed educatori a scuola

Nella scuola italiana ruotano intorno alle classi di studenti di ogni grado più figure adulte di

riferimento, le quali hanno – o dovrebbero avere – specifici ruoli e mansioni.

Infatti tra i collaboratori scolastici, insegnanti curriculari e insegnanti di sostegno, si trovano anche

altre figure – nella maggior parte dei casi non assunte direttamente dalla scuola, ma tramite un

servizio pubblico esternalizzato a cooperative sociali: gli educatori.

Ma qual è il loro ruolo dentro questa macchina apparentemente perfetta?

“Un giorno Alice arrivò a un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero.

<<Che strada devo prendere?>> chiese.

La risposta fu una domanda: <<Dove vuoi andare?>>

<<Non lo so>> rispose Alice.

<<Allora>> disse lo Stregatto <<non ha importanza.>>”

La denominazione di questa figura all’interno del circuito scuola, cambia, come cambia la sua

formazione, a seconda del grado scolastico.

Si parlerà di OEPAC (Operatore Educativo per l’Autonomia e la Comunicazione, ex OEPA o AEC)

nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado e di Assistente Specialistico nelle

scuole secondarie di secondo grado.

In entrambi i casi si fa riferimento a figure professionali il cui ruolo è quello di promuovere

l’inclusione dell’alunno o alunna con disabilità all’interno delle classi

Come precedentemente accennato questi servizi sono – in genere – erogati dalle cooperative sociali

tramite appalti da parte dei Comuni (per il servizio di OEPA) e delle Regioni (per l’Assistenza

Specialistica).

“Il servizio di assistenza specialistica trova realizzazione nel contesto scolastico e formativo,

attraverso attività che vanno ad integrare funzioni e compiti che la stessa scuola persegue.

[…]Gli obiettivi degli interventi si definiscono e si differenziano sulla base delle peculiarità di

ciascun caso e sono finalizzati alla promozione di una cultura dell’inclusione di tutta la scuola.[…]

Lontano da un modello assistenzialistico, l’operatore svolge un’azione che concorre, insieme a

quella di altri, all’integrazione ai processi del contesto scolastico, alla qualità del progetto di vita

dello studente e alla qualità della relazione tra scuola e alunno.”

(Linee di indirizzo per il servizio di assistenza specialistica negli istituti scolastici e formativi del secondo ciclo, Regione Lazio).

Perciò il ruolo dell’educatore a scuola è quello di promuovere l’inclusione all’interno della classe, senza scadere in atteggiamenti assistenzialistici, incoraggiando relazioni sane tra gli studenti.

Inoltre il suo ruolo è quello di mediare, insieme all’insegnante di sostegno, con gli insegnanti curriculari, adattando le attività proposte – qualora ce ne fosse bisogno – alle peculiarità e alle esigenze del proprio alunno.

Nella pratica però l’educatore non è sempre riconosciuto in ambito scolastico per le sue competenze e per la sua formazione, e il rischio è sempre che sia utilizzato come un sostituto o aiutante dell’insegnante di sostegno. Con le sue competenze socio-psico pedagogiche ed educative in genere, invece, questa figura può essere una risorsa per l’intera comunità d’istituto.
L’educatore è, come in ogni contesto di esplicazione del proprio ruolo, un ponte che mette in comunicazione più parti, connettendo e creando relazioni.

E’ una figura necessaria, soprattutto in contesti critici intrisi di disagio sociale, in cui non si può pensare di fare didattica senza prima volgere lo sguardo a ciò che pare impedirla. Perché per i giovani è più importante comprendere ciò che li circonda, imparare strumenti utili all’approccio con l’altro o semplicemente strategie di fronteggiamento delle difficoltà quotidiane, che studiare una pagina di storia. Senza contare che, quando una mente è in tumulto non sarà in grado di apprendere davvero delle nozioni.

“Se lo studente sta attraversando delle difficoltà e dei problemi nella sua vita, egli riuscirà difficilmente a concentrarsi sugli studi. Se il comportamento di uno studente è sotto <<la linea di accettazione>>* e sta causando un problema all’insegnante , quest’ultimo riuscirà difficilmente a concentrarsi sull’insegnamento.”

*dell’insegnante

In “Insegnanti efficaci” T. Gordon affronta la tematica dei problemi degli studenti, analizzando come sia del tutto controproducente per gli insegnanti e per la scuola in generale credere che i problemi degli studenti – anche quelli fuori dalla scuola – non siano competenza loro.

Quando la serenità emotiva di un alunno è compromessa, lo è anche la sua capacità di far fronte a impegni scolastici, perciò ammesso che l’unico obiettivo di un insegnante (e non lo è) sia quello del raggiungimento degli apprendimenti, esso non può essere portato a termine senza prima aver indagato, o almeno compreso tale difficoltà.

In questo l’educatore può essere un valido strumento a disposizione della classe e della scuola.

Questa figura infatti diviene nella pratica un riferimento per tutti gli studenti, un adulto che può vederli, accompagnarli nel loro percorso, e sostenerli nei loro momenti di difficoltà.
Non rivestendo un ruolo “istituzionale”, l’educatore può entrare in una relazione differente con gli studenti, per poter essere di aiuto anche ad una maggiore comprensione per gli insegnanti.
L’educatore non si sostituisce all’insegnante e nemmeno agli alunni nella relazione con essi, ma può fornire ad entrambi strumenti utili di comunicazione e comprensione reciproca.

“Educare significa tirare fuori il talento di ognuno, il suo grado di libertà, la strada per apprendere davvero.”
(P.Crepet)

Dott.ssa Silvia Salusest

Educatrice a Roma

(+39) 3299838155

Email: salus.silvia@gmail.com

Per Approfondire:

Insegnanti efficaci – T. Gordon

L’arte di aiutare – R.R. Carkhuff

assistenza, benessere, educatore, educazione, relazione, relazioni, scuola

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