Vivere come Proserpina tra inverno e primavera
“Morte e resurrezione” del soggetto maniaco-depressivo


“Lascia che il sole del mattino scaldi Il tuo cuore quando sei giovane
E lascia che i venti leggeri del mezzogiorno
temperino la tua passione
Ma attento alla notte
Perché lì è in agguato la morte
che aspetta, aspetta, aspetta”

Arthur Rimbaud, Una stagione all’Inferno (Addio), 1873

Esiste realmente un mondo che non sia diviso in due grandi regni, due poli opposti da abitare, come per Proserpina destinata a vivere, nel mito, ogni sei mesi in un luogo infernale? Questa domanda potrebbe appartenere ad una persona che soffre di depressione maniacale (manic depression). Nel linguaggio comune si indica spesso con “bipolari” tante persone che nella realtà non hanno mai vissuto un episodio maniacale. Mettendo da parte ciò che si pensa di conoscere, dovremmo chiederci: quando si può definire una persona (prima di chiamarla paziente) maniaco-depressiva?

Una persona è maniaco-depressiva quando il suo umore oscilla fra estremamente elevato ed estremamente basso. Si potrebbe pensare che una condizione di questo tipo appartenga o coinvolga più o meno tutti o sia accaduta almeno una volta nella vita. Cosa cambia dunque? L’avverbio estremamente non è casuale… In un’ottica psicoanalitica l’aspetto (umore) maniacale risulta paradossalmente utile, necessario, perché ricercato ad un livello inconscio come forma di liberazione dal carattere opprimente del vissuto depressivo.

Negli anni si è reso possibile comprendere la centralità di una narrazione da parte della persona, la storia dettagliata di questo Sè maniaco-depressivo. Quanto detto rappresenta una delle sfide più importanti per il terapeuta: se da un lato si assiste al tentativo di collegare gli eventi di vita che inducono tali vissuti di grandiosità e sofferenza, dall’altro si valuta come in un episodio maniacale il tessuto della memoria del Sè sia lacerato. Quali conseguenze? Tutte le domande relative al momento in cui il paziente ha iniziato a sentirsi in un certo modo o al dove si trovasse vengono trattate con disprezzo, minimizzate, trascurate, perché considerate come elementi frammentari della vita ordinaria. Una rispettosa “insistenza” su questi dettagli da parte del clinico, potrebbe però avere effetti sicuramente apprezzabili come la creazione di un legame tra eventi esterni ed intrapsichico assieme al “rallentamento” dell’episodio maniacale, dettato dalla descrizione cadenzata dei ricordi che appartengono alla propria vita.

La realtà circostante per il maniaco-depressivo è comunque terreno di svalutazione, semplificando: prima si svaluta l’importanza della vita quotidiana a causa della propria grandiosità, poi, quando subentra l’ondata depressiva, il soggetto perde interesse verso gli eventi che gli accadono, perché il Sè è come intrappolato in una depressione che distrugge il significato di quanto accade.


Solo dopo aver varcato la soglia del buio,
traversato il mondo delle ombre, posso risalire alla luce
tenendo fra le mani la sacra melagrana,
simbolo dell’eterno ritorno” 
(Omero)
Persefone (1874) – Dante Gabriel Rossetti

Viene da chiedersi, parlando di storia personale, di narrazione, di vissuti tollerabili o meno, quale sia il background del futuro paziente. Si potrebbe immaginare un bambino che viva con genitori molto concentrati su se stessi, presenti più ad un livello fisico che mentale. Le idee, i racconti, le iniziative del bambino sono sempre secondarie rispetto alle “tante cose da fare” dei genitori. Nel suo ultimo lavoro Tre caratteri Narcisista, borderline, maniaco -depressivo (Edit. Cortina,2022) Bollas sostiene come, sperimentati questi rifiuti o disattenzioni, la mente del bambino tenda ad accelerare ulteriormente per tentare di dimostrarsi più interessante. Cosa accade? Alla fine non sarà più importante se vi sia qualcuno realmente all’ascolto; per il bambino diventa sufficiente che tali momenti d’ispirazione diventino l’origine del piacere, senza alcuna pretesa di attenzione o risposta.

Il bambino infatti, è stato costretto a rivolgersi alla (propria) mente come fosse un oggetto, perché questa lo avrebbe ascoltato, mentre gli altri esseri umani non lo facevano.

Segue così una separazione (scissione) abbastanza primitiva tra ciò che parla e ciò che ascolta: la parte che ascolta è un altro presunto, ma non ben identificato. Il maniaco-depressivo non ascolta, nei fatti, ciò che egli stesso dice, ma fa entrare in gioco una sorta di manichino che ascolta, così che la mente possa parlare, anche se difficilmente arriveranno risposte. I maniaco – depressivi appaiono come Zeus: non sentono il bisogno di rapporti sessuali con l’altro per procreare perché i loro figli nascono dalla bocca, dall’ano, dall’uretra. Nella logica d’inversione il fatto di non dipendere da nessuno spiega come tutti gli altri abbiano bisogno di lui. In questo senso è abbastanza ovvio come ci sia una verità che solo il maniaco-depressivo conosce e, se non verrà rivelata, oltre ad alimentare il panico della persona produrrà (sempre nella sua ottica) una catastrofe. Il disastro, indicibile e temuto, consiste nella caduta nel versante depressivo, mentre il panico è un segnale: la costruzione del proprio universo è destinata all’annichilimento.

Il mondo soccomberà ma la mania è l’unico appiglio di salvezza, è… resurrezione ( ormai senza più amore, amicizie, lavoro). Il clinico con il suo ascolto paziente e la sua presenza concreta costituisce per la persona un nuovo, vero “oggetto d’amore” che suscita un elemento di curiosità. Compare dunque un Altro presente nel mondo con cui poter condividere qualcosa, lasciando le vesti di Gesù, Mosè o Napoleone simbolo di dominio sugli altri. Nel vortice di voli altissimi e terribili cadute, di pensieri velocissimi e silenzi eterni, di gesti che parlino a tutti solo perché arrivi un messaggio interiore, è possibile costruire una terza via, impedendolo a quest’angelo di volare ancora per poi cadere ed essere pronti…ad un nuovo cratere.

Dott. Gianluca Rossini

psicologo a Roma – mail. gianlucarossini.psicologo@gmail.com

Per Approfondire

  • Paris J. (2015) “Lo spettro bipolare. Diagnosi o moda?”
  • Goldberg J. , Harrow M. (2000) “I disturbi bipolari. Decorso clinico e outcome”

bipolare, consapevolezza, Depressione, mitologia, psicoterapia, umore

Commenti (1)

  • Purtroppo ci si nasce e c’è una forte componente di familiarità.
    Lo dico per dolorosa esperienza personale.
    Nei periodi di eutimia o ipomania la vita è bellissima…ma quando arriva la Bestia e ti morde il cuore e l’anima…allora il dolore è lancinante e purtroppo arriva ad annullare l’istinto di sopravvivenza.
    Per questo, molti di noi la fanno finita.
    Per non sentire più quella gelida e spietata morsa.
    Solo l’amore ha potere taumaturgico e riequilibratore…ma non tutti hanno la fortuna di incontrarlo, anzi spesso ci si innamora di persone che ci massacreranno.
    Si naviga a vista, con il brivido sulla schiena…consapevoli del baratro che è sempre lì ad aspettare.

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