Chiedilo a Kurt Cobain. Approccio psicoanalitico al suicidio

“Il segreto è che ha realmente vita solo ciò che può anche sopprimersi da sé”. (cit. C. G. Jung)

Kurt Cobain muore ucciso da un colpo di fucile autoinflitto nel 1994. Il protagonista della scena grunge odiava le armi da fuoco. Aveva la fobia per gli aghi ed era eroinomane.

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Dipendenze da Social Network
Forgiare il proprio Sè nella rete

Facebook è tra i social network più utilizzati, ma con essi anche Twitter, MySpace, Instagram, Google+, LinkedIn. Ad oggi risulta che WhatsApp sia il più utilizzato dai giovani italiani, e da alcune ricerche risulta essere reputato “indispensabile” dai giovani. Le reti multimediali permettono a tutti noi di collegarci l’un l’altro, in qualsiasi parte del mondo offrendoci la possibilità di condividere le nostre passioni, le nostre foto e il nostro umore, magari con persone nuove che hanno i nostri stessi interessi. È una grande occasione per ognuno di noi perché più le reti sono ampie e più stimolano il pensiero, allargano i punti di vista e aprono nuove prospettive favorendo l’innovazione.

D’altro canto però, come tutti sappiamo, possiamo rimanere “intrappolati nella rete”.  Il grande rischio è quello di non saper gestire e controllare l’utilizzo che se ne fa.

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Sull’alcolismo
Aggrappàti a un sorso in più

Fine maggio. Un’altra calda e intensa giornata era ormai tramontata. Così, col sole alle loro spalle, Barbara e Paolo – cresciuti insieme e amici per la pelle da oltre un ventennio – si accingevano a prepararsi per il lungo sabato sera che li attendeva. Prima una frugale cenetta a tu per tu, poi giù in piazza per una bevuta con l’intero gruppo, ed infine tutti insieme a fare quattro salti in discoteca, fino alle prime luci dell’alba. Era un bel giovane uomo, il timido Paolo. L’animo gentile, il cuore pulito e tutte le donne del mondo ai suoi piedi. Eppure, c’era in lui qualcosa d’inafferrabile, una scomoda quanto ingestibile parte che faceva il suo ingresso solo nel buio della notte, quando immerso nel clima danzereccio e goliardico generale perdeva pian piano ogni tipo di freno, diventando fumoso e fastidioso tanto quanto le luci accecanti e stroboscopiche dei suoi amati locali. Ogni festino che si rispettasse diveniva teatro di quella sua reversibile e spaventosa trasformazione: via via che l’alcol  andava giù, a fiumi, lui si faceva sempre più pedante, rumoroso. Litigioso.

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Dipendenza da Tabacco
Quando i pensieri vanno in fumo

“…Mi colse un’inquietudine enorme. Pensai: «Giacché mi fa male non fumerò mai più, ma prima voglio farlo per l’ultima volta». Accesi una sigaretta e mi sentii subito liberato dall’inquietudine(…) Finii tutta la sigaretta con l’accuratezza con cui si compie un voto. E, sempre soffrendo orribilmente, ne fumai molte altre…”

(La Coscienza di Zeno – Italo Svevo)

Sui pacchetti di sigarette e negli occhi della gente leggiamo quotidianamente “il fumo nuoce gravemente alla salute”. Ogni fumatore dipendente ne è consapevole, giacché vive sul proprio corpo gli effetti nocivi del fumo, della dipendenza e conosce perfettamente gli studi sui rischi associati all’abuso di nicotina nel tempo. Conoscere a cosa si va incontro, però, non rappresenta una spinta considerevole allo smettere di fumare. Come mai?

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Dipendenze Affettive. Nè con te, nè senza di te

Quando si assaggia il caffè la prima volta, in genere, non è amore a prima vista. Il suo aroma forte, il suo sapore amaro non ci convincono, ci fanno storcere il naso. Quando sperimentiamo però gli effetti della caffeina tutto cambia. La caffeina è l’alcaloide presente nel caffè. La molecola della caffeina agisce provocando un aumento dei livelli di adrenalina e noradrenalina nell’organismo. Attraverso queste, ha un effetto tonico sulla funzionalità cardiaca e nervosa, uneffetto stimolatorio sulla secrezione gastrica e su quella biliare, un effetto lipolitico ed un effetto anoressizzante. In parole povere: fornisce energie, facilita la digestione, favorisce il dimagrimento e diminuisce l’appetito. Gli effetti della caffeina la rendono quindi una sostanza assai desiderabile, che è entrata a far parte delle abitudini quotidiane di moltissime persone. Passiamo sopra ad aroma e sapore, che, anzi, diventano quasi gradevoli, e, nel primo periodo siamo inebriati dai piacevolissimi effetti che hanno sul nostro organismo. Con il passare del tempo, gli effetti sembrano meno potenti del solito ed un solo caffè non basta più: ce ne servono due. E così via. Finchè il nostro organismo non ci dice che basta, dobbiamo trovare un equilibrio ed una regolarità.
È successo quello che in farmacologia è definito come assuefazione, ovvero un complesso di cambiamenti fisiologici che si associano all’uso di alcune sostanze, come droghe o farmaci. Le condizioni specifiche associate all’abuso di queste sostanze sono la dipendenza, la situazione in cui l’uso di una droga acquista priorità preminente o assoluta nella scala dei bisogni personali, e la tolleranza, la condizione fisiologica per cui l’organismo sopporta a dosi gradualmente più elevate la tossicità delle sostanze. Una volta stabilitasi una condizione di tolleranza, la medesima dose di sostanza produce effetti progressivamente ridotti. È detto assuefazione il degradare degli effetti, soprattutto psichici, della medesima dose, che rende necessario aumentare la dose per produrre lo stesso effetto.

