Giorno: 14 Ottobre 2019

(An)Alice. La storia di una ragazza e la presentazione di un disturbo

Imagen de Emily_WillsPhotography en Pixabay 

In un pomeriggio come tanti, di un giorno pari del mese in cui è “dolce dormire”, accendo il computer, apro banalmente un documento Word e comincio a scrivere, a riversare su questa pagina bianca i contenuti della mia scatola cranica, come se questo schermo fosse un caro confidente, un diario segreto tempestato di glitter rosa nelle mani di una ragazzina, ma sempre con il lucchetto a fianco. Ebbene, ho avuto modo in questa fase della mia vita, del mio percorso formativo, di accostarmi in modo, tanto fortuito quanto intenso, alla Psicologia. Tale accostamento mi ha consentito di interpretare in un’ottica del tutto nuova, diversa ed originale, aspetti ordinari spesso dati per scontati, ma in particolare di venire a conoscenza tramite approfondimenti, del mondo della Psicoanalisi. È bastato un clic del mouse a consentirmi l’accesso a questo mondo, tramite un collegamento Youtube, l’indice del cursore preme la “stringa” ed ecco che in una manciata di secondi, il magico rettangolo del sito di condivisione mi carica un video e in questo video vi è un uomo.

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Pollicino: un percorso di crescita.

Avere fiducia di potercela fare anche nelle situazioni più complesse

 

  “Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza”.

                                                                                                                                                                                                     J. Wolfgang von Goethe

Le fiabe sono una traccia educativa che aiutano i bambini ad avviarsi sulla strada della vita, insegnando loro le grandi trame dell’esistenza, sulle quali comincia a disegnarsi l’anima. Pongono questioni semplici ma fondanti, che lavorano sull’inconscio di ognuno, creando identità morali e modelli di comportamento. Le fiabe sono importanti perché offrono una risposta non esplicita ma simbolica al senso della vita, e questo linguaggio mediato è proprio ciò che permette il collegamento tra l’aspetto emozionale e razionalità: attraverso le fiabe i bambini hanno una prima consapevolezza del loro mondo emotivo, perché essere personificano e danno voce a sentimenti e conflitti interiori non facilmente esprimibili. Secondo Jung le fiabe sono “l’espressione più pura dei processi psichici dell’inconscio collettivo e rappresentano gli archetipi in forma semplice e concisa” (Per un maggiore approfondimento si rimanda all’articolo La funzione psicologica della fiaba – Il regno del proprio inconscio). 

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Il grande equivoco della bruttezza. La lezione di Frankestein

Come posso spiegare le mie sensazioni di fronte a questa catastrofe […] Le membra erano proporzionate e avevo scelto i lineamenti più belli . Belli ! Buon Dio ! […] la bellezza del sogno era svanita, e un orrore e un disgusto soffocanti mi opprimevano il cuore.

                                                                                                                                                  (Shelley, 1818, pp. 69-70)

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Il rifiuto come trauma. La trasmissione intergenerazionale del trauma

Spesso accade che i genitori che vivono una sofferenza profonda, come ad esempio un forte trauma, un lutto, possono riuscire ad elaborare una serie di strategie e a mettere in atto delle difese psichiche facendo in modo di coprirla, mascherarla e allontanarla affinché possano continuare la loro vita, agevolando allo stesso tempo quella dei propri figli. Un gesto d’amore, questo, che tutela i figli e li tiene lontani dalla sofferenza. Tuttavia il dolore, il trauma, permane nella persona che lo ha subito e se non viene considerato, vissuto ed elaborato, esso rimane come incapsulato e può essere passato, come fosse parte del corredo genetico, alla seconda generazione che avverte e percepisce la sofferenza a livelli profondi, inconsci. Le difficoltà delle nuove generazioni derivano dalle generazioni passate, come un’eredità che viene lasciata a livello inconscio.

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