Parole e immagini per crescere
L’albo illustrato nella pratica educativa

Le avventure accadono a chi le sa raccontare.”
(J. S. Bruner)

Fin dalla preistoria le storie e i racconti hanno caratterizzato la trasmissione di pratiche, valori e insegnamenti all’interno delle tribù, e poi delle società propriamente dette, alle generazioni successive. Questa modalità di educazione e condivisione si è diffusa prima in maniera orale per poi codificarsi nella forma scritta come patrimonio tangibile di conoscenze.

Se oggi prendessimo le favole e le fiabe per così dire “della tradizione”, riusciremmo facilmente a distinguere gli insegnamenti presenti in esse, così come sarebbe facile individuare codici e costumi ormai obsoleti, ma tipici del tempo in cui queste storie si sono diffuse.
Ogni personaggio infatti incarna una caratteristica umana, indagata, raccontata, tramandata.
Basti pensare alla curiosità e all’incoscienza di Cappuccetto Rosso che si mette nei guai perché non ascolta gli insegnamenti della mamma. La furbizia e la malvagità del lupo. La giustizia del cacciatore. L’ingenuità della nonna. E così via, per ogni storia.
Per poter indurre i bambini a mettere in atto alcuni comportamenti era necessario a volte anche spaventarli tanto da metterli in guardia. Molte storie infatti hanno tratti quasi noir o splatter, si pensi a quelle raccolte e raccontate dai fratelli Grimm.

Le storie per bambini cominciano poi ad evolvere, come evolve la società e l’educazione delle nuove generazioni. Con il passare del tempo cominciano a prendere un posto d’onore nella letteratura, tanto da crearsi un vero e proprio scaffale personalizzato: la letteratura per l’infanzia.

Una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere.”
(G.Rodari, Grammatica della fantasia)

Fu il pedagogista e insegnante Comenio, già nel 1658, a dar vita al primo libro di testo per ragazzi illustrato: un libro composto da frasi semplici, immagini decorative, silografie e miniature.
L’Orbis Sensualium Pinctus (Il mondo figurato delle cose sensibili) nasceva dalla sua esperienza di insegnante, grazie alla quale poté osservare la potenza dell’immagine nell’apprendimento dei suoi studenti.
Ma dovremo aspettare la fine del XIX secolo perché si possa parlare davvero di albo illustrato.


Oggi l’albo illustrato, è uno strumento privilegiato delle proposte educative per i più piccoli, ma anche ampiamente utilizzato nei percorsi con gli adulti.
Le sue caratteristiche peculiari di brevità, accessibilità, immediatezza grazie alle illustrazioni lo rendono uno strumento importantissimo e polifunzionale.
Gli asili nido, le scuole materne, le scuole primarie e i laboratori espressivi e teatrali rivolti ai bambini in queste fasce di età fanno massivamente ricorso agli albi illustrati e alle storie che essi raccontano come veicoli di messaggi educativi.
Ma perché?

Potremmo definire l’albo illustrato come un’officina cognitiva ed emotiva volta ad educare i bambini fin dalla più tenera età al piacere della lettura. La versione più diffusa di questi libri possiede una copertina rigida e delle pagine lucide e spesse e questa composizione rende facile per i bambini, anche piccoli, la sua maneggiabilità in autonomia.

La narrazione e la lettura (anche condivisa con l’adulto) è fonte di una potentissima stimolazione cognitiva, favorendo nel bambino anche lo sviluppo del linguaggio, oltre che successivamente l’arricchimento del vocabolario.

Altre competenze sviluppate grazie all’approccio agli albi illustrati sono quelle legate alla Visual Literacy o Alfabetizzazione Visiva: ovvero la capacità di costruire significato con le immagini.
Si potrebbe descrivere – con le parole dell’International Visual Literacy Association – come “un gruppo di competenze per la visione che un essere umano può sviluppare vedendo e, allo stesso tempo, integrando altre esperienze sensoriali.”
Queste competenze sono alla base della distinzione e interpretazione di azioni, oggetti e simboli.
Ma sono “spendibili” anche da un punto di vista creativo nella comunicazione.

L’immagine perciò ha una potenza incredibile per l’individuo, una potenza narrativa ed evolutiva.
In ambito educativo inoltre, essa ha un forte valore inclusivo.
E’ capace di creare connessioni, favorire la comprensione di termini astratti o concetti complessi anche in presenza di difficoltà, disturbi dell’apprendimento, disabilità intellettiva, disturbi del linguaggio…
In questo gli albi illustrati hanno una marcia in più e tra loro in particolare i Silent Book sono abbattitori di grandi muri.
Il Silent Book è un libro composto di sole immagini. Esso è utilizzato moltissimo anche in ambito interculturale come veicolo di inclusione, per la comprensione dei meccanismi complessi della lingua per chi la sta imparando, o semplicemente come terreno comune di comunicazione mediante le immagini.

Un esempio, virtuoso e degno di nota, nell’utilizzo dei Silent Book a scopo inclusivo ha inizio nel 2012 per mano dell’associazione IBBY ITALIA (international board on books for young people).
In quell’anno IBBY dà vita ad un progetto incredibile: una biblioteca per tutte le bambine e i bambini migranti ed italian* a Lampedusa. IBBY chiede a tutti i paesi del mondo di partecipare donando i propri Silent Book, creando una vera e propria collezione che verrà presentata nell’Aprile 2013 alla Bologna Children’s book fair, e poi come mostra al Palazzo delle Esposizioni a Roma.

A Lampedusa c’è fame di testi perché appunto i bambini sono senza, senza spazi a loro dedicati dove sentirsi protagonisti, senza opportunità extrascolastiche; tutto è più difficile per i piccoli lampedusani.[…] i piccoli migranti, rimanendo a Lampedusa per pochi giorni, non vengono inseriti nei percorsi scolastici. […] La scelta dell’organizzazione ha inteso, quindi, soddisfare due tipi di esigenze nello sforzo già dichiarato di mettere in connessione le due isole: quella dei bambini e ragazzi migranti, costretti a rimanere sospesi nei centri di soccorso e prima accoglienza; e quella dei bambini e ragazzi lampedusani.[…]”
(E. Zizioli, I tesori della letteratura sull’isola)

Dott.ssa Silvia Salusest

Educatrice a Roma


Per approfondire:

G.Rodari, La grammatica della fantasia
E.Zizioli, I tesori della letteratura sull’isola
ICWA (Italian Children’s Writers Association), A braccia aperte – storie di bambini migranti

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