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Internet Addiction. Un’arma a doppio taglio

Foto di Robinraj Premchand da Pixabay

La storia di internet è affascinante! Un’idea nata inizialmente nel corso degli anni ‘60 per consentire ad utenti di diversi computer di poter comunicare tra loro, si è evoluta attraverso lo sviluppo tecnologico delle reti di telecomunicazione, fino a giungere negli anni ’90 al lancio del “World Wide Web”. Questo processo di espansione non si è mai arrestato: inizialmente la rete metteva in comunicazione solo i paesi occidentali, poi si è estesa ai paesi in via di sviluppo, oggi tutto il mondo è “collegato”. Noi che apparteniamo al XXI° secolo siamo così abituati all’utilizzo di questo tipo di media, tramite l’uso di smartphone, pc e tablet, che ci dimentichiamo della sua natura complessa e polimorfa, perché siamo ormai dipendenti dalla molteplicità dei bisogni individuali che la stessa rete può soddisfare. La comodità che internet ha fornito e per molti aspetti il suo sano utilizzo, come ad esempio la libertà di informazione, scevra da qualsiasi tipo di controllo mediatico, dato che tutti hanno diritto di parola, nasconde il suo “lato oscuro”, l’altra faccia della medaglia di questo strumento.

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Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata
Abbuffate di Emotività

In questa sede abbiamo più volte affrontato il tema della nutrizione e delle implicazioni personali e sociali associate a tale pratica vitale. Il cibo è banalmente ciò che ci mantiene in vita, ma al contempo rappresenta significati che sono strettamente legati, in maniera differente per ognuno di noi, ad un insieme di emozioni precise e ambivalenti (per un approfondimento si rimanda all’articolo Dipendenza da cibo – Il legame tra nutrimento ed emozione  della rivista del mese di Febbraio 2015). Può essere una gratificazione o una punizione, una scusa per interagire, una scelta attraverso cui esprimere il proprio modo di essere, una difficile dipendenza da cui uscire, un piacevole conforto, un nemico da combattere..

l cibo rappresenta il pensiero ossessivo di chi mette in atto comportamenti disfunzionali nel tentativo di distruggerequell’idea di “nemico/amico”, rischiando invece solo di annientare se stesso.  È il caso dei disturbi del comportamento alimentare.

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La dipendenza
Vuoti di vita da colmare

Quando parliamo o sentiamo parlare di dipendenze facciamo spesso i conti con sentimenti di preoccupazione, paura, rabbia… Ci spaventa e ci fa arrabbiare l’idea di perdere il controllo su noi stessi, cadere e superare una fantomatica linea di confine fra il nostro  volere e il subire. A volte ci preoccupa anche solo sapere di non essere indipendenti e dipendere da cose, eventi o persone esterne al nostro mondo interiore.

Guardiamo alle grandi e invalidanti dipendenze (da sostanze, ad esempio) con paura anche quando sono lontane da noi poiché ne conosciamo i meccanismi che quotidianamente sperimentiamo: ogni giorno viviamo piccole forme di dipendenza, comuni e pressoché salutari. Ancor prima della nostra nascita e per molti anni di vita, infatti, sperimentiamo la dipendenza dalle cure e dalle attenzioni di nostra madre. Arriva un giorno in cui crediamo di aver ottenuto un buon grado di indipendenza da lei, molto spesso nella fase di ribellione e separazione adolescenziale, quando impariamo a gestire nel bene e nel male i nostri piccoli impegni e doveri. 

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Dipendenza da cibo. Il legame tra nutrimento ed emozione

Pierre-Auguste Renoir, Le déjeuner des canotiers (Il pranzo dei canottieri)(1880-82), Phillips Collection, Washington

Sei al ristorante con gli amici. Arriva il cameriere che comincia ad elencare i primi piatti e lo fa con tale maestria e minuziosità che cala il silenzio, in un tavolo in cui qualche secondo prima era impossibile comunicare persino con chi ti era seduto vicino. Anche al tavolo accanto le persone che sono arrivate dopo e non hanno ancora ordinato, smettono di parlare e origliano attirate da un particolare cibo che li ha ipnotizzati. Quando il cameriere finisce di elencare il menù sei indeciso tra 4/5 pietanze, tanto che o gli chiedi di ritornare più tardi perché hai bisogno di una pausa di riflessione, oppure parte la consultazione tra amici: “Tu che cosa prendi?”.

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