“A volte un sigaro è solo un sigaro, ma qualche volta è qualcos’altro” 

affermava Sigmund Freud, padre della psicoanalisi.



Questa espressione permise a Freud di sottolineare come, talvolta, un oggetto reale rappresenti il simbolo di vissuti interni e dinamiche inconsce.

In realtà, il sigaro era per Sigmund un piacevole vizio che lo accompagnava nella vita di tutti i giorni e da cui traeva, secondo necessità, sicurezza e serenità per affrontare dubbi ed incertezze sullo studio della psiche, non solo nell’ambiente accademico e clinico, ma anche nella vita quotidiana.

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IL SIGARO DI FREUD nasce dall’idea di un gruppo di psicologi, di accompagnare i lettori verso una genuina conoscenza della psicologia, raccontando, con onestà intellettuale ed un linguaggio fruibile, spaccati di vita quotidiana, facendo chiarezza su alcuni temi ambigui, sollevando sempre una riflessione critica sul lettore interessato e attento.

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Ultimi articoli

Sento dunque mangio – Correlazione tra alterazione degli stati emotivi e i disturbi alimentari

di Lisa Maccarone

“Forza è riuscire a spezzare a mani nude una barra di cioccolato in quattro − e poi mangiarne un solo quadratino.”

(Judith Viorst)

Talvolta un disturbo alimentare, non viene sempre riconosciuto. Al giorno d’oggi siamo molto più attenti alla nostra alimentazione rispetto ai tempi passati; abbiamo un’alimentazione controllata, siamo spesso seguiti da un professionista della nutrizione ma tante volte, molti di noi ammettono che quando siamo profondamente tristi o che quando siamo particolarmente stressati, riversiamo tutti i nostri problemi nel cibo, o perdendo il controllo e quindi iper-alimentandoci oppure al contrario, si chiude lo stomaco e non riusciamo a mangiare nulla.  Beh…lo abbiamo appena detto tra le righe, il tutto dipende da una nostra condizione emotiva! Siamo tristi, siamo super felici, ci sentiamo nervosi, stressati, vuoti e ciò che siamo portati a fare e deprivarci o riempire il nostro corpo di un nutrimento il più delle volte non necessario ma richiesto da una “fame emotiva” nel quale il nostro corpo funge da contenitore, pronto a consolarci.

Succede spesso e capita un po’ a tutti a chi meno e a chi di più ma è importante riconoscerlo. Gli stati emotivi alterati, tengono il nostro sistema fisiologico attivo andando ad eccitare l’asse ipotalamo- ipofisi-surrene, il quale è responsabile di secernere una sostanza che si chiama cortisolo. È un ormone di tipo steroideo, derivante dal colesterolo, chiamato anche “Ormone dello stress”. Avere il cortisolo alto, sembrerebbe induca all’assunzione di alcuni cibi, specialmente dolci e carboidrati.

Valori alti di cortisolo sembrano avere un’importanza cruciale in tutti i tipi di disordini alimentari, seppure in maniera diversa; ad esempio nel comportamento anoressico, sembra avere un ruolo cruciale l’attività fisica che se praticato in quantità eccessiva potrebbe portare appunto all’innalzamento di questo ormone, oppure saltare il pasto, in special modo la colazione, potrebbe portare alla stessa conseguenza. Ancora un esempio: nel binge eating disorder, condizione nella quale la persona soffre di un’alimentazione incontrollata, l’alta produzione di cortisolo porterebbe più facilmente ad episodi di abbuffate al fine di ottenere un conforto emotivo.

E’ importante riconoscere questi momenti di sofferenza e di stress, nel quale andiamo alla ricerca di cibo che seppure ci conforta al momento del bisogno, non risultano essere una risoluzione adeguata al rapporto con le nostre emozioni e con il cibo.

Il dubbio dovrebbe portarci ad attivare la prevenzione e la protezione verso se stessi rivolgendosi ad un professionista del settore; lavorando su se stessi ci rende più forti nelle emotivamente e fisicamente!

Dottoressa Lisa Maccarone

Approfondimenti:

https://www.stateofmind.it/2023/03/disturbi-alimentari-stress/ https://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/ormoni/cortisolo.html

La funzione psicologica della musica nel Carnevale
Il ritmo che unisce, libera e trasforma

di Dario Maggipinto

È ormai alle porte una delle tradizioni più antiche e coinvolgenti che la nostra civiltà ha ereditato dal passato, il Carnevale, che trova la sua conclusione nel Martedì Grasso. In questo periodo dell’anno è possibile ritrovare in Italia tantissime città e paesi in festa, come Venezia, Viareggio e Putignano, che coinvolgono ogni cittadino nella riuscita dell’evento, che in realtà è un vero e proprio rito di passaggio.

La prima riflessione psicologica che ognuno di noi può avere intorno al carnevale è sulla funzione della maschera, ma in questo articolo vorrei invece soffermarmi sulla funzione che ha la musica in questo antico rito.

Carnevale di Putignano 2025 – Foto tratta da Giornale di Puglia

Nascere Genitori
“L’albero delle noci” di Brunori Sas

di Emanuela Gamba

16.02.2025 – Si è appena conclusa la 75° edizione del Festival di Sanremo. Come ogni anno, non mi attivano le polemiche da circo mediatico, ma i temi culturali, sociali e psicologici che su quel palco di consueto vengono raccontati – o intenzionalmente offuscati – nei discorsi e nelle canzoni. Mi scuote perlopiù la presenza o l’assenza della buona musica e delle parole necessarie.

Non volendo puntare il binocolone su ciò che questo Festival non è stato in termini di progresso e di inclusività (è un’amarezza da digerire), all’alba dell’ultimo sole della settimana santa sanremese, scelgo di raccontare un momento magico di questi giorni e necessario per me: sentire viva nella musica e nelle parole di un grande artista l’emozione di nascere genitore.

La musica e la psiche
Risonanze

di Valeria Colasanti

Foto di StockSnap da Pixabay

“Quando mi sento così depressa vorrei solo sparire. L’unica cosa che mi fa sentire meglio è ascoltare For today I am a boy. (degli Anohni and the Johnsons) Allora mi sembra che il dolore che ho nel petto diventi più leggero.”

Con queste parole una giovane in attesa di realizzare la sua transizione di genere mi descriveva la sua depressione durante una seduta di psicoterapia. In questo caso il testo della canzone, un brano sull’attesa di poter diventare ciò che si è sempre sentito di essere, accettando quel tempo, descriveva e accompagnava esattamente il vissuto di quella giovane. Ma non serve che una canzone parli della nostra situazione perché abbia effetti benefici su di noi. Non servono neanche le parole, in effetti.

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