Autore: Giulia Ingrosso

L’intelligenza artificiale

Lo spazio delle menti possibili

 ‹‹Il progresso appare sempre più grande di quanto realmente sia››

Johann Nepomuk Nestroy

“I.A.” Da tempo ormai ci confrontiamo con questa abbreviazione e, anche attraverso la cinematografia, abbiamo imparato a capirne il significato. Intelligenza Artificiale. Ma di cosa si tratta? Il “pensiero” – non a caso l’uso di questo termine come vedremo tra poco – corre immediatamente alle macchine, ai computer, ai telefoni cellulari, alle “APP” e a quant’altro collegato con la tecnologia. Ma non è così. L’intelligenza artificiale suscita un grande interesse poiché tenta di fornire una critica riguardo alcuni concetti dell’essere umano. Gran parte di studi filosofici ci hanno tramandato che l’unica mente interessante era quella dell’uomo ma, oggi, lo studio ad esempio delle menti animali l’enorme ricerca sugli studi post-umani¸ le scienze cognitive animali, ci dicono che non è così. Allora la domanda è: la mente umana è l’unica esistente?  Oppure: le menti umane e animali, sono le uniche esistenti o esistite? A quanto pare no. Pensiamo a menti che potrebbero essersi formate in angoli lontani della biologia terrestre. Lo spazio delle possibilità includerebbe anche tutte quelle forme di vita terrestri che sarebbero potute esistere e che non sono esistite. In particolare, include le menti di quegli esseri sintetici, il cui cervello è a base di silicio: le intelligenze artificiali appunto.  

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Conoscersi ma non toccarsi. L’amore platonico

“L’altro che io amo e che mi affascina è atopos. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l’Unico, l’immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità del mio desiderio”.

Roland Barthes

Osservandolo sul suo nascere l’amore è provocato dalla meraviglia dell’incontro, questo si sa! È qualcosa di non previsto, non programmato che sospende lo scorrere naturale e ordinario del tempo. L’incontro, in questo senso, è un avvenire, è ciò che non è stato ancora, è nuovo e porta con sé la promessa di una nuova vita. L’incontro d’amore somiglia sempre ad un miracolo perché trasforma il prevedibile nell’imprevedibile, il possibile nell’impossibile, il tempo in una rivelazione.

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La perdita dell’incontro. Affrontare la separazione e il possibile lutto

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“Pensa che triste se il mondo finisse e non fossi al mio fianco. Non tanto perché mi ferisce, mi infastidisce pensare che vengo dal mare e ritornerò fango senza vedere le rughe avanzare sul tuo viso stanco”

da “Libellule”, Nitro

A volte pensiamo che non siamo sulla stessa barca e che certe cose non riguardano tutti, fino a quando non capita un evento che sconvolge tutto e siamo costretti a farcene una ragione. Così, ad esempio, un sentimento privato come la separazione da una persona amata diventa improvvisamente quello di un’intera popolazione e, insieme con la paura, il principale motivo di sofferenza di quel lungo periodo di esilio. Una delle conseguenze più vistose è proprio l’improvvisa separazione in cui si sono ritrovate madri, figli, coniugi, amanti che all’inizio avevano creduto di dover affrontare una separazione temporanea, sicuri di rivedersi dopo poco. Cullati dall’assurda fiducia umana, si vedono tutto d’un tratto inesorabilmente lontani, obbligati ad agire come se non avessero sentimenti individuali. Persone legate dall’intelligenza, dal cuore e dalla carne si riducono così a scambiarsi frasi stereotipate e virtuali del tipo “tutto bene. Ti penso.” o magari a guardarsi attraverso i freddi schermi di strumenti che sono diventati quasi un’elegia. Con la separazione capiamo che il sentimento principale della nostra vita che credevamo di conoscere bene, assume un volto nuovo. La separazione brutale, senza un avvenire prevedibile, ci rende incapaci di reagire di fronte al ricordo della presenza ancora così vicina e già così lontana che ora occupa le nostre giornate.

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Scienza e sovrannaturale. Dalla psicologia alla religione

Una professione di curatori laici di anima i quali non hanno bisogno di essere medici e non dovrebbero essere sacerdoti” 

Sigmund Freud

Il primo passo è quello di chiedersi: Cosa è la psicologia della religione? Essa è una disciplina che si radica nell’osservazione e nell’interpretazione scientificamente psicologica della religione delle persone: l’insieme delle idee, delle credenze e dei comportamenti di coloro che aderiscono ad una religione o che la rifiutano.

